«La musica è lo specchio dell’anima di intere generazioni. Traduce i sentimenti in note, trasforma le emozioni in storie che ciascuno può sentire proprie. Ogni generazione ha trovato brani in cui riconoscersi esprimendo desideri, sogni e aspirazioni. Anche questa generazione può farlo».
Sono le parole che Lisa Mastrangelo, pediatra italiana, accompagna ad un video postato su Instagram in Unapediatraperte.
È sua l’iniziativa, insieme ad un gruppo di pediatri di tutta Italia, di riflettere sui messaggi lanciati dalla musica e delle canzoni di ieri e di oggi.
È innegabile che molti testi odierni mostrino apertamente un linguaggio violento e aggressivo, messaggi maschilisti o aggressivi verso alcune categorie di persone.
Secondo i pediatri, dunque, questi brani possono impattare negativamente sullo sviluppo emotivo e sociale di bambini e adolescenti, normalizzando la percezione di alcuni messaggi che rischiano di diventare un modello da seguire.
Il video postato ha un approccio propositivo, offre modelli di canzoni “virtuose”, che propongano un contenuto di rispetto, di empatia e di gentilezza verso sé stessi e il mondo circostante.
Voi che sapete ha cercato di capire qual è stata e quale è la risposta di genitori, insegnanti e educatori rispetto a questa iniziativa e come è sentito, in Svizzera, questo tema di grande attualità.
Ospiti la promotrice dell’iniziativa, Lisa Mastrangelo, e Giacomo Simonetti, direttore medico e scientifico dell’Istituto Pediatrico della Svizzera Italiana, professore nella Facoltà di Biomedicina dell’Università della Svizzera Italiana nonché primario presso l’Ente Ospedaliero Cantonale.
Per inquadrare il suo punto di vista, Mastrangelo è partita dalla sua esperienza personale:
«Io e mio marito siamo insieme da una vita in casa. I miei figli vivono, respirano amore e rispetto. Questo non è bastato a far immaginare ai miei figli il primo amore in un’altra maniera. Loro non aspettano la fidanzatina con cui condividere le prime emozioni o quell’intimità, quei timori che tutti abbiamo sperimentato, ma mi hanno chiesto: “Mamma, ma a che età ci darai i soldi per andare con le bitch [cagne o sgualdrine in inglese, ndr]?” Anche perché la parola “fidanzata” non esiste più. Stiamo parlando del mio contesto familiare. Non oso immaginare in altre realtà. Purtroppo sappiamo quanto sia difficile la vita di tante famiglie. Un amichetto di mio figlio si è fidanzato, e io ho sentito una conversazione fra di loro: “Domani provo a darle uno schiaffo, vediamo se le piace”».
Simonetti, che condivide queste preoccupazioni, ha portato dei dati a sostegno:
«Sono state fatte delle statistiche su queste canzoni: sette canzoni su dieci parlano di rabbia, sei canzoni su dieci parlano di violenza, il 58% di droga, 55% di disparità di genere. Parlano di misoginia, di sessismo, di oggettivazione della donna, della cultura dello sballo e così via. Quindi capite che io, come i pediatri italiani, lo vedo come un problema serio per quei ragazzini che probabilmente fanno fatica a distinguere il giusto dallo sbagliato e si lasciano trascinare. C’è un’età in cui ci si lascia trascinare più facilmente dalle dinamiche di gruppo giovanili piuttosto che da altri valori, dalla scuola o così via».
Nell’indicare soluzioni, Mastrangelo ha preso di nuovo ad esempio il suo rapporto con i figli:
«Io preferisco ascoltare i testi con loro ogni volta che li canticchiano. Una volta ci scherzo, una volta inorridisco, sempre giocando, una volta ci fermiamo e leggiamo insieme i testi, perché devono capire quello che stanno dicendo».
Avrò cura di te!
Voi che sapete... 11.04.2025, 16:00
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