Musica italiana

Franco Battiato, nomade nell’anima

L’autore di successi come “La cura” e “Centro di gravità permanente” avrebbe compiuto 80 anni oggi

  • 23 marzo, 09:00
  • 23 marzo, 13:24
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  • Imago/Zuma Press
Di: Gian Luca Verga 

Franco era uomo curioso, onnivoro e mosso da quell’intima esigenza di non lasciarsi inscatolare. Un viaggiatore, un nomade anche dell’anima. Si è dedicato alla musica sperimentale, alle progressive, all’elettronica, alla canzone, all’opera, al cinema, alla pittura, alla produzione licenziando opere davvero significative. Che abbracciano nei temi lo scibile umano. E le sue canzoni, quelle che lo hanno reso amato dal grande pubblico, grondano di metafore, allegorie, immagini e citazioni anche colte, che attingeva dalla sua immensa cultura. Molte delle quali intrise di quella spiritualità abbacinante, ma anche a sfondo civile e morale. Basterebbe ricordare Povera patria. Che possa piacere o meno non è stato un artista banale. Ma complesso, fuori da ogni schema che dal profilo umano era convinto che il nostro passaggio sulla Terra fosse destinato a completare la nostra evoluzione per abbracciare l’assoluto. Una ricerca spirituale la sua volta a favorire la trascendenza. Si avvicinò a Gurdjieff, ai mistici dell’Islam, al sufismo e ai mistici cristiani. Senza dogmi, per dedicarsi alla cura dell’anima e con ferrea disciplina, giorno dopo giorno. Dal profilo artistico invece il bardo catanese è stato fedele alla sua indole: rifuggendo l’omologazione ha seguito il suo istinto e il suo bisogno di sperimentare nei vari ambiti che le 7 note gli suggerivano. Incurante del facile consenso coinvolgeva anche giovani artisti e musicisti per condividere con generosità il proprio lavoro: Alice, Giuni Russo, Sibilla, i Denovo, Juri Camisasca, Giovanni Caccamo solo per citarne alcuni.

Ma cosa dire, cosa raccontare di Battiato che già non sia stato scritto, discusso, sviscerato? E che comunque rimane a tratti sfuggevole, imprendibile? Di sicuro sappiamo che di Battiato non ce ne è uno soltanto; ne esistono un’infinità a fronte dei linguaggi musicali e artistici che ha frequentato. Precursore della musica elettronica in Italia, censore dei mali della nostra società, compositore colto. E poi Battiato il mistico, il poeta, il regista teatrale, l’autore di una canzone pop originale e sublime per certi versi; ma anche compositore di opere liriche e colonne sonore per il cinema, come autore di partiture per il teatro e i balletti. 

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  • Claudio Farinone e Giovanni Conti

Girava però voce che Franco fosse burbero, spigoloso, umorale. Voci che rimbalzando si alimentavano per raggiungere lo status di leggenda metropolitana. E giravano ammantate di gustosi aneddoti sin dal primo dei numerosi incontri, dunque dai primi anni ‘90. Certo lo status artistico e intellettuale dell’artista siciliano lo suggeriva. Ieratico, distaccato dalle “cose del mondo”, snob. E l’occuparsi della cura della propria anima anche attraverso una costante ricerca spirituale, stupidamente, ne falsava la percezione. Eppure, il primo incontro che avvenne al tavolo di un ristorante abbarbicato sulle alture di Sanremo, nel 1990 al termine di una delle serate conviviali organizzate dal Club Tenco, sciolse queste convinzioni indotte. A metà serata mi ritrovai a un tavolo con lui, Fiorella Mannoia, Francesco Guccini e altri commensali, giornalisti e addetti ai lavori. Conobbi un Franco Battiato solare, spiritoso, divertente. Un ottimo affabulatore che raccontava aneddoti gustosi e, udite udite, anche barzellette. Spruzzate dal suo aplomb britannico e condite da alcune gustose espressioni siciliane. Era uno spettacolo guardarlo e sentirlo ridere di gusto mentre poche ore prima, sul palco dell’Ariston, seduto a gambe incrociate su un tappeto persiano aveva sobillato i sensi del pubblico regalando gioia e commozione. Proponendo alcune perle tratte da Fisiognomica e soprattutto un’anteprima de L’ombra della luce. Lui seduto in mezzo al palco e Santino Famulari a tessere suoni con le tastiere. La vertigine dei sensi, la catarsi dell’anima. 

