«L’idea di ripubblicare in ordine cronologico l’intera opera di Gianmaria, di realizzare una vera e propria collana con i suoi album come si faceva un tempo con le enciclopedie, significa donare la dignità di “classico” alla sua opera. Oggi tutto scorre troppo velocemente, si consuma in fretta; i dischi e i libri rimangono poco tempo sugli scaffali dei negozi, sostituiti presto dalle novità che si susseguono incessantemente. Siamo partiti dal disco di debutto Montgolfières e oggi è la volta di Da questa parte del mare; all’appello manca Vitamia e poi sarà il turno dei dischi dal vivo».
Così si esprime Paola Farinetti, moglie, certo, ma anche manager e produttrice di molti lavori anche teatrali di Gianmaria e, nella fattispecie, di Da questa parte del mare; ennesima perla di una collana discografica preziosa, un album che reputo tra i dischi più significativi della discografia italiana degli ultimi vent’anni. Un album che ha avuto una gestazione importante: «Avevamo la consapevolezza di fare qualcosa di prezioso e importante. Io personalmente ho investito molti soldi scegliendo anche di recarci a New York per mixarlo e chiamando musicisti straordinari, perché avevo coscienza del valore di queste canzoni, della loro importanza. Canzoni che Giamaria coltivava da anni. Volevo restituirle al meglio».
E per farlo Gianmaria fu coadiuvato da musicisti di assoluta qualità quali Paolo Fresu, Bill Frisell, Enzo Pietropaoli, Gabriele Mirabassi, Luciano Biondini e Philippe Garcia. E le canzoni si avvalsero degli arrangiamenti davvero ispirati e ficcanti di Greg Cohen, già in orbita di Tom Waits. Un’alchimia miracolosa che la nuova edizione di Da questa parte del mare mantiene intatta, al pari della sua forza espressiva e artistica. Capace di attraversare il tempo e lo spazio senza perdere un grammo della propria poetica consistenza.
Da questa parte del mare
Voi che sapete... 17.04.2025, 16:00
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La qualità delle canzoni è ancora lì, cristallina, al pari dell’urgenza espressiva del flusso poetico e musicale. Eccellente come la registrazione, il mix, la produzione. Valori che contribuiscono a rendere Da questa parte del mare un album speciale, un capolavoro. Che nonostante si avvicini al ventennale è di un’attualità abbacinante, purtroppo verrebbe da dire. «Ed è anche molto vero» chiosa Paola. «Fu un lavoro enorme, frutto di quasi 20 anni di pensieri e riflessioni da parte di Gianmaria, che prima di licenziare una parola ci pensava mille e mille volte. Io, quale produttrice, ero anche preoccupata per i tempi dilatati, ma alla fine aveva ragione lui. Queste sue riflessioni, meditate a lungo, e le scelte accurate dei termini per esprimerle fanno sì che a distanza di 20 anni queste parole sembrano scritte domani».
Un concept album dunque, come si diceva un tempo. Le riflessioni dell’autore dedicate alle migrazioni moderne sono il fil rouge che collega le 11 canzoni. Considerazioni e meditazioni cariche di umanità e affrancate dalla demagogia, dalla retorica o dalla banalità. Ed era facile caderci dentro. 10 canzoni inedite e la ripresa di Miniera, capolavoro firmato nel 1927 da Bixio e Cherubini. E sono storie, declinate nella forma canzone, qui davvero sublime, da cui si evince il rispetto per tutti coloro che emigrano, che partono, che lasciano la propria terra e i propri affetti. Come dice Erri de Luca, per coloro che «spostandosi per il mondo spostano il mondo stesso». Certo, ci sono la paura, la disperazione, l’incognita e la sofferenza, e ci mancherebbe. Sono questi gli stigmi che accompagnano questa umanità spesso alla deriva ma sospinta da una briciola di sogno. E Gianmaria racconta e canta con voce profonda, dal timbro unico, riconoscibile, che ti scava con delicatezza nell’anima, le ragioni del “partire”, la sofferenza del lasciare la propria terra, le aspettative, il significato delle parole “viaggio” e “sradicamento”. Da questa parte del mare ci ricorda che «per capire è necessario immedesimarsi e cercare di guardare con lo sguardo di chi sta dall’altra parte».
Un album di grande valore, contemporaneo, poetico e crudele al tempo stesso. Vero. Un autore, un artista, una voce che prima di iniziare i concerti leggeva questa poesia dell’amico fraterno e sodale Erri De Luca:
Nei canali di Otranto e Sicilia
migratori senz’ali, contadini di Africa e di oriente
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci si impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall’ancora e non dall’aratro.
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.
Erri De Luca, “Naufragi”
Un’occasione preziosa, dunque, la ristampa degli album dell’artista piemontese scomparso prematuramente nel marzo del 2016. Preziosa come la sua voce, la sua onestà intellettuale e quella schiena dritta con la quale ha sempre affrontato la vita, la sua arte, la sua canzone. Che ancora oggi è un bene universale.
Gianmaria Testa e Mario Brunello
Musicalbox 17.04.2025, 17:00
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