Emma Nolde è una su cui scommettere. Lo dicono i mitologici addetti ai lavori, ne è convinta Spotify, piattaforma di streaming musicale che della cantautrice toscana ha fatto il volto del suo programma internazionale Glow, dedicato agli artisti LGBTQIA+. Perché l’immagine ha la sua bella importanza, specie al giorno d’oggi, anche se parliamo di un’artista che prima di tutto bada alla sostanza.
Le prime canzoni in inglese, poi il talento l’ha fatta presto virare verso la scrittura in italiano. Nata nel 2000, a diciannove anni ha vinto il premio De Pascale (dedicato agli artisti emergenti) per il brano Nero ardesia, mentre con il suo primo disco, Toccaterra, è arrivata in finale al Premio Tenco, sezione Opera Prima. Avanti veloce ai giorni nostri, che raccontano di un terzo album uscito da poco, Nuovospaziotempo, arricchito di una collaborazione con Niccolò Fabi. Una carriera che le sta riservando tante soddisfazioni ma porta anche il suo bel carico di aspettative, risvolto vissuto con una certa serenità: «Ogni aspettativa si porta dietro un po’ di responsabilità. Quindi, in questo momento, ne sono anche felice» ha esordito a Tra le righe, ospite di Natascia Bandecchi, «La responsabilità data dal fatto che ci sono delle persone che credono in quello che faccio, e che stanno lavorando insieme a me perché quello che faccio possa arrivare il più possibile. È il modo in cui piace fare le cose a me: cercare ogni giorno di suonare, imparare cose nuove, migliorare a suonare, a scrivere». Un senso di responsabilità, insomma, che non diventi motivo di ansia ma solo slancio per crescere.
Emma Nolde mostra di avere le idee chiare, le stesse che l’hanno condotta su un sentiero artisticamente meno in discesa ma anche meno affollato, e per questo più tranquillo. Niente facili tormentoni, niente collaborazioni (i talvolta famigerati featuring che spopolano di questi tempi) con questo o quell’artista di grido, niente autori blasonati. Tutte scelte che la fanno sembrare più grande della sua età. «A volte mi capita di sentirmi più a mio agio con le persone grandi che con le persone della mia età. Quando siamo in tanti, per esempio in un gruppo di persone della mia età, è il momento dove mi sembra di essere più timida, mentre quando sono in mezzo a persone più grandi di me forse, ecco, mi sento più tranquilla». Il suo percorso autorale vuole svilupparlo da sola, in camera sua, o al massimo affiancata dalle persone giuste. Non è un atteggiamento di critica verso l’ambiente discografico, anzi. Per lei la varietà di modi per arrivare a una canzone è un aspetto positivo: «Mi piace offrire qualcosa di diverso nel modo in cui lo faccio. Però è bello che ci siano tanti modi diversi di fare musica». Distinguere la proposta per differenziarsi come artista «ed è bello non solo a volte pensare di scrivere o di fare un genere diverso, ma proprio partire dal modo in cui lo fai. Probabilmente già quello ti fa fare qualcosa di nuovo».