«Mia madre faceva la discografica alla Durium, per cui mi arrivavano a casa tutti i dischi di cui faceva la promozione in Italia. Lei faceva la promozione anche di un’etichetta statunitense, la Casablanca, per cui portava a casa gli album di Donna Summer, Kiss, Village People, Earth Wind & Fire… Ebbi anche la fortuna di andare con lei a vedere prove o addirittura a cena con questi artisti». Una vita tra le sette note fin dall’infanzia, quella di Riccardo Sinigallia, alla continua scoperta di sonorità per accompagnare le fasi della sua crescita, non solo artistica. I dischi portati a casa da mamma, poi l’heavy metal come affermazione di sé in musica, la new wave dei Police e infine i cantautori, illuminanti nel suo percorso. Lo ha raccontato a Tra le righe, ospite di Natascia Bandecchi.
55 anni compiuti da poco, il cantautore e compositore romano lo scorso febbraio è tornato a Sanremo, undici anni dopo la sua esclusione, per duettare con Brunori Sas nella serata delle cover: «Alla prima prova ero molto teso e invece dopo si è sciolto tutto. Devo dire che Dario [Brunori, di cui è anche produttore, ndr] è stato molto ospitale e anche il Festival stesso quest’anno aveva un clima molto accogliente rispetto ad altre volte, quindi è andata molto bene».
A conti fatti, la squalifica dalla kermesse in terra ligure fruttò alla sua Prima di andare via una bella risonanza, perché «l’esclusione fa rumore e quindi le persone hanno la possibilità di ascoltare queste canzoni di Sanremo con più facilità rispetto ad altre, che magari sono anche più belle ma non hanno questa visibilità».
In carriera ha suonato e collaborato con Tiromancino, Niccolò Fabi, Max Gazzè, Coez, Motta, Marina Rei e la lista potrebbe proseguire. È suo il ritornello di Quelli che benpensano di Frankie hi-nrg e ha scritto per Mina e Adriano Celentano. Quando pensa al suo lavoro, divide la parte produttiva, professionale, dalla sua discografia che è «una faccenda molto personale, artistica, che cerco di mantenere integra in relazione a quello che sono». Conservarsi integro nel senso di «mantenere intatta l’autenticità a scapito anche di influenze esterne». Produzione e dischi propri «sono due faccende un po’ diverse, però ognuna delle due influenza l’altra».
Una testata online ha titolato che ci vorrebbero più Riccardo Sinigallia nella musica italiana. La cosa lo lusinga, però non sembra impressionarlo granché: «Non saprei se è una gioia sentirselo dire, però non mi responsabilizza molto. Sono già fin troppo responsabilizzato nel confronto che faccio da sempre con i grandi musicisti del mondo. E mi basta questo».