“Il vecchio sole”, immutabile, che brucia dentro, simbolo dell’amore per la composizione e per la musica che è l’anima. Una fascinazione infinita per la vita. “Il nuovo orizzonte”, metafora delle meraviglie che ti circondano e ti sfidano, come le nuove prospettive e i cambiamenti.
È questo il senso di Old Sun, New Horizon, l’ultimo album del cantautore zurighese Simon Borer, meglio conosciuto come Long Tall Jefferson, eccellenza del folk svizzero.

Old Sun, New Horizon, edito da Mouthwatering Records, è una collezione di 11 cartoline scritte da Borer e realizzate assieme all’amico Mario Hänni (Mnevis) cercando, suonando sempre in due, di mantenere la spontaneità, le imprecisioni e l’ispirazione della musica registrata in gruppo. «Ho scritto le canzoni a casa con la chitarra, come sempre, ma volevo lavorare con qualcun altro e non fare tutto da solo» racconta Borer nell’intervista di Sandra Romano, «Mario è un vecchio amico, ha voluto partecipare, ed è stato un dream team. Eravamo d’accordo che prima di trovarci avrei avuto le canzoni pronte, per poi registrarle nel mio piccolo studio. Era importante sentirsi bene e leggeri prima di fare le demo e di portarle in un vero studio. Infatti al produttore sono piaciute, e ha suggerito di non registrarle di nuovo ma di mantenerle più simili possibile alle originali per non perdere la spontaneità di quell’atmosfera. Non dico che non ci sia stata una preparazione, ma è il frutto di cose accadute sul momento divertendosi e senza pensare ai costi e alle tempistiche di un lavoro in uno studio professionale. Quella leggerezza si è mantenuta nel risultato finale».
Long Tall Jefferson, maestro nel destreggiarsi tra l’indie folk e il pop lo-fi, ha realizzato un album edificante in cui emerge a tratti, la dua splendida malinconia.
Old Sun, New Horizon è l’ennesimo disco giocoso, a volte surreale, altre criptico, ma sempre molto personale ed emotivo di un artista papà per il quale la musica non è che uno dei tanti aspetti di un’esistenza appassionante.
