Leggendo le notizie del giorno, scrollando il proprio feed di Instagram o X, nelle ultime settimane è impossibile non essere incappati almeno una volta nell’immagine di questo ragazzino dagli occhi azzurri che scruta con un’espressione di rabbia mista a vergogna il padre che non riesce a guardarlo negli occhi. “Adolescence” non è una serie crime, sin dalla prima puntata si scopre chi ha ucciso la giovane Katie. L’assassino è Jamie, 13 anni, riservato, estremamente intelligente, apparentemente normale. Eppure Jamie è lo stesso che in seduta con la psicologa (a seguito del suo arresto) afferma che nonostante Katie non fosse il suo tipo l’aveva invitata ad uscire perché sapeva che a scuola la bullizzavano per il seno piatto e che avrebbe avuto più possibilità di ricevere un sì. Questa scena è emblematica perché si intravede l’indole manipolatoria del protagonista. Un’arte della manipolazione e una rabbia repressa sfociata poi nell’accoltellamento della coetanea appresi da forum online contro le donne.
La miniserie Netflix, ideata da Jack Thorne e Stephen Graham, offre un ritratto crudo e realistico delle difficoltà affrontate dai giovani nel loro percorso di crescita. “Adolescence” esplora temi come il disagio emotivo, l’identità e la violenza di genere, mettendo in luce le pressioni sociali che influenzano ragazzi e ragazze in modi diversi. Mentre le protagoniste femminili si confrontano con la misoginia sistemica e la paura del giudizio altrui, i personaggi maschili riflettono un modello di mascolinità tossica che può facilmente sfociare in rabbia repressa e isolamento sociale. Ed è proprio questo isolamento che crea un vivaio ideologico estremamente pericoloso. Parliamo di manosfera e degli incel. Tutti concetti in passato poco conosciuti che vale la pena analizzare per comprendere il contesto sociale in cui stanno crescendo i nostri figli.
La manosfera e gli incel
Con manosfera ci si riferisce a una vasta rete di comunità online. Questo termine, coniato per descrivere un insieme di forum, blog e canali social dedicati alla “questione maschile”, raccoglie diversi gruppi accomunati da una visione critica – spesso misogina – delle relazioni di genere e della società contemporanea.
Questo ecosistema digitale include vari movimenti e sottogruppi, tra cui Men Rights Activists (MRA) che sostengono di combattere per i diritti degli uomini, spesso criticando il femminismo e denunciando presunti svantaggi maschili nella società. Ci sono i Pick-Up Artists (PUA) che promuovono tecniche di seduzione manipolative, insegnando agli uomini come “dominare” le donne per avere successo sessuale. Seguono i MGTOW (Men Going Their Own Way): uomini che scelgono di evitare completamente le relazioni con le donne, considerandole dannose o manipolatrici. Ed infine ci sono gli Incel (Involuntary Celibate), la comunità più radicalizzata, composta da uomini che si sentono rifiutati dalle donne e coltivano un risentimento profondo nei loro confronti. Sebbene ciascuno di questi gruppi abbia obiettivi diversi, tutti condividono una visione del mondo in cui gli uomini sono vittime di un sistema sbilanciato a favore delle donne.
Il termine incel nasce in Canada negli anni ‘90, con un’accezione neutra, per indicare persone di qualsiasi genere che faticano a trovare un partner. Tuttavia, negli anni 2000 e 2010, questa comunità ha subito una trasformazione radicale, diventando un ambiente tossico in cui il fallimento relazionale viene attribuito a una presunta “tirannia femminile” e alla gerarchia biologica del desiderio.
L’80% delle donne è attratta dal 20% degli uomini
La filosofia incel si basa su teorie pseudo-scientifiche, come la black pill, secondo cui il destino di ogni uomo è determinato dal proprio aspetto fisico: solo gli uomini attraenti (Chad) avrebbero accesso alle donne, mentre i meno avvenenti sarebbero condannati a un’esistenza di solitudine. Questo concetto è centrale nelle teorie che popolano la manosfera e serve a vendere l’idea che le donne detengano tutto il potere sessuale e possano scegliere partner più attraenti di loro, lasciando gli uomini meno prestanti nel “celibato involontario” appunto. Un’ipergamia che privilegia le donne grazie alla rivoluzione sessuale del Sessantotto.
Infatti secondo gli autori di queste comunità esisterebbero due tipi di uomini: chi ha preso la pillola blu e chi invece ha scelto la pillola rossa. Una citazione da Matrix, in cui il protagonista è posto di fronte alla scelta di prendere la pillola rossa e vedere il mondo nella sua vera natura o di prendere quella blu e continuare a vivere in una comoda finizione. In quest’ottica la maggior parte degli incel sostiene di aver scelto la pillola rossa e di aver compreso che la reale natura dei rapporti tra uomo e donna si basa sulla subordinazione e sull’ipergamia femminile. Una fantasia quindi che accusa le donne di opprimere gli uomini e di negare loro quelli che sono diritti “inalienabili”, ovvero sesso e affettività.
Gli incel usano simboli e codici nei social per esprimere la loro cultura, ad esempio la dinamite rappresenta l’eplosione della cultura incel, mentre la pillola rossa indica il risveglio verso la loro verità. Questa visione nichilista porta molti incel a sviluppare un profondo odio verso le donne, spesso sfociando in episodi di violenza, come nel caso di Elliot Rodger, autore di una strage nel 2014 che ha ispirato numerosi altri atti di terrorismo misogino.
