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La rinascita di Philipp Fankhauser

Per il bluesman cresciuto nel Locarnese un nuovo disco e una seconda vita dopo la malattia sconfitta un anno fa

  • Ieri, 11:02
42:15

Incontro con Philipp Fankhauser

Millevoci 10.03.2025, 11:05

  • Ueli Frey
Di: Michela Daghini/Red. 

Philipp Fankhauser è tornato sulla scena con Ain’t That Something. Il disco è uscito in questi giorni, quindi è fresco fresco. Cresciuto nel Locarnese, con lunghe esperienze negli Stati Uniti, non smette di esplorare nuovi territori sonori fra country, gospel, r&b e chanson francese, pur rimanendo fedele alle radici del blues. Un nuovo album, il diciottesimo, diverso dagli altri, forse con ancora più carica. Un invito ad apprezzare la bellezza delle cose semplici di fronte all’imprevedibilità dell’esistenza e ad apprezzare le meraviglie della vita. E segna anche il suo ritorno alla vita dopo la malattia. Come ha raccontato a Millevoci.

C’è un’atmosfera speciale in questo album, nato in modo piuttosto spontaneo perché Fankhauser e i suoi musicisti si sono ritrovati in studio l’estate scorsa, quando ancora non era ben chiaro come dovessero suonare i brani.

«È veramente una cosa stranissima, perché nel periodo in cui ero in ospedale mi sono detto che avevo abbastanza tempo per scrivere brani. A Sabina, la mia manager, e al mio gruppo ho detto: “Quando esco dall’ospedale, prenotate pure uno studio e il prossimo tour”. Ero malato ma già sapevo che avrei continuato. Avevo fiducia».

Le registrazioni hanno beneficiato dello spirito che si è creato in studio e delle qualità dei musicisti della band. Le canzoni hanno preso forma in modo quasi naturale.

«Eravamo nella Francia del sud, con il tempo favoloso, ed era bello. C’era quell’atmosfera tipica del sud francese, con quei profumi provenzali. Eravamo davvero rilassati e abbiamo messo mano a quelle canzoni una dopo l’altra. Quelli più sorpresi [dal risultato, ndr] eravamo noi stessi. “Ma come avete fatto?” ho chiesto. Questo dimostra che i cinque ragazzi del mio gruppo sono veramente in gamba».

La malattia ha segnato il percorso di Philipp Fankhauser. Un male molto grave, dal quale è riemerso con ancora più energia solo l’anno scorso.

«Nel novembre del ‘17 mi hanno detto che forse stavo andando verso un cancro del sangue. Tornavo sempre all’ospedale per i controlli ma [la malattia] non si muoveva, così me ne sono un po’ dimenticato. Ho continuato a vivere e fare musica senza problemi, poi nel gennaio del ‘23 ho cominciato a sviluppare la malattia e in luglio mi hanno ricoverato. La malattia si chiama mielofibrosi: il mio corpo si stava autodistruggendo. Mi hanno fatto il trapianto di midollo dicendomi che avrebbe potuto anche non funzionare».

Fortunatamente l’esito del trapianto è stato positivo. Oggi Philipp Fankhauser si sente rinato ed esprime gratitudine al donatore, di cui non conosce l’identità.

«Dopo il trapianto ci sono voluti sei mesi prima che quelle cellule cominciassero a lavorare. Adesso ho due DNA e un nuovo gruppo sanguigno! Per me è un miracolo. Il dottore mi ha detto: “Non sei solamente guarito ma sei sano al 100%, come un bebè”. Chiaro che 60 anni sono 60 anni, però il mio fisico è rinato. È una rinascita. Ed è bellissimo pensare che ci sia qualcuno, lontano, che ti ha fatto questo dono senza conoscerti».

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