Anniversari

Così Astor Piazzolla modificò per sempre il destino del tango

Nel maggio del 1974 registrò a Milano “Libertango”, un inno, un omaggio alla libertà in ogni sua forma ed espressione, quella artistica in primis

  • Oggi, 08:00
Astor Piazzolla

Astor Piazzolla

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Di: Gianluca Verga

Un tempo si credeva che in Argentina potesse cambiare tutto tranne il tango. Una verità che si frantumò nei respiri struggenti del bandoneon di un uomo nato a Mar del Plata, di origini italiane, che 50 anni fa completò una rivoluzione artistica, sociale e culturale modificando per sempre il destino del tango. Una rivoluzione che aveva robuste radici in quell’intima esigenza di scrivere una musica che potesse interpretare la modernità di Buenos Aires e il suo spirito contemporaneo. Perché la megalopoli era cresciuta accogliendo gente da ogni dove. Un crocevia straordinario di uomini, culture e tradizioni, e la musica era territorio privilegiato sul quale annusarsi, conoscersi, dialogare. Gente che proveniva dalle infinite campagne argentine e dall’Europa. Uomini, donne, famiglie con sogni da cavalcare, speranze e inquietudini. Il tango era sempre più materia ibrida di gente eterogena. Già la maggior parte degli autori della “vecchia guardia” erano di origine italiani: da Osvaldo Pugliese a Carlos di Sarli. E quella di Astor Piazzolla fu una rivoluzione che partì da lontano, che metteva a punto grazie alla pervicacia con cui studiava, si applicava, ascoltava compositori soprattutto classici e alle frequentazioni tutt’altro che ortodosse del giovane Astor, l’uomo alla svolta dei tempi. Colui che per i “puristi” era e sarà sempre “El asesino del tango”!

Prima di quel maggio del 1974, anno della registrazione di “Libertango”, Astor da bambino aveva già vissuto a New York con la famiglia. E lì si innamorò della musica di Gershwin. A 14 anni fu chiamato a bottega dalla divinità del tango del primo ‘900, quel Carlos Gardel ancora oggi icona assoluta e la cui tomba, nello splendido cimitero monumentale della Chacarita a Buenos Aires, è meta di pellegrinaggi. Astor cresce e studia, è curioso e apprende. Ama Stravinsky, che conobbe tempo dopo a New York, e Bartók. Scrive musica sinfonica e colonne sonore. Si nutre delle avanguardie del ‘900 e anche di jazz - celebre il sodalizio con Gerry Mulligan e Gary Burton. Studia febbrilmente, suona, macina concerti, scrive e tanto. È convinto che il tango sia una musica da ascoltare più che ballare, da eseguire nella sale da concerto, nei teatri. E anche gli strumenti tradizionali del tango non erano più sufficienti a sostenere il suo credo estetico e artistico. È un processo inarrestabile e fisiologico quello che lo conduce a concepire il “Tango nuevo”, a cui inizia a dar forma già negli anni ’50 grazie all’“Octeto Buenos Aires” scrivendo capolavori assoluti come ad esempio quella “Adios Nonino” dedicata alla morte del padre avvenuta nel ’59. 

È una vita da globetrotter quella di Piazzolla tra Americhe ed Europa. Generosa di incontri, concerti, collaborazioni e studi. Perché il compositore di Mar del Plata non smise mai di studiare. Me lo confermò durante un’intervista che gli feci a Chiasso alla fine degli anni ‘80. E fondamentali furono gli insegnamenti di Nadia Boulanger a Parigi. Ma come sappiamo nell’Argentina della fine anni ’60 sale al potere il regime nazionalista del Generale Onganía che attraverso la repressione vietò ogni forma di dissidenza negli ambiti culturali, sindacali e universitari. Ponendo altresì le basi per la futura dittatura di Videla. E in quei giorni l’eresia di Piazzola divenne sinonimo di novità e rottura, e qualche “grattacapo” lo ebbe tanto col potere quanto coi cultori della tradizione. 