Le donne non pensano con la propria testa. Sono solo vasi vuoti in attesa di essere programmati
Andrew Tate
Negli ultimi anni, personaggi come Andrew Tate hanno contribuito a diffondere le ideologie della manosfera a un pubblico più ampio. Tate, ex kickboxer, influencer, più volte accusato di violenza sessuale e reati legati allo sfruttamento sessuale, ha costruito un impero mediatico basato sulla promozione di una mascolinità aggressiva e sulla sottomissione delle donne. Con più di 10 milioni di follower su X, Tate attraverso video virali, corsi a pagamento e gruppi di discussione online, ha attirato migliaia di giovani uomini, molti dei quali provenienti dall’universo incel. Tate, attraverso i social media, ha sfruttato il malessere di giovani uomini per costruire un brand basato su un’ideologia misogina e suprematista, che trova terreno fertile proprio in queste comunità. Sebbene Tate non si definisca un incel, la sua retorica sul “dominio maschile” e la sua ostilità verso il femminismo rispecchiano molte delle idee della manosfera, rafforzando una narrativa in cui gli uomini devono “riprendersi il loro potere” in un mondo che li avrebbe resi deboli.
È essenziale decostruire il fenomeno Tate per comprendere come e perché figure come la sua possano catalizzare il risentimento maschile e alimentare la radicalizzazione online. Tra i concetti più reiterati della filosofia dell’influencer vi è l’idea che le donne debbano essere sottomesse agli uomini, giustificando la violenza e il controllo sulle partner. Un altro pensiero ricorrente è il darwinismo sociale, ovvero l’idea che solo gli uomini più forti (gli “alpha”) meritino il potere e il rispetto. Il successo materiale infatti viene vista come una prova di valore. Secondo Tate il denaro e lo status sono le uniche misure di successo per un uomo. Vi è infine il disprezzo per il femminismo, considerato un movimento che ha reso le donne “indisciplinate” e gli uomini deboli. Questa visione si sposa perfettamente con la narrativa incel, che dipinge il mondo come un’arena in cui solo una piccola élite di uomini può avere successo con le donne, lasciando gli altri a una condizione di frustrazione e impotenza.
Pur non identificandosi come un incel, Tate attrae una parte della loro comunità perché offre un’illusione di riscatto. Agli uomini che si sentono esclusi dalle relazioni e dal successo, Tate propone una soluzione semplice: diventare ricchi, dominanti e disprezzare le donne.
Molti incel vedono nel suo modello di “uomo di successo” una via d’uscita dal loro stato di emarginazione. Tuttavia, questa è una soluzione tossica e irrealistica, che non affronta le vere cause del disagio maschile, ma lo trasforma in rabbia e disprezzo verso il mondo esterno. I messaggi di Tate sono problematici per diversi motivi. In primis perché normalizza la violenza di genere. I suoi discorsi giustificano l’abuso fisico e psicologico sulle donne, contribuendo a creare un clima di pericolo per loro. Sempre Tate propaga una visione distorta delle relazioni insegnando agli uomini a vedere le donne come oggetti da conquistare e controllare, piuttosto che come persone con desideri e autonomia. Sempre l’influencer sfrutta il disagio maschile senza risolverlo, invece di promuovere una mascolinità sana, basata su empatia, crescita personale e connessioni reali, Tate vende un’illusione basata su ricchezza ostentata e aggressività. Infine alimenta la radicalizzazione online: i suoi contenuti sono spesso il primo passo per molti giovani verso comunità più estreme, come gli incel radicalizzati e i gruppi suprematisti maschili.
E la situazione in Svizzera?
Dal 1° gennaio 2023 la scena incel svizzera è sotto esame più attento. La Confederazione, i Cantoni, le città e i comuni hanno lanciato un piano d’azione per prevenire la radicalizzazione e l’estremismo violento. Gli autori del piano d’azione hanno riferito al Tages-Anzeiger che alcuni forum di scambio incel in Europa sono già stati bloccati a causa del loro potenziale pericolo. Recentemente anche l’Ufficio federale di polizia (Fedpol) ha iniziato a monitorare il fenomeno degli Incel. Le autorità vogliono ora sensibilizzare i propri corpi di polizia su questo fenomeno per identificare meglio le persone potenzialmente pericolose.
Esiste un modo per contrastare il Fenomeno?
La manosfera e la subcultura incel non sono fenomeni isolati, ma il risultato di una crisi più ampia della mascolinità contemporanea. La diffusione di queste ideologie riflette il bisogno di risposte a un disagio reale, che però viene incanalato in una direzione distruttiva e violenta.
Si può contrastare questo fenomeno iniziando dall’educazione e dalla critica mediatica, ovvero insegnare ai giovani a riconoscere le narrazioni tossiche sulla mascolinità e a sviluppare un senso critico nei confronti di figure come Tate. È fondamentale creare modelli alternativi di mascolinità promuovendo esempi di uomini che incarnano forza senza tossicità, successo senza oppressione, sicurezza senza disprezzo per gli altri. Infine regolamentare la diffusione di contenuti dannosi; le piattaforme social devono assumersi la responsabilità dei messaggi che fanno passare.
Adolescence
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