Il Festival di Sanremo ha assunto un respiro di importanza colossale. Certo, fa ridere dire che è la manifestazione di musica italiana più importante del mondo - perché si tiene in Italia - ma non fa poi così ridere, perché io in questi trent’anni l’ho visto cambiato a livello strutturale e addirittura di possibilità di avvicinare gli artisti. Ora, noi li avviciniamo proprio perché in qualche modo ci riusciamo, ma ormai è diventato veramente potentissimo. La seconda cosa: ormai è il Festival dei giovani e questa è la rivoluzione fatta prima da Baglioni, portata avanti da Conti e perfezionata da Amadeus. Sì, ci sarà un vincitore ma ci saranno un sacco di canzoni che avranno vinto. Perché è vero che ci sono le canzoni che io chiamo “da sottofondo per fare i mestieri” ma quelle esistono e te le porti dietro per un sacco di tempo.
Di chi potrebbe essere questo Festival? Potrebbe essere il Festival di quella linea melodica che ha reintrodotto Conti dopo tanto tempo. Come ha fatto a reintrodurla? Beh, c’è una quota di cantautorato prepotente. Gabbani con una canzone di Pacifico, Brunori e Achille Lauro, che fa una ballata struggente un po’ alla Vasco Rossi (e ci riesce). Anche la stornellata di Tony Effe potrà far ridere, ma non dimentichiamo le fanbase, non dimentichiamo che il Festival acquisisce un’importanza colossale anche per tutto quello che è l’eco dei media accessori, chiamiamoli così, che poi tanto accessori non sono più, cioè il web e tutto il commento dei social, che è potentissimo e quasi, direi, indispensabile. Altra cosa chiara durante le prove: il Festival vede un’artista come Giorgia con una bella canzone scritta da Blanco che la svecchia un pochino, le regala il dono del suo acuto, ma anche una certa modernità che potrebbe premiarla.
Conosco lo spettacolo che poggia su determinati aspetti e sicuramente il gioco di Cristicchi di raccontare una cosa così toccante, beh, potrebbe piacere molto a chi crede a quella suggestione. Io dico che potrebbe essere il Festival di Gabbani: un inno alla vita. Perfetto. È una canzone che sì strizza l’occhio un po’ a quel buonismo che prima ho “condannato” parlando di Cristicchi, però è fatta con molta abilità e molta leggerezza.
Secondo me il Festival di Conti è la perfezione nei tempi. Perché è vero, Amadeus era sontuoso, come sontuoso era Baudo, però era estenuante. Allora può essere sontuosa la finale, ma quattro serate sontuose penalizzano perfino la competizione e Conti, che viene dalla radio, è uno che si è fatto impressionare dalle parole di Ezio Bosso, con messaggi molto toccanti e molto autentici. Quindi ha innanzitutto invitato degli amici. I primi saranno Antonella Clerici e Gerry Scotti, che in maniera molto spiritosa ha detto: «È la prima volta al Festival. Tutti mi chiedevano: “Quando farai un Festival?” Segnatevi la data. Ecco, io sono l’uomo che non l’ha mai fatto. Ora finalmente l’ho fatto». E poi Antonella Clerici, che era già stata al timone del Festival di Sanremo negli anni passati e che torna assieme al super-ospite Jovanotti, al rilancio dopo il suo incidente, e a Noa, che canterà Imagine di John Lennon assieme a Mira Awad.
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I co-conduttori del Festival 2025
Ecco l’idea di Conti: dare dei messaggi senza i monologhi ma con la musica, con qualcosa di veloce, di ungarettiano, di penetrante che possa arrivare a colpire dove deve arrivare. La perfezione perché? Perché ha tolto un po’ di quello che io chiamavo il “Festivalbar fatto da Amadeus” e lo ha arricchito un po’ di più di melodia. Così c’è la parte per i giovani, ci sono i rapper, ci sono le musiche tunz tunz di Clara, di Gaia, di Elodie che rimangono, assolutamente, saranno sicuramente pezzi da classifica. E poi ci sono le canzoni che un tempo chiamavamo “di Sanremo”, che si ritornellano e si cantano piacevolmente, senza dimenticare che poi il Festival è anche un po’ il bel canto italiano.
Il Festival di Sanremo è anche il festival delle polemiche. Allora, io per tutta la settimana ripeterò questa cosa fino allo sfinimento: voglio definirlo un alimento, un piatto, come fanno gli chef moderni, con un impiattamento in grado di soddisfare chi vuole il pettegolezzo - e quindi i vari dissing e tutte le notiziole che stanno attorno, le ingiustizie - o chi si vuole occupare di look o di messe in scena: ormai siamo sempre di più nell’era visual. Oppure chi vuole semplicemente sentire le canzoni e dire «Mi piace questo, voglio ballarla o voglio commuovermi». Comunque una cosa è certa: per tutta la settimana si parlerà di musica e quando si fa musica, si ascolta musica, non si sbaglia mai.
Herbert Cioffi in collegamento da Sanremo
RSI Cultura 10.02.2025, 16:10
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