Musica italiana

CCCP Fedeli alla linea, una provocazione d’altri tempi

Etica, estetica e (s)correttezza politica dalla lontana Emilia anni ‘80

  • 12.10.2023, 08:12
  • 12.10.2023, 08:38
CCCP-Fedeli alla Linea
  • ©Eredi Luigi Ghirri
Di: Stefano Roncoroni 

Sono passati quarant’anni dagli esordi dei CCCP Fedeli alla linea. Sembra ieri? No, sembrano lontani anni luce! Sono cambiati la musica, i suoi supporti, i canali di distribuzione.

Ma non solo, ad essere radicalmente mutati sono il mondo, gli immaginari, gli schieramenti, la capacità di digerire le provocazioni. Il punk filosovietico, oggi, viene venerato, omaggiato con mostre, nuove raccolte discografiche, dossier sui giornali. Ma nell’attuale epoca del politicamente corretto a tutti i costi, difficilmente avrebbe vita facile.

La provocazione era semplice: se tutti guardano all’America, ci si gira e si butta lo sguardo dall’altra parte, ad est.

“Un’opinione pubblica un poco meno stupida
Delle sale da ballo un po’ più che di merda
Voglio rifugiarmi sotto il Patto di Varsavia
Voglio un piano quinquennale e la stabilita’
Live in Mosca, live in Budapest, live in Varsavia
Live in Sofia, live in Praga, live in Pankow
Ost Berlin, West Berlin”

“Live in Pankow”, 1983

E ovviamente non fu un caso che tutto nacque a Berlino.

16:10

RSI-Rete Tre Baobab 3 luglio 2017 - Speciale Massimo Zamboni

RSI Cultura 29.09.2023, 15:09

  • RSI

Quello che partorirono le menti di Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti è qualcosa di nuovo e, cosa rarissima in Italia, senza riferimenti anglo-americani. Anzi!

Ai tanti che hanno scoperto l’America con cinquecento anni di ritardo, le nostre felicitazioni. Ognuno ha l’immaginario che si merita.
CCCP - Musei Civici Reggio Emilia

Immagine esposta alla mostra “FELICITAZIONI! CCCP-FEDELI ALLA LINEA 1984–2024”

  • Musei Civici Reggio Emilia

Il rock, il rap, Hollywood, erano immaginari a cui ribellarsi: molto meglio urlare a squarciagola uno pseudo-inno dedicato all’abbattimento di un aereo della Korean Air Lines sconfinato nello spazio aereo russo (“Spara Jurij”,1984); o molto meglio mettere su disco semplice musica da ballo emiliana (“Oh! Battagliero”, 1987). E tutto questo non era una scelta politica, di sinistra, era una scelta etica ed estetica in primis.

Non ne possiamo più della disco, del funky, del rap, delle luci colorate, dei fumi, dei lustrini, delle paillettes, degli specchi per le allodole, sempre un po’ nuovi e sempre uguali.

Solo un gioco, un esercizio di stile? Certo, sul palco c’era una gran messa in scena visiva, molto est-europea, quasi un teatrino sado-maso a volte: non a caso nei CCCP erano importantissimi i due performer, Annarella, la “Benemerita subrette” e Danilo Fatur, il “Ballerino del popolo”.

Ma dietro lo show, volutamente Kitsch, c’era una provocazione pesantissima, estrema. Un esempio? Da un’intervista che trovate anche in “Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta” di Pier Vittorio Tondelli:

Non ne possiamo più del jazz, del reggae, del blues, perché non abbiamo nessuna negritudine da rivalutare, nessuna nuova Sion da edificare, siamo bianchi, europei, colti. 

Parole così, oggi, sarebbero considerate inammissibili da molti, farebbero scattare subito qualche algoritmo-censore, sarebbero bannate in automatico.

“Allah è grande e Gheddafi è il suo profeta!
Punk in Beirut
Punk in Smirne
Punk in Ankara”

“Punk Islam”, 1982

I CCCP davano comunque molto fastidio: a tanti provocava il voltastomaco sentir inneggiare al mondo arabo (“Punk islam”, 1984), per una parte del mondo punk anarchico italiano era inammissibile firmare un contratto con la Virgin (“Fedele alla lira?”, 1989), certa sinistra digeriva male una canzone dedicata esplicitamente alla Madonna (“Madre”, 1989).

Quindi, solo una provocazione d’altri tempi? No, intanto i CCCP hanno descritto un certo vuoto degli anni ’80 con una lucidità tragica che in pochi hanno avuto:

“Io sto bene, io sto male, io non so cosa fare
Non studio, non lavoro, non guardo la TV
Non vado al cinema, non faccio sport”

“Io sto bene”, 1985

E poi, tanti concetti sono sempre attuali, un ritornello di culto come “Produci, consuma, crepa!” ha ancora pienamente senso: non a caso, è uno slogan che si vede ancora spessissimo sui muri.

Produci, consuma, crepa

L’idea di una controcultura musicale, che schifasse fieramente il mainstream ma potesse comunque vendere molto, l’hanno inventata i CCCP: non bisogna dimenticarsi che la reincarnazione anni ’90 del gruppo, i C.S.I, (Consorzio Suonatori Indipendenti) è stata anche prima in classifica con l’album, tutt’altro che commerciale, “Tabula Rasa Elettrificata” (1997).

E perfino un certo spirito “neo-melodico” dei CCCP è ancora in voga: “Amandoti”, uno dei pochi pezzi d’amore (o quasi) del gruppo, è diventato famoso con le cover di Gianna Nannini o dei Måneskin (eseguito anche a Sanremo). Anche se, la versione originale, con la voce cavernosa di Giovanni Lindo Ferretti, ha tutto un altro sapore: “Amandoti”, cantata da lui, sembra una canzone popolare di altri tempi, stupendamente lontanissimi, che non vorrebbero morire mai.

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