Nel ‘73 si reca in Europa, a Roma. Il motivo ufficiale riprendersi da un infarto, la verità che l’aria che si respira in patria è tossica. Si calcola che Piazzolla abbia scritto ca. 3000 brani, incidendone 500; ma uno in particolare gli ha conferito fama imperitura, l’immortalità: Libertango! Lo scrive a Roma, nella sua casa in Via de Coronari, a pochi passi da Piazza Navona, incidendolo poco dopo a Milano È il tango che lo consacra a livello planetario quale eretico per come si distacca definitivamente dalla tradizione e per l’utilizzo di una strumentazione anche elettrica, il celebre “Conjunto Electronico”. Come detto “Libertango” fu inciso a Milano nel maggio 1974 allo studio “Mondial Sound”; tra i numerosi musicisti, soprattutto italiani, anche Pino Presti e Tullio de Piscopo convocati dal produttore Aldo Pagani per realizzare l’intero omonimo album. 

È un inno, un omaggio alla libertà in ogni sua forma ed espressione, quella artistica in primis, che lui, curioso e febbrilmente mosso da un preciso disegno poetico inseguiva da sempre. Quella libertà artistica alla quale consacrò l’intera vita. Quella libertà a cui anelavano gli immigrati sbarcati a Buenos Aires per sognare un roseo futuro. «Il mio non è tango, è la musica contemporanea di Buenos Aires” rispondeva “El gato Astor” ai detrattori che consideravano tediose e complesse le sue partiture; inutilizzabili sulle piste da ballo. Ma al “Nemico dei piedi”, pure oggetto del sarcasmo di Borges, ciò non interessava affatto. La rivoluzione era inarrestabile, l’eternità premeva. Piazzolla aveva traghettato il tango nel tempo presente consegnandolo al futuro. E soprattutto diede respiro musicale al “genius loci” dell’amata Buenos Aires. Ed il titolo e composto da due parole inequivocabili: Libertad e Tango!  La rivoluzione era compiuta. Ricordo ancora nell’intervista raccolta a Chiasso e con malcelato orgoglio mi disse che era stato lui a portare il tango dai postriboli della città ai più importanti teatri del mondo!

Piazzolla compose Libertango come brano strumentale; negli anni successivi il poeta drammaturgo uruguayano, naturalizzato argentino Horacio Ferrer, bisnipote di Stefano Franscini (!), amico e collaboratore di fiducia del musicista compose il testo:

Mi libertad me ama y todo el ser le entrego.
La mia libertà mi ama e le do tutto il mio essere
Mi libertad destranca la cárcel de mis huesos.
La mia libertà squarcia la prigione delle mie ‎ossa
Mi libertad se ofende si soy feliz con miedo.
La mia libertà si offende se ho paura di essere ‎felice
Mi libertad desnuda me hace el amor perfecto.
La mia libertà nuda fa l’amore perfetto.‎


Mi libertad me insiste con lo que no me atrevo.
La mia libertà mi spinge verso ciò che non oso
Mi libertad me quiere con lo que llevo puesto.
La mia libertà mi ama così come sono
Mi libertad me absuelve si alguna vez la pierdo
La mia libertà mi perdona se qualche volta ‎la perdo
por cosas de la vida que a comprender no acierto.
per cose della vita che non arrivo a capire. ‎

Mi libertad no cuenta los años que yo tengo,
La mia libertà non tiene conto degli anni che ho,
pastora inclaudicable de mis eternos sueños.
pascola infaticabile i miei eterni sogni.

Mi libertad me deja y soy un pobre espectro,
La mia libertà mi abbandona e non sono che un ‎povero fantasma,
mi libertad me llama y en trajes de alas vuelvo.
mi chiama e in un batter d’ali torno ad esistere.‎


Mi libertad comprende que yo me sienta preso
La mia libertà comprende come io mi senta ‎prigioniero
de los errores míos sin arrepentimiento.
dei miei errori senza pentirmene.

