Sankoum Cissokho, un griot a Ginevra

Quando si dicono le porte girevoli. Ancora una volta, in Mx3, i destini si incrociano. La scorsa settimana abbiamo raccontato di Mik Ivy, che da Ginevra si è trasferito a Londra per inseguire le sue ambizioni di musicista. Questa settimana abbiamo un artista che di Ginevra ha fatto il suo approdo. La storia di Sankoum Cissokho parte da lontano, non solo nello spazio ma anche nel tempo. Originario del Senegal, Sankoum è nipote del leggendario griot Soundioulou Cissokho. I griot sono i bardi, i custodi delle musiche e dei racconti dell’Africa Occidentale. Storicamente il loro contributo non è stato solo artistico. Questi cantori avevano assunto un ruolo di mediatori, di stabilizzatori degli equilibri sociali nella regione.

Questo è il contesto in cui è cresciuto Sankoum Cissokho. Che giovanissimo, grazie al papà, ha imparato a suonare la kora, strumento cordofono tipico della sua terra. Nel viaggio verso la Svizzera, il musicista si è messo in tasca altre spezie musicali arrivando a costruirsi uno stile, lo stesso che dà identità al suo ultimo disco, “No Reason”. In esso affiorano chiaramente il reggae e qualche venatura di hip hop, specie nelle parti cantate, in un continuo passaggio di testimone fra tradizione e modernità. Uno scambio che mantiene la prima lontana da atmosfere museali e la seconda su un percorso di saggezza, quella wisdom tanto cara agli artisti reggae da Bob Marley in giù.

“No Reason” è un disco in cui c’è spazio per più stati d’animo, anche quelli meno piacevoli. Siamo lontani dalla spensieratezza da festosa rassegna così come dal baratro della tristezza. La nostra scelta è caduta su “Ghetto”, che pur riprendendo un tema sempre molto sentito e delicato per la diaspora africana, ci consegna le sue invocazioni con slancio positivo.