“Questo nome l’ho scelto di getto, perché avevo la necessità di dare un titolo a tutte le canzoni che avevo scritto, a tutte le volte che sono rinata”. Dallo Zecchino d’Oro a X-Factor, fino a trovare il proprio stile, il proprio modo di proporsi al pubblico: Elisa Pucci ne ha dovuti sperimentare tanti, come lascia intendere il nome d’arte che si è data: Mille. Dopo aver fatto parte dei Moseek, con i quali ha partecipato al noto talent tivù, ha deciso di intraprendere la carriera solista scegliendo l’italiano come lingua dei suoi testi.
Canzoni la musicista romana ne scriveva già in tenera età, tanto da averne una pronta per la sua partecipazione allo Zecchino d’Oro, che però le venne rifiutata: “Volevo portare una canzone che avevo scritto, ma avevo solamente otto anni e quindi non non me l’hanno accettata”. Il tempo le avrebbe dato altre opportunità. Lei ha saputo sfruttarle, adottando un approccio che aggiorna la tradizione della musica leggera italiana sposandola alle sonorità del momento. Nei suoi testi parla di ciò che osserva nelle donne come lei, di emancipazione, relazioni, sesso, ma lo fa sulle note del sarcasmo, perché non è più tempo di arrabbiarsi. Nella sua voce, poi, si sentono tante voci: quelle, per esempio, delle sue maestre di canto, come lei stessa definisce Patty Pravo e Antonella Ruggiero, alle quali si dichiara devota.
Fedele al suo pseudonimo, Mille, oltre dedicarsi a dischi e streaming, si cimenta in scena con “La locandiera - A Long play”, concerto teatrale che ha portato anche a Lugano l’estate scorsa. “Un’esperienza nuova, bellissima, meravigliosa - racconta - che mi sta insegnando tanto, perché questo è uno spettacolo che ha all’interno una grande e importante parte musicale. E perché insieme a Goldoni il regista ha voluto inserire alcune canzoni della tradizione italiana che sembrano state scritte da Goldoni stesso”. Brani di Loredana Bertè, Vasco Rossi, Piero Ciampi: contesto in cui Mille si trova a suo agio, dato che la chiave è sempre quella, ossia attualizzare qualcosa, in questo caso un testo, del passato.
La parte visiva per Mille è importante quanto quella musicale, ed è frutto della sua passione maniacale per l’immagine, tant’è che è anche direttrice artistica e fotografa delle sue iniziative. Nel suo abbigliamento rievoca le riviste patinate dei decenni a cui si rifà, diciamo grossomodo dagli anni Sessanta agli Ottanta. C’è, insomma, una ricerca di coerenza fra tutti gli aspetti che la contraddistinguono.
Tornando al fatto musicale, dopo il primo EP, che l’ha fatta conoscere e le ha permesso di fare più di ottanta concerti, ora sta scrivendo il suo album di debutto: “Sto sperimentando tantissimi suoni, tantissime cose, quindi questi giorni, che passano lenti, mi saranno utili per cercare di mettere a frutto tutta la semina che ho fatto negli ultimi mesi”. In linea con la metafora agricola da lei scelta, il disco vedrà la luce la prossima primavera.