Mi libertad quisieran el astro sin asueto
La mia libertà la vorrebbero la stella costretta a ‎brillare
y el átomo cautivo, ser libre ¡qué misterio!
e l’atomo prigioniero. Essere libero! Che ‎mistero!‎


Ser libre. Ya en su vientre mi madre me decía
Essere libero. Quand’ero ancora nella sua ‎pancia mia madre mi diceva:
‎“ser libre no se compra ni es dádiva o favor”.
“Essere liberi non si compra, non è un dono nè ‎un favore”

Yo vivo del hermoso secreto de esta orgía:
Io vivo del bel segreto di questa sfrenatezza.
si polvo fui y al polvo iré, soy polvo de alegría
Se polvere ero e polvere sarò, sono polvere di ‎allegria,
y en leche de alma preño mi libertad en flor.
e in latte di anima fecondo la mia libertà in ‎fiore.

De niño la adoré, deseándola crecí,
Da bambino la adorai, crebbi desiderandola
mi libertad, mujer de tiempo y luz,
la mia libertà, donna di tempo e luce
la quiero hasta el dolor y hasta la soledad.
l’amo fino al dolore e alla solitudine.‎

Mi libertad me sueña con mis amados muertos,
La mia libertà mi fa sognare i miei amati ormai ‎morti
mi libertad adora a los que en vida quiero.
La mia libertà adora i vivi che io amo
Mi libertad me dice, de cuando en vez, por dentro,
La mia libertà mi dice, di tanto in tanto, ‎da dentro
que somos tan felices como deseamos serlo.
che siamo tanto felici quanto desideriamo ‎esserlo.‎


Mi libertad conoce al que mató y al cuervo
La mia libertà conosce colui che uccise ed il ‎corvo
que ahoga y atormenta la libertad del bueno.
che soffoca e tortura la libertà del giusto.
Mi libertad se infarta de hipócritas y necios,
La mia libertà se ne sbatte di ipocriti e ignoranti
mi libertad trasnocha con santos y bohemios.
La mia libertà sta in piedi fino a tardi con santi ‎e gaudenti

Mi libertad es tango de par en par abierto
La mia libertà è tango sfrenato
y es blues y es cueca y choro, danzón y romancero.
ed è blues ed è cueca, e choro, danzón ‎e romancero
Mi libertad es tango, juglar de pueblo en pueblo,
La mia libertà è tango, trovatore di villaggio ‎in villaggio
y es murga y sinfonía y es coro en blanco y negro
ed è banda di strada e sinfonia ed è coro in abito ‎da cerimonia.

Mi libertad es tango que baila en diez mil puertos
La mia libertà è tango che balla in diecimila ‎porti
y es rock, malambo y salmo y es ópera y flamenco.
ed è rock, malambo e salmo ed è opera e ‎flamenco
Mi libertango es libre, poeta y callejero,
Il mio libertango è libero, poeta e randagio
tan viejo como el mundo, tan simple como un credo.
vecchio come il mondo , semplice come un credo .

De niño la adoré, deseándola crecí,
Da bambino la adorai, crebbi desiderandola
mi libertad, mujer de tiempo y luz
la mia libertà, donna di tempo e luce
la quiero hasta el dolor y hasta la soledad.
l’amo fino al dolore e alla solitudine‎

“Libertangoè una pagina immortale, suonata e interpretata da artisti provenienti dagli ambiti musicali più eterogenei. È un brano “cannibalizzato” dalla pubblicità, dalla televisione e dal cinema. Celebre la travolgente scena finale dello splendido film in bianco nero di Sally Potter “Lezione di Tango” del 1997; altrettanto osannato il tributo di Yo-Yo Ma al genio argentino, così come lo abbiamo ballato in discoteca con Grace Jones.

Astor Piazzolla - Libertango 1974

RSI Cultura 24.02.2021, 00:13

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