Musica d’avanguardia

Il silenzio non esiste

Grazie alle avanguardie culturali il Novecento ha dato la dignità di suono al rumore facendolo entrare a pieno diritto nella storia della musica

  • 9 dicembre, 16:13
John Cage
Di: Romano Giuffrida 

Il 29 agosto 1952, diciassette anni prima del famoso festival di «pace, amore e musica», a Woodstock, nella Maverick Concert Hall, venne eseguito un concerto che avrebbe influenzato la musica dei decenni successivi fino ai nostri giorni. Quando il pianista David Tudor (1926-1969ì), prese posto sul palco e pose lo spartito intitolato 4’33” sul leggio del pianoforte, il pubblico presente in sala, non sapeva di essere in procinto di ascoltare una composizione che sarebbe passata alla storia. Anzi, poco tempo dopo l’inizio dell’esecuzione, il sospetto dei più era quello di essere stati presi in giro e infatti molti, rumoreggiando, ben presto, abbandonarono indignati la sala. Difficile immaginare che tra il pubblico nessuno conoscesse il nome di John Cage (1912-1992), l’autore di 4’33”. Già da diversi anni il musicista  era infatti conosciuto per essere un compositore d’avanguardia tra i più provocatori della scena statunitense. Sino dagli anni Trenta del Novecento, infatti, il musicista, definito dal “padre” della dodecafonia Arnold Schöneberg (1874-1951) «inventore di genio», aveva stupito tutti inventando il “pianoforte preparato” e lo aveva fatto inserendo tra le corde dello strumento oggetti come viti, bulloni, guarnizioni di gomma e altro per ottenere sonorità inaudite sino ad allora.

Nessuno però si attendeva un concerto composto da tre movimenti (il primo di trenta secondi, il secondo di due minuti e ventitré secondi e il terzo di un minuto e quaranta secondi), durante il quale, come segnalato in partitura, l’esecutore si limitava a aprire e chiudere il coperchio della tastiera in concomitanza con i movimenti previsti dal brano (in altre esecuzioni, il musicista si limita a semplici movimento del braccio). Per quattro minuti e trentatré secondi ciò che quindi si ascoltò fu il silenzio o meglio i rumori che “affollavano” il silenzio. In quella prima esecuzione i rumori furono: il sibilare del vento, lo scrosciare della pioggia, l’agitarsi delle persone sedute e infine il borbottio indignato di chi abbandonava la sala. Era la conferma della tesi caegiana: il silenzio assoluto non esiste. La vita umana è circondata dal suono: quello del proprio corpo e quello dato dai rumori dell’ambiente circostante. E ogni suono è musica, anche il rumore, perché secondo Cage: «Dovunque ci troviamo, quello che sentiamo è sempre rumore. Quando lo vogliamo ignorare ci disturba, quando lo ascoltiamo ci rendiamo conto che ci affascina». Quello di 4’33” fu un gesto che rivoluzionò il concetto stesso di musica dimostrando che ogni suono, ossia tutto ciò che è udibile dall’orecchio umano e quindi anche ciò che chiamiamo rumore, può essere musica.

Da allora in avanti, la ricerca musicale sull’elaborazione del rumore in ambito musicale non si è mai interrotta e anzi è anche “uscita” dall’ambito dell’indagine “colta” o specialistica (Xenakis, Stockhausen, Varèse, ecc.) per approdare nei mondi del jazz d’avanguardia e della musica pop più sperimentale (musica industriale, noise rock, ecc.).

Da John Coltrane a Ornette Coleman, da Cecil Taylor a John Zorn, da La Monte Young ai Pink Floyd e a Lou Reed, da Jimi Hendrix (come dimenticare i “rumori di guerra” con cui la sua Fender Stratocaster espresse l’opposizione alla guerra nel Vietnam?) e dagli Einstürzende Neubauten agli Autrechre, a Masami Akita e a Yamazaki Maso’s Masonna (e questi solo per citare alcuni musicisti), la storia della musica è stata anche la storia di come il rumore abbia conquistato la dignità di suono. Una storia che l’elettronica e l’informatica hanno arricchito al massimo grado dando vita a quella che oggi viene chiamata Sound Art.

Tra i musicisti più significativi della Sound Art c’è l’artista multidisciplinare Yasunao Tone, classe 1935, protagonista insieme ai più importanti gruppi dell’avanguardia giapponese e statunitense della seconda metà del XX secolo. Tone è oggi riconosciuto come uno dei più importanti esponenti di quella che viene chiamata musica Glitch (un termine onomatopeico che indica le interferenze o i disturbi che deformano la forma d’onda di una trasmissione televisiva, di un audio radiofonico o di un software). A 89 anni Tone realizza e presenta in esecuzioni-concerto i suoi brani elaborando i rumori delle interferenze che provoca intervenendo sulle forme d’onda dei suoni da lui prodotti.

Dura invece un’ora e quaranta minuti Viral symphOny, la sinfonia di musica elettronica creata dall’artista e teorico digitale postconcettuale Joseph Nechvatal (1951). La sinfonia si basa su registrazioni in presa diretta delle manifestazioni sonore provocate dai virus informatici creati da lui e dai suoi assistenti.

Benché, come abbiamo scritto, John Cage sia il “capostipite” di questa generazione di musicisti che a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso si sono confrontati con il rumore, l’origine del pensiero e della pratica di quello che è stato chiamato rumorismo, risale addirittura al 1913, a quando cioè il compositore e pittore Luigi Russolo (1885-1947) redasse il manifesto L’arte dei rumori nel quale, in piena fascinazione futurista, teorizzò la necessità di eseguire musiche coerenti con la rivoluzione industriale e, conseguentemente, con le nuove sonorità della «vita meccanica urbana». Il suono puro e melodico, era la sua tesi, nulla aveva più a che fare con le nuove forma di vita quotidiana, la musica doveva quindi adeguarsi ai nuovi suoni che si ascoltavano nella realtà. Sulla base di queste riflessioni, Russolo inventò allora gli Intonarumori (dagli espliciti nomi: gorgogliatori, crepitatori, urlatori, scoppiatori, ronzatori, stropicciatori, sibillatori, scrosciatori), ossia scatole di legno che contenevano un complesso meccanismo di ingranaggi e corde metalliche sollecitabili da una manovella per produrre note di rumori-suoni modulabili diversamente con una leva. E’ da allora che la dimensione sonora del rumore in sé è stata assimilata al suono musicale, concetto questo che decenni dopo permise a Cage di affermare: « Ora non ho più bisogno di un pianoforte: ho la 6th Avenue con tutti i suoi suoni».

Gli Intonarumori andarono tutti distrutti nei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Stando alle cronache, i melomani dell’epoca però non si lamentarono…

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