Il giorno dopo raccolsi la prima intervista. Franco era un interlocutore formidabile, acuto, spiritoso, che esprimeva concetti anche originali, che percorreva logiche di pensiero affascinanti, che aveva idee precise tanto sulla musica quanto “sulle cose del mondo”. E che amava la Svizzera. Intratteneva rapporti d’amicizia con la scrittrice Fleur Jaeggy e la famiglia Pollina (Pippo abita a Zurigo), acquistava tappeti da un artigiano che operava nella “Svizzera primitiva” e che li tesseva secondo tecniche particolari. Era affascinato dalla “nostra democrazia” e dal nostro quadrilinguismo, sedotto com’era dalla babele di lingue che intrecciava il pianeta. Al punto che confessò di quanto godeva e si beava fermarsi negli aeroporti per ascoltare quella babele di lingue che ne sono tratto distintivo.

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Franco Battiato (4./10)

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  • Claudio Farinone

Lo incontrai successivamente in un camerino a Campione col suo prezioso sodale: Manlio Sgalambro e, credetemi: come si divertivano prendendosi in giro e commentando “i fatti”, soprattutto dell’allora politica italiana, con una squisita ironia degna dei due vecchietti del Muppet Show! Glielo dissi pure. Lo accolsi anche a Comano, al Palacongressi di Lugano, a Bellinzona e a Locarno. Ogni volta confermava il piacere dell’incontro e del colloquio, anche con il pubblico.

La sua ammaliante simpatia, ironia e disponibilità la sperimentò anche il pubblico degli Showcase della RSI quando nel 2007, in occasione della pubblicazione del suo film Niente è come sembra, fu ospite dello Studio 2 per ben due ore al mattino a raccontarsi in modo divertito e colorito. E fu travolto dall’affetto del pubblico al punto che si fermò lungamente a firmare autografi e regalare sorrisi e parole a tutti. La sera stessa durante la proiezione del film al Lux di Massagno lo portai a cena. Scoprii tra le molte “cose” che grazie a un abbondante piatto di penne al sugo fosse una buona forchetta. Anche l’incontro post film col pubblico delle grandi occasioni fu uno spasso.

La lunga e intensa giornata che ci regalò confermò la ricchezza d’animo e la presenza di spirito del nostro, l’acume e la fervida intelligenza anche emotiva, la capacità di cambiare registro a fronte degli argomenti, delle persone e delle situazioni. Argomentava con naturalezza di ermetismo classico e dell’amato Gurdjeff quanto del festival di Sanremo, offrendoci sorrisi, freddure, battute e risate indimenticabili. Perché anche se lo si considerava “un maestro” (definizione che non gradiva), intellettuale austero, seduto sullo scranno a deliberare verità assolute era proprio il contrario. Che si parlasse di musica, di politica, dei fatti del mondo e della vita era persona affabile, rispettosa, attenta alle riflessioni altrui e pronta allo scambio.

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Omaggio a Franco Battiato

Altri Programmi 23.03.2025, 23:05

Franco Battiato amato e venerato dai più, giovani e meno giovani, fratello astrale di quel “giullare di Dio” che fu Lucio Dalla (che acquistò una tenuta sulle pendici dell’Etna, a Milo, proprio attigua alla sua), è stato artista unico, irripetibile. E da molti punti di vista, e non solo nell’ambito della canzone italiana. Credo non ci sia al mondo un artista con le sue peculiarità. Cultura, umanità, simpatia e ironia erano i tratti che sempre riscontravo colloquiando con lui, capace come pochi di modificare i registri della comunicazione in base agli argomenti e agli interlocutori. Lo ribadirono anche gli artisti invitati all’omaggio “Codici di geometria esistenziale” che produssi per la RSI a un anno dalla sua scomparsa. Sul palco dell’Auditorio si alternarono Fabio Cinti, Pippo Pollina, Ivan Segreto, Luca Madonia, Etta Scollo, Giovanni Caccamo e i Niton per raccontarcelo, per parlarci del “proprio” Franco Battiato. Perché ognuno ha il “proprio” Battiato e dunque ogni testimonianza aggiunge un tassello al mosaico umano e artistico di un uomo straordinario e soprattutto libero. Capace di mescolare le carte e spiazzarci; che anche giocando e provocando ha dispensato emozioni profonde, irrorando le nostre anime e il nostro intelletto di bellezza.

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Il centro di gravità di Franco Battiato

Musicalbox 21.03.2025, 15:00

  • Keystone
  • Claudio Farinone

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