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La nuova musica in America? È il country

Tra streaming e controversie politiche, Morgan Wallen e le altre nuove star di Nashville hanno riportato il genere al centro del discorso

  • 29 novembre 2023, 12:13
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Di: Michele R. Serra 

Da un secolo ormai, la musica americana è la musica dell’occidente globale tutto: pop, rock, rap, non c’è bisogno di spiegazioni. Eppure c’è un genere che ha una insuperabile specificità americana, e che gli Stati Uniti continuano ad amare, oltre le epoche e i contesti. Il country nel 2023 non è mai stato tanto di moda, in America.
Certo, rimane lo stesso genere ormai quasi centenario (almeno se accettiamo che la nascita coincida con i primi successi di Jimmie Rodgers), rimane legato a immagini nostalgiche e tradizionali, al twang delle chitarre. Rimane un genere vecchio, ma gli ascoltatori sono nuovi. Quest’anno, il country ha registrato un aumento del 20% negli ascolti in streaming, un’impennata superata solo da quella della musica latina e del K-pop. È stato in tutti i sensi l’anno della svolta, per un genere rimasto storicamente indietro rispetto al rap e al pop, e secondo i dati – di cui peraltro non c’è da stupirsi, visto che stiamo palrando di ascolto tramite piattaforme streaming – la fetta più grossa di pubblico è rappresentata dagli appartenenti alla generazione Z e dai millennial. A dirla tutta, il country si era semplicemente inabissato, nascosto come un fiume carsico sotto la superficie del mercato musicale americano, e continuava a prosperare negli spazi dedicati alla musica dal vivo, nelle fiere regionali, nei bar, ma aveva poca importanza nel mondo dello streaming, e l’ascolto avveniva perlopiù attraverso supporti fisici. Oggi questi dati sono capovolti: i numeri dello streaming country continuano ad aumentare, mentre le vendite totali di album diminuiscono (ovviamente, se non ti chiami Taylor Swift: non dimentichiamo che la regina del pop americano contemporaneo è partita proprio dal country).

Morgan Wallen, superstar del country

Come ha scritto di recente Billboard nel suo riassunto di fine anno, il 2023 ha visto una vera e propria esplosione del country nelle classifiche, con l’artista e la canzone numero 1 dell’anno: Morgan Wallen e la sua Last night. Wallen è diventato così la più grande star del country degli anni Venti, e visto che il country è diventato pop, possiamo definirlo una delle più grandi star del pop americano di oggi, punto. Obbiettivo raggiunto a trent’anni (dopo essere partito dal talent show The Voice nel 2014) con un album enorme di 36 canzoni che parlano di cuori spezzati, ragazze di città che non valgon la fatica di tenersele, ragazze di campagna che invece sì, pesca, pickup di produzione americana, tabacco, religione. E ovviamente bere, bere un sacco. La vita nel Tennessee sembra davvero un cliché, ad ascoltare queste canzoni: evidentemente anche negli stereotipi c’è un fondo di verità.
Negli ultimi tre anni Wallen è stato spesso sulle prime pagine (o meglio, sulle homepage dei siti) per motivi non sempre positivi: prima c’è stato il successo di Dangerous, il suo doppio album del 2021; poi la diffusione di un video che lo riprendeva mentre usava un insulto razzista, il che ha causato – nonostante, a dirla tutta, la parola fosse stata usata in un contesto privato, rivolta a un amico, senza aggressività e in stato di palese alterazione alcolica – la sospensione dell’artista dalla sua etichetta e dai servizi di streaming. Dopo le scuse pubbliche («ero all’ora 72 di una sbronza di 72 ore»), la riabilitazione è arrivata con quattro milioni di copie vendute e un featuring nel singolo Broadway Girls del rapper Lil’ Durk, che da parte sua ha sentenziato: «Morgan non è razzista». E poi l’ha invitato a suonare insieme sul palco del Martin Luther King Freedom Fest, il cui nome non lascia spazio a dubbi.

Il country e la politica

Difficile dar torto a Lil’ Durk nel caso in questione, e tuttavia la storia del razzismo nel country non è certo nuova. Si tratta di un genere da molto tempo identificato con le idee politiche dell’America profonda, rurale e repubblicana, che guarda con diffidenza – per usare un eufemismo – alle grandi città delle due coste, popolate spesso di elettori democratici. E idee razziste, omofobe e misogine sono sempre state parte del pacchetto dell’ala più estrema del conservatorismo. In più, l’elezione di Donald Trump a presidente nel 2017 le ha fatte diventare improvvisamente mainstream, provocando una spaccatura politica tra le due americhe mai vista in passato.
Per carità, non tutti i cantanti country sono fortemente di destra. E tuttavia, storicamente chi ha idee liberal sa che è il caso di non esprimerle in modo troppo evidente. Alcuni, anche le superstar di tre generazioni come Dolly Parton, seguono una precisa dottrina che impone di tenersi lontani dai temi politici più caldi. Gli artisti che non seguivano questo galateo, in particolare le donne, tendevano a essere bandite dal giro: il caso più eclatante è ancora quello delle Dixie Chicks, che nel 2003 furono completamente escluse dai giochi dopo essersi espresse contro la guerra in Iraq voluta da George Bush.

Come giustamente ha scritto di recente Filippo Ferrari sull’edizione italiana di Rolling Stone, il 2023 è stato l’anno dell’esplosione del country tra il pubblico giovane, ma anche l’anno in cui sono diventate evidenti le contraddizioni del genere. Si pensi al caso di Try that in a small town di Jason Aldean, quarantaseienne cantautore della Georgia, che nel pezzo mette in contrapposizione i valori rurali – un codice d’onore fatto di difesa anche armata del proprio vicinato – con le patologie di città, là dove la gente «sputa contro la polizia» e «brucia le bandiere a stelle e strisce». «Da queste parti ci prendiamo cura gli uni degli altri», dice Aldean, ma non parla di amore fraterno: piuttosto, di “bravi ragazzi” di provincia che se necessario si trasformano in vigilanti, un’idea da sempre cara agli ambienti del suprematismo bianco. Se aggiungete il fatto che casualmente il video che accompagna la canzone è stato girato davanti a un tribunale del Tennessee noto perché fu teatro del linciaggio di un nero nel 1927, beh, ci sono pochissimi dubbi sul messaggio.

Jason Aldean VS. Maren Morris

All’altro capo dello spettro politico c’è un agguerrito gruppo di artisti country progressisti, che prova a mettere in discussione lo status quo senza però – a dire la verità – riuscire a ottenere la stessa esposizione dei colleghi conservatori. Ad esempio Maren Morris, che con la sua The Tree ha messo in piedi una specie di video-risposta a Jason Aldean: nel videoclip si vede la Morris all’interno di una città-giocattolo, presentata da un cartello che dice «Benvenuti nella nostra perfect small town». Chiaro il riferimento al singolo di Aldean, chiara la metafora: è una piccola città perfetta, quella della musica country, dove però non c’è posto per chi la pensa – o vive – diversamente dagli altri.
Solo pochi anni fa sarebbe stata una polemica senza peso. Oggi che il country sta tornando al centro dei pensieri degli americani, la sua traiettoria musicale e politica insieme diventa più importante che mai.

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