In uno dei tanti complessi di case popolari che punteggiano il quartiere Lamaro, periferia sud di Roma, qualche tempo fa gli anziani inquilini hanno disegnato sul palazzo l’ascensore che permetterebbe loro di vivere una vita autonoma – se solo ci fosse. Non è una bella storia, e racconta che quello non è un bel quartiere, ancora oggi. Pare non lo fosse neanche quando Eros Ramazzotti ha iniziato a fare musica, nei primi anni Ottanta. L’ha detto lo stesso Eros tante volte, anche oggi che il quartiere gli ha dedicato un murale gigantesco in via Palmiro Togliatti, a pochi metri dalla sua vecchia casa.
Pensare che il Lamaro confina con Cinecittà, qualcuno dice che ne fa parte. Proprio la stessa Cinecittà che per lo spazio di vent’anni aveva portato la periferia romana al centro del mondo, con Sergio Leone, Fellini, Visconti. Ma quella era solo un’illusione creata dal cinema.
Infatti quando Eros Ramazzotti neanche diciottenne vede un’opportunità per scappare da quelle palazzine, la prende al volo: è il festival di Castrocaro 1981, al quale partecipa con il brano Rock 80, che cerca giustamente di fare un po’ il verso ai grandi del periodo, da Rino Gaetano a Edoardo Bennato (che l’anno prima aveva stabilito un record storico di spettatori grazie al suo tour negli stadi). Non vince, anche perché la concorrenza è agguerrita: a trionfare saranno Zucchero e Fiordaliso, a pari merito. Tuttavia Eros si fa notare, e suo padre si convince che non è ancora il caso di “rimandarlo a scuola”, come minacciava in questa intervista RAI d’annata.
Effettivamente, era solo il caso di pazientare un po’. Dopo qualche altro concorso canoro minore, arriva la grande occasione: Sanremo 1984, in gara tra quelle che all’epoca si chiamavano Nuove Proposte. Su quel palco porta Terra Promessa, scritta da Alberto Salerno (che detto per inciso, è l’autore di Io vagabondo dei Nomadi, oltre che il marito di Mara Maionchi). È la svolta: un successo enorme che conquista Svizzera, Austria e Germania, anche grazie a una seconda versione Discomix che faceva esplodere l’anima dance del pezzo. A vent’anni, Eros sale sul razzo che lo porterà verso le stelle. Non finirà mai le superiori, ma non importa.
L’anno successivo si presenta di nuovo a Sanremo, ovviamente tra i Big. Arriva solo sesto nella classifica aperta dai Ricchi e poveri, ma si lascia alle spalle entrambi i rivali che lo avevano battuto a Castrocaro: Fiordaliso arriva ottava, Zucchero addirittura penultimo, nonostante avesse proposto Donne, probabilmente la canzone più memorabile di quella edizione (ok, c’era anche Noi, ragazzi di oggi cantata da Luis Miguel e scritta dal duo Popi Minellomo / Toto Cutugno, ma non apriamo il dibattito). Più importante della classifica del festival è però quella di vendita: Una storia importante è un trionfo internazionale, che solo in Francia piazza sul mercato un milione di copie. Poi inizia il percorso che porta Ramazzotti a essere l’Eros che conosciamo: il primo album Cuori agitati; la seconda vittoria a Sanremo con Adesso tu; il secondo album Nuovi eroi che viene registrato anche in spagnolo; il terzo, Certi momenti; un tour trionfale in tutta Europa... avanti fino a Musica è, pubblicato contemporaneamente in 15 paesi nel 1990.
In questi anni avviene la trasformazione di Eros, che da giovane un po’ impacciato sul palco – nonostante il look da duro alla James Dean italiano, gel nei capelli e bracciali borchiati – prende confidenza con il suo status di star internazionale. A trent’anni, è un veterano. Uno che da del tu a Michael Jackson (beh, forse esagero), che vola a New York per girare video diretti da Spike Lee.
Operazione fuori contesto, si direbbe oggi. Ma ai tempi Eros era davvero una star mondiale, e i suoi tentativi di connessione con la cultura black americana sarebbero continuati negli anni successivi, tra trionfi (i duetti con Tina Turner) e situazioni più improbabili come il remix hip-hop di Terra Promessa realizzato con il misconosciuto MC Icy Bro nel 1998, che comprende anche il meraviglioso video in cui Eros si cimenta con i graffiti.
Ma, appunto, sono solo altre tra le tante prove che Eros è stato una delle ultime star assolute della musica italiana nel mondo, capace di quel successo irripetibile che poteva esistere solo nel secolo scorso. Un successo assoluto e capace di scavalcare le nicchie comunicative, geografiche, sociali, di genere (in tutti i sensi) e soprattutto di età. Un successo che portava lui a piacere a madri e figli. Un successo che portava te, semplice ascoltatore, a conoscere a memoria canzoni che magari non ti piacevano, ma non potevi evitare semplicemente perché erano nell’aria, parte del paesaggio. Immagini che ti trovavi davanti pur senza volerlo, come quelle del matrimonio con Michelle Hunziker. Pezzi, ormai incancellabili anche oggi. Anche se i tempi sono cambiati, e i tentativi di rimanere rilevante finiscono a volte per risultare ridicoli (come lo spernacchiatissimo annuncio dell’album distribuito “in 99 paesi”).
E in ogni caso, la parabola del riscatto dalle popolari alla popolarità è la narrazione più popolare della musica contemporanea, quindi non stupisce che Eros rimanga un modello anche per generazioni più giovani di musicisti, come dimostrano le collaborazioni con i Club Dogo (dieci anni fa!) e Ultimo.
Oggi possiamo dirlo: non è vero che cantare d’amore non basta mai. A Eros è bastato, almeno per i primi sessant’anni.
Eros Ramazzotti racconta 35 anni di carriera: il battito infinito della musica
RSI Cultura 17.10.2022, 17:13