Gli anni 60 del XX Secolo sono stati, anche nel nostro piccolo angolo di mondo, un momento di svolta culturale. Per la prima volta le esigenze giovanili sono diventate il motore di una rivoluzione dei costumi e delle ideologie. Musica, moda, letteratura hanno iniziato a considerare «i giovani» come un gruppo sociale a cui la produzione culturale doveva adeguarsi. E questa dinamica di rinnovamento e di progresso socioeconomico è arrivata fino a noi, in Ticino, con i suoi miti e i suoi rituali. Tra gli anni 60 e 80 sono nate decine di band, pronte ad abbracciare la nuova moda e a scrivere e suonare le proprie canzoni. Potremmo dire che, messa da parte la tradizione e la musica popolare delle bandelle, si è passati alla creazione di «band», alle serate da ballo moderne, allo shake, al twist, al rock. Chitarre elettriche, batterie e «cineorgani» hanno sostituito clarinetti, trombe e bombardini.
Giorgio Fieschi, storica voce e volto dell’allora RTSI, è stato uno dei primi giornalisti ticinesi ad aver dedicato la sua carriera all’osservazione e all’accompagnamento di quel movimento musicale che andava delineandosi nella nostra regione. Fin dagli anni Sessanta ha vissuto in prima persona la nascita dell’epoca Beat per poi diventarne un vero e proprio protagonista sia attraverso la sua attività giornalistica sia tramite la sua passione di organizzatore.
“Era veramente un altro Ticino, non solo per quanto riguarda la musica. Si è passati di colpo dalle bandelle, dalle corali al rock (che all’epoca non si chiamava rock ma si chiamava ancora Beat), ai cappelloni, ai primissimi Beatles, con ancora qualche strascico di Elvis Presley. Era un Ticino in cui c’era tutto da inventare, ovviamente copiando, prendendo in prestito quel poco di quello che arrivava attraverso soprattutto la radio qui alle nostre latitudini. Anche noi come i musicisti italiani ascoltavamo la famosa Radio Luxembourg, che anticipava un po’ le mode.”
Giorgio Fieschi intervistato da Alessandro Zanoli per “Local Heroes” (Rete Due)
Nella Svizzera italiana tra i pionieri troviamo i Nightbirds, formazione nata a Locarno che per prima ha goduto di un largo successo alle nostre latitudini. Nata dall’iniziativa del batterista Eliano Galbiati, ha rappresentato per anni il meglio nella produzione non solo ticinese ma anche più in generale elvetica. Si esibirono per la prima volta come Nightbirds nel 1964. Di quella prima formazione facevano parte oltre al già citato Galbiati, Roberto Wetzel e Guido Margaroli, rispettivamente chitarra solista e ritmica, Charlie DeMarco al basso e William Mazzoni voce e armonica a bocca. In seguito, si sono uniti al gruppo in epoche diverse Mario Del Don, Chris Achermann e Corry Knobel.
La loro attività li ha visti calcare i palchi di vari locali milanesi e condividere la scena con musicisti che sarebbero diventati in seguito famosi, come Lucio Dalla, Patrick Sampson, L’Equipe 84 e molti altri. Hanno pubblicato solo cinque singoli, ma sono tutti molto ricercati. L’etichetta “I Beatles ticinesi” per quanto impegnativa ha un suo perché:
“Quel che hanno fatto i Beatles in grande noi lo abbiamo fatto in piccolo, partendo dalla nostra Locarno. Ma non è probabilmente tanto per la musica che meritiamo di essere ricordati, quanto per aver dato il via a una trasformazione culturale. E nel farlo, ancora giovanissimi, bisogna dire che abbiamo dato prova di un certo coraggio.”
Eliano Galbiati, batterista e fondatore dei Nightbirds
Local Heroes (2./14)
Arpeggi 29.02.2024, 16:05
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