Il nuovo modello di intelligenza artificiale cinese DeepSeek sta scuotendo il panorama globale. A far discutere non è solo la qualità del modello, ma soprattutto la scelta di renderlo open source, cioè accessibile e modificabile da chiunque. In un’epoca in cui le grandi aziende tecnologiche stanno chiudendo l’accesso ai loro sistemi DeepSeek propone una strada alternativa, più libera ma allo stesso tempo potenzialmente più pericolosa, rilanciando il dibattito sull’open source nell’intelligenza artificiale. Luca De Biase, giornalista, saggista e profondo conoscitore delle dinamiche dell’innovazione tecnologiche, ha detto la sua ai microfoni di Alphaville, su Rete Due.
Dal punto di vista meramente economico, la piattaforma AI cinese, a differenza dell’altro gigante americano OpenAI, è stato un investimento di proporzioni molto minori. Basti pensare che se Chat GPT ha dovuto investire oltre dieci miliardi di dollari per il suo sviluppo, nel caso dell’AI cinese sono bastati poco più di cinque milioni. Bisogna stare attenti, come ricorda De Biase, poiché «dietro allo sviluppo di DeepSeek ci sono gli acquisti di un gran numero di chip e microprocessori che, nonostante non siano di ultima generazione, hanno rappresentato un grande investimento». Il fatto che ci sia un investimento nettamente inferiore resta comunque un dato oggettivo. Il fulcro, in ogni caso, resta la scelta di DeepSeek di essere una open source:
«La scelta è puramente commerciale, questo è chiaro. L’open source è una modalità con la quale si può prendere qualcosa che viene rilasciato dall’azienda per modificarlo e adattarlo al proprio business. Questo è molto interessante perché le aziende e le organizzazioni che acquistano un’intelligenza artificiale per gestire la loro specifica conoscenza - quella che le rende diverse, quella che dà competitività - dubitano nell’affidare ad un’entità esterna, della quale non si sa nulla, le loro informazioni più preziose. Infatti, per esempio, la Samsung ha vietato ai suoi dipendenti di caricare su Open AI materiale industrialmente significativo e sensibile proprio per la mancanza di fiducia sull’utilizzