È difficile non aver mai frequentato i generi e gli artisti che ha contribuito a rendere grandi; se anche fosse il caso, sicuramente la musica dietro cui c’è il tocco di Quincy Jones almeno una volta nella nostra vita ci avrà raggiunti. Musicista, produttore, direttore d’orchestra, dirigente di etichette discografiche e davvero tante altre cose, Jones è morto ieri sera a Los Angeles all’età di 91 anni.
A chi come me è cresciuto tra gli Ottanta e i Novanta, nel leggere la notizia sono subito balenati in testa un nome e un cognome: Michael Jackson. Nei primi successi del “Jacko” solista c’è proprio il tocco del Quincy Jones produttore. Una collaborazione avviata per il primo album, “Off the Wall” del 1979, che toccherà il culmine appena tre anni dopo con “Thriller”. Quest’ultimo si aggiudicherà il Grammy come album dell’anno nel 1983. Un sodalizio che proseguirà anche per il successivo “Bad”.
L’altro ricordo vivido nella mia mente risale alla metà esatta degli anni Ottanta, ai tempi di USA for Africa. Supergruppo di quarantacinque superstar creato a scopi benefici, che Jones contribuisce a formare e di cui produce il fortunatissimo singolo “We Are the World”. Vogliamo fare il nome di qualche partecipante? Bob Dylan, Tina Turner, Bruce Springsteen, Stevie Wonder, Ray Charles, Diana Ross, Paul Simon. Oltre a Lionel Richie, Harry Belafonte e Michael Jackson, artefici del progetto assieme al Nostro. Le vendite del disco hanno generato oltre 60 milioni di dollari, devoluti in favore delle popolazioni africane.
Nato a Chicago nel 1933, nei primi Cinquanta Jones vince una borsa di studio per una prestigiosa scuola di musica di Boston, lasciata dopo un solo anno per trasferirsi a New York, dove trova lavoro come arrangiatore jazz. È l’inizio di una carriera che lo porterà al numero record di ottanta candidature al Grammy, superato in questa siderale classifica solo da Beyoncé e Jay-Z. Ritirerà il prestigioso premio ventotto volte, tre delle quali come produttore dell’anno. Nel corso dei sette decenni di attività ha spaziato fra i generi (jazz, r’n’b, pop, soul e altri ancora) collaborando, tra i tantissimi, con Count Basie, Frank Sinatra, Miles Davis, Paul Simon e Aretha Franklin.
Dopo l’esperienza come compositore di colonne sonore, nel 1985 fa il suo ingresso nell’industria cinematografica anche in veste di produttore, con “Il colore viola” di Steven Spielberg. Fonderà poi la Quincy Jones Entertainment, il cui più grande successo sarà la sitcom televisiva “The Fresh Prince of Bel-Air”, conosciuta nella versione italiana come “Willy, il principe di Bel-Air”. Serie televisiva che consacrerà la stella di Will Smith. Un altro contributo alla cultura pop di Quincy Jones che, molto probabilmente, chi era adolescente negli anni Novanta ricorderà bene.
Sebbene il suo lavoro nell’industria dello spettacolo sia proseguito anche negli anni Duemila, Quincy Jones rimarrà legato indissolubilmente ai decenni d’oro della musica del ventesimo secolo, quando i dischi avevano la forza di cambiare il mondo. Senza voler suonare troppo “millenaristici”, la sua scomparsa segna un altro minuto del crepuscolo di un’epoca forse irripetibile.
Il ricordo di Quincy Jones
Serotonina 04.11.2024, 08:00