La scomparsa di Roberto De Simone, avvenuta lunedì scorso all’età di 91 anni, ha chiuso un’era per la musica e il teatro italiani, due espressioni artistiche che il compositore, musicologo e regista teatrale napoletano ha saputo coniugare nel corso della sua opera di ricerca intellettuale e culturale, attività che lo ha posto come punto di riferimento nella preservazione e diffusione delle tradizioni popolari, nelle quali ha saputo inserire elementi di innovazione.
Nel corso della sua carriera, De Simone ha ricoperto molti incarichi di prestigio, tra cui quello di direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli, di direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella e di accademico di Santa Cecilia in Roma.
Musicalbox ha dedicato un ricordo al maestro partenopeo, a cura di Christian Gilardi:
«Progetti come La cantata dei pastori o Il Carnevale di Napoli sono esempi di come De Simone abbia saputo rielaborare il teatro musicale in un modo nuovo, con un linguaggio che attingeva sia alla tradizione che alla contemporaneità e alla classicità. Queste opere non solo hanno celebrato la tradizione napoletana, ma ne esploravano gli aspetti più profondi. Affrontando i temi sociali e religiosi, che poi sono temi universali, il teatro di De Simone è sempre stato un mezzo di riflessione sul presente, sulle contraddizioni, un modo di rivelare il legame profondo tra cultura popolare e modernità».
Fra le esperienze più importanti di De Simone, la fondazione e la direzione artistica della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Attorno a essa hanno gravitato figure come Concetta Barra, Beppe Barra, Teresa De Sio, Eugenio Bennato:
«Un progetto che si è rivelato un autentico movimento di recupero, di valorizzazione e rinnovamento della musica tradizionale del Sud Italia. Questo gruppo, attraverso questo approccio innovativo e la capacità di rendere la musica popolare accessibile anche a un pubblico colto e internazionale, è diventato uno dei più significativi esempi di folk revival italiano.
Il folk revival italiano ebbe il suo massimo splendore a partire dagli anni ’70, e sicuramente il lavoro di Roberto De Simone ha dimostrato che la musica tradizionale, pur nel rispetto delle sue radici, può rinnovarsi, può evolversi e soprattutto dialogare con il presente. De Simone, all’inizio degli anni ’70, ha intrapreso un’imponente e approfondita ricerca sul campo, un’attività che lo portò a esplorare la tradizione musicale orale della Campania in modo sistematico e profondo».
Tradizione e innovazione, senza mai rinunciare all’autenticità. Queste caratteristiche del suo lavoro hanno reso De Simone fonte d’ispirazione per le realtà della musica partenopea nate proprio a partire dagli anni ‘70:
«Tutto quello che è successo dopo questa esperienza di De Simone lo sappiamo: Pino Daniele, i Napoli Centrale, insomma: tutta una serie di musicisti che vedevano in lui un intellettuale, un musicista, un vate rispetto alla cultura. De Simone non è solo un artista ma un custode della memoria e una voce critica all’interno della cultura italiana contemporanea, quindi anche della nostra cultura. La sua opera continuerà sicuramente a ispirare nuove generazioni di artisti e studiosi, che vedono in lui una figura di riferimento per l’arte che affonda le radici nella tradizione, ma che è sempre proiettata verso il futuro».
La scomparsa di Roberto De Simone
Musicalbox 07.04.2025, 15:30
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