Musica rock

MCMLXXXIV (1984)

Il 9 gennaio del 1984 i Van Halen pubblicavano una pietra miliare del Rock anni ‘80

  • 9 gennaio, 08:00
  • 9 gennaio, 09:08
David Lee Roth ed Eddie Van Halen, durante uno show del 1982

David Lee Roth ed Eddie Van Halen, durante uno show del 1982

  • keystone
Di: Sergio De Laurentiis

1984. Anno bisestile e quindi, secondo la credenza popolare, funesto. Qualcuno se lo ricorda perché Steve Jobs presenta i primi Apple Macintosh, perché a fine marzo muore il primo paziente vittima di una malattia fino ad allora sconosciuta (AIDS), perché la bella Francia di sua Maestà Platini vince il primo Europeo e perché è l’anno di uno dei peggiori disastri ambientali della Storia moderna, Bhopal in India, dove poche settimane prima era stata assassinata la prima ministra Indira Ghandi.

1984 è anche il titolo del celebre libro di Thomas Orwell. In quel 1984 alternativo il mondo è governato da regimi dittatoriali. C’è un “Grande Fratello” che osserva tutti senza essere mai visto; ci sono Ministri della Pace che si occupano della guerra, Ministri dell’Amore che si occupano della sicurezza. Gli slogan che vanno per la maggiore sono “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza è forza”. La musica e l’arte sono pericolose minacce sociali. Su quanto ci abbia azzeccato il buon Orwell si può discutere a lungo, ma una cosa è sicura: nel 1984 alternativo non avrebbe mai potuto esistere il nostro 1984. Anzi, il nostro MCMLXXXIV.

Van Halen - 1984 (cover)

Quelli un po’ più in là con l’età, con una smisurata passione per “il chitarrista più veloce del West” e i suoi degni accoliti, probabilmente ricordano ancora lo sconcerto che si dipinse sul loro volto quando piazzarono la puntina sul primo solco del vinile del nuovo lavoro dei Van Halen. Dove sono la chitarra di Eddie, il basso di Michael Anthony, la batteria del fratellone di Eddie, Alex Van Halen, le grida di David Lee Roth? Dove sono gli effluvi di note con relativi suoni sporchi, brutti e cattivi eruttati a centinaia di watt? Cos’è ‘sta roba?? Un sintetizzatore??? Sacrilegio! Anzi no, per molti cultori del rock duro, pesante, senza se e senza ma, era roba da internamento immediato, coatto, come stabiliva il codice 5150 della legge che regolava gli interventi restrittivi in materia di salute mentale in California.

Gli altri ci hanno provato a dissuaderlo (“lascia perdere quegli aggeggi con i tasti bianchi e neri”), ma lui niente, da buon testone indo-olandese va avanti dritto come un fuso. Del resto, lui viene proprio da lì: da ragazzino, tra il ’64 e il ’67 vince per tre volte consecutive il concorso di piano della sua scuola. La chitarra arriva dopo, addirittura dopo la batteria. Perché all’inizio delle loro scorribande rock i fratelli Van Halen si dividono i compiti così: Alex con la sua bella sei corde a tracolla, Eddie dietro rullante e grancassa. Poi come spesso succede il fato o gli dèi della musica intervengono e riaggiustano le cose. Eddie mette le mani sulla chitarra e non la molla più, mentre Alex saggiamente si accomoda alla batteria.

Van Halen, Girl gone bad

I love radio rock 03.08.2023, 19:15

  • Reuters

Le mani e la chitarra di Eddie diventano l’epicentro di una nuova era del rock. Hard, Heavy, Pop-metal, chiamatelo come vi pare, ma alla fine ruota tutto attorno alla tecnica prodigiosa di Eddie. Il primo album omonimo dei Van Halen fa il botto. Tutti rimangono a bocca aperta davanti alle evoluzioni di quel marziano dal sorriso dolce e dai capelli fluenti. Quelle dita vivono di vita propria e vanno dove gli pare ad una velocità al limite delle umane possibilità. Ma ci si rende conto subito che qui non siamo di fronte a puro e vacuo virtuosismo. Qui c’è un signor musicista e un signor compositore, che a un certo punto comincia a mostrare segni di insofferenza.

In poco tempo la band si afferma come IL gruppo rock americano per eccellenza, ma le pressioni della casa discografica e del pubblico si trasformano ben presto in una gabbia da cui Eddie sente il bisogno di scappare. Lo fa rintanandosi nel nuovo studio - lo chiama 5150; ricorda qualcosa? - che si è costruito a sua immagine e somiglianza. È lì che nasce il sesto e più fortunato album dei Van Halen. Ci mette un bel po’, molto più del solito. Se il primo disco è stato registrato in un paio di settimane scarse, per questo ci vogliono quasi due anni. Le dita di Eddie cominciano a dividersi tra la chitarra e i sintetizzatori. Sente che lì ci sono nuove frontiere da esplorare. Gli altri non sono tanto per la quale; i più ostili sono David Lee Roth, il cantante della band, e Ted Templeman, il produttore. Alla fine, la spunta Eddie, ma c’è un prezzo da pagare. “1984” è l’ultimo lavoro con i membri originali della Band (Davide Lee Roth se ne andrà l’anno dopo) ed è uno degli ultimi capitoli della collaborazione con Ted Templeman che aveva prodotto tutti gli album precedenti dei Van Halen.  

“1984” col suo angioletto in copertina (con tanto di ciuffo e sigaretta!) è un successo mondiale, trainato in particolare da “Jump”, secondo brano dell’album, che ironia della sorte, per cosa viene ricordato? Sì, proprio per quell’aggeggio sacrilego, il sintetizzatore che apre il brano. “Jump” è il primo (ed unico) singolo della band di Pasadena che raggiunge il primo posto della classifica USA. Pur andando benissimo nelle vendite, l’album – che contiene brani storici come “Panama”, “Hot For The Teacher” e gemme come “Top Jimmy”, “Girl Gone Bad” o “Drop Dead Legs” - deve accontentarsi del secondo posto perché, ahi loro, devono vedersela con “l’album più venduto della storia” e cioè “Thriller” di Michael Jackson che, guarda il caso, per l’assolo di uno dei singoli più fortunati, “Beat It”, ha ingaggiato “il chitarrista più veloce (e bravo) del West”, Edward Lodewijk van Halen.

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