Musica dal vivo

La polemica sul LongLake riapre il tema dei compensi ai musicisti

La querelle, nata da un’imprecisione nel bando del festival luganese, attira l’attenzione sulle condizioni finanziarie degli artisti

  • 9 aprile, 11:04
  • 9 aprile, 11:42
Long Lake Festival
  • Ti-Press
Di: Martino Donth/Giovanni Conti/Red. 

Ha suscitato discordia la recente pubblicazione del bando per musicisti lanciato dal Longlake festival di Lugano. Il cachet di 400 franchi non specificava infatti se la ritrbuzione di questa somma era destinata ai gruppi o ai singoli musicisti dei gruppi. Questo – che stato definito un “fraintendimento” - ha suscitato reazioni forti a parte dei musicisti. Oltre all’incidente iniziale la critica è rivolta alla categorizzazione tra le retribuzioni di musicisti professionisti ed emergenti. Le professioni musicali non vengono prese sul serio secondo Zeno Gabaglio, musicista e presidente della sottocommissione cantonale Musica già intervistato a SEIDISERA sulla questione.

Claudio Chiapparino, direttore della Divisione Eventi e Congressi della Città di Lugano ha a sua volta risposto scusandosi per il fraintendimento. Zeno Gabaglio e Claudio Chiapparino, ospiti di Voi che sapete al microfono di Martino Donth e Giovanni Conti per un confronto educato sulla discussione emersa.

Riascolta l’intervista fatta a Zeno Gabaglio (minuto 18:04)

30:37

SEIDISERA

SEIDISERA 29.03.2025, 18:00

Chiarita la questione bando, l’attenzione si è spostata sui compensi ai musicisti. Gabaglio ricorda come il periodo della pandemia da Covid-19 abbia acceso un riflettore sulla loro situazione finanziaria e previdenziale:

«Con la pandemia ci si è accorti che c’era una situazione di tale disastro dal punto di vista retributivo, ma anche della consapevolezza di tutto quello che è il welfare, da parte dei musicisti o in genere di chi lavora nelle arti sceniche. Per cui, in primis, la Confederazione è corsa ai ripari attivando assieme alle società, alle associazioni di categoria per la musica e il teatro un programma di informazione, sensibilizzazione e di fissazione di contributi minimi per cercare di non ricadere in quel baratro in cui c’era gente che magari lavorava nel settore da trent’anni e non aveva accumulato praticamente nulla né nel primo né nel secondo pilastro: quindi esistenze estremamente precarie».

Un altro problema evidenziato riguarda la distinzione, in sede di compensi, fra artisti formati e artisti che non lo sono ancora. Secondo Gabaglio:

«A partire dal primo momento in cui uno si è formato, e in qualche modo si pone nella scena come professionista, a mio avviso andrebbe perlomeno riconosciuto il contributo sindacale minimo, a seconda della disciplina. Per esempio, capita di lavorare al LAC nell’ambito del teatro e si parla di circa 280-290 franchi al giorno. E io non sono un debuttante, perché sono già abbastanza avanzato negli anni. Un idraulico guadagna 640 franchi al giorno, 290 franchi al giorno lordi, detraendo tutto quello che va detratto, è un netto mensile in busta paga attorno ai 3’000, quindi siamo sulla soglia della povertà. Anche riconoscendo a un neo-diplomato quel tipo di compenso, non si fa ingiustizia a nessuno. Poi sul fatto che altri artisti si possono far pagare di più, quello, mi verrebbe da dire, è il libero mercato. Ma al di sotto di quelle che sono le cifre sindacali bisognerebbe cercare di non andare mai».

Chiapparino sottolinea come, da parte del suo dicastero, ci sia la volontà di collaborare con i musicisti e con le istanze che li rappresentano alla ricerca di soluzioni:

«A noi interessa tantissimo discutere con loro, ma non per chiarire - perché noi non è che abbiamo niente da chiarire - ma per vedere come noi possiamo proattivamente fare del bene, per far capire quanto vale questo lavoro, quanto vale questa professione e in tutte le occasioni che noi abbiamo, sia online che nella programmazione estiva e al Foce».

«È fondamentale riuscire a mettere insieme le diverse realtà - diverse istituzioni e diverse associazioni di categoria - per vedere cosa, insieme, possiamo fare per mettere sullo stesso livello il tipo di lavoro di qualità dei professionisti e allo stesso tempo dare occasioni a quelli che non sono professionisti ma che si affacciano a questo mestiere».

Per Chiapparino è importante che il settore pubblico dedichi attenzioni alla musica, in virtù della missione sociale che l’arte può assolvere in questa epoca, nello strappare le persone dagli schermi dei loro dispositivi:

«I privati fanno sempre di meno in questo senso, anche perché evidentemente è un tipo di investimento che costa. Non dico che bisogna creare sale pubbliche; l’ente pubblico deve però impegnarsi, con privati e indipendenti, a fare in modo che la scena possa avere più sbocchi. Non solo perché professionalmente [i musicisti] possono evidentemente avere quello sbocco per poter vivere e lavorare, ma proprio perché questo tipo di aggregazione diventa oggi, ancora più di una volta, fondamentale proprio per l’effetto di alienazione, di mancanza di interazione reale. Vediamo come tanti si parlano attraverso i social, attraverso WhatsApp, invece che parlarsi in faccia. E noi vediamo quanto è felice la gente quando si crea un contesto in cui tu puoi andare in uno spazio all’aperto o in un locale e vedere gente fisicamente».

29:24

Una faccenda delicata

Voi che sapete... 07.04.2025, 16:00

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