Attenzione: in questo articolo porto esempi di violazione del consenso in diversi ambiti, dall’infanzia, alla disabilità, alla salute. Se questo argomento è delicato per voi, non continuate con la lettura.
1. Una signora, in treno, si avvicina a un bambino di circa due anni che sta gironzolando. La madre osserva, poco lontano. La donna parla al piccolo, si capisce che non lo conosce. D’improvviso, lo afferra e gli dà un bacio sulla guancia.
2. Lezione di yoga: l’insegnante si avvicina a una nuova allieva e le solleva il bacino con la mano, per correggere la sua posizione.
3. Una persona che stai frequentando da poco ti fa un’improvvisata a casa, senza avvisare. Suona il citofono, ti chiede di salire per un caffè.
4. Un gruppo di persone al lavoro, tra cui una in sedia a rotelle. Una donna appende la propria borsa, pesante e voluminosa, su una delle maniglie: «Così non faccio fatica», commenta ridendo.
Se vi sembra che queste situazioni non abbiano nulla di problematico, forse è il caso che parliamo di consenso.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/Il-consenso-%C3%A8-fondamentale--1275870.html
Ne sentiamo parlare, doverosamente, nell’ambito della violenza di genere. Parliamo di molestie, violenza sessuale – in settimane in cui è ancora fresco lo shock per il caso di Gisèle Pelicot. Ma il concetto di consenso è molto più ampio, e l’educazione al consenso dovrebbe partire dall’infanzia.
Zaira Schauwecker, ingegnera con un figlio di pochi anni, spiega che «è importante insegnare che per dare un bacio o un abbraccio serve il consenso. Sia per la sua sicurezza, del tipo “Il tuo corpo è tuo e non lo si tocca senza il tuo permesso” che per quella degli altri “Non puoi toccare il corpo altrui senza il consenso”» (24 idee per educare al consenso nel quotidiano, nel blog Zairacconta). Sì, perché anche persone di età bassa possono agire in modo violento e non consensuale: un amico mi ha raccontato la sua difficoltà a pretendere il rispetto del proprio corpo dal nipotino cinquenne, che lo toccava nelle parti intime «per giocare», e i genitori non intervenivano.
Ma la violazione del consenso è tanto più grave quando c’è una disparità di potere. E questa disparità di potere si intensifica quando chi è in posizione subordinata vive contemporaneamente diversi tipi di discriminazione: «Una volta a una festa un tipo mezzo ubriaco voleva assolutamente che io andassi in pista a ballare. Io non volevo e ho detto di no. Lui mi ha preso, ha impennato la carrozzina e mi ha portato in mezzo alla gente continuando a farmi impennare su e giù. Avevo anche un bicchiere di rosso in mano che mi sono rovesciata per metà sul vestito. Io ero imbarazzatissima e non sapevo che fare. Le mie amiche se ne sono accorte quasi subito e sono venute a salvarmi», mi racconta Tiziana Masoch, traduttrice e attivista disabile. «In questo caso, lui è stato visto come il simpaticone che voleva farmi divertire, io povera disabile che guardava gli altri ballare. Le altre persone intorno ridevano di questa goliardata. Solo le mie amiche si sono rese conto che la cosa era sbagliata».
Ilaria Crippi, scrittrice e attivista disabile, parla di consenso anche nelle relazioni di aiuto: «Un primo aspetto poco visibile e dibattuto ha a che fare con la possibilità che persone estranee maneggino, spostino, sollevino i nostri ausili – talvolta con noi sopra» (Lo spazio non è neutro, Tamu, 2024).
Anche in ambito medico e sanitario la questione del consenso è ancora assolutamente sottovalutata, nonostante sia regolata dalla legge e sia una forma di tutela per ogni parte coinvolta. Sono davvero poche le professioniste e i professionisti che chiedono il consenso a toccare la persona paziente, a intraprendere l’esame o la visita, anche in casi delicati come per esempio quelli ginecologici. Da alcuni anni, finalmente, si parla di violenza ostetrica: ben il 76,2% delle persone che hanno partorito riferisce di aver subito violenza da parte del personale sanitario (verrà pubblicato nei prossimi mesi lo studio condotto dalla professoressa Lucia Ponti dell’Università di Urbino Carlo Bo; intanto possiamo leggere l’articolo di Erika Riggi Violenza ostetrica, l’ha subita il 76,3% delle donne. Il libro “Senza spegnere la voce” ci invita a reagire, in «Io Donna», 2025). Di queste, il 62,2% ha raccontato di cure non consensuali, tra cui l’episiotomia percepita come non necessaria, pressione sull’addome per accelerare il parto, posizioni forzate, negazione di informazioni e spiegazioni nonostante venissero richieste.
In ambito relazionale, le cose sono ancora più confuse. Ci hanno nutrito a pane e “grandi gesti” in stile Hollywood: baci rubati; «no» che in fondo sono «sì», basta insistere un po’; attraversamento di continenti per andare a riconquistare amori adolescenziali totalmente ignari; invio di tonnellate di rose rosse in ufficio per dichiarare il proprio interesse… tutti gesti estremamente problematici, dal punto di vista del consenso. Questo immaginario non accenna a cambiare. Un esempio eclatante? I libri della serie Cinquanta sfumature, di E.L. James (e conseguenti film): un concentrato di tossicità maschile e pratiche non consensuali mascherate da romanticismo. Ricordo con raccapriccio la scena in cui il protagonista Christian Grey regala un’Audi a Anastasia Steele per festeggiare la sua laurea.
Quando ne parlo, mi viene spesso detto: «Se chiedo il permesso di baciare l’altra persona, ammazzo il romanticismo». Ma è davvero così? È davvero più importante seguire questo immaginario che rispettare la volontà dell’altra persona? E poi: ci avete mai provato, a chiedere: «Posso baciarti?» prima di farlo? Garantisco che, con la giusta atmosfera, potrebbe essere uno dei gesti più romantici (ed erotici) che potreste fare mai. Ma abbiamo capito che il consenso non ha a che fare solo con sesso e romanticismo. Dimentichiamo troppo spesso che dovrebbe essere alla base di ogni tipo di rapporto, relazione e contesto, e permeare ogni interazione, dai piccoli gesti quotidiani ai momenti più intimi. La cultura in cui viviamo si basa su rapporti di potere, e romanticizza i piccoli e grandi abusi di chi ha più potere nei confronti di chi ne ha meno. Chiedere il permesso, anche per un bacio, è un grande atto di connessione e rispetto.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/Violenze-sessuali-solo-un-s%C3%AC-%C3%A8-un-s%C3%AC--1802450.html
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Telegiornale 19.12.2024, 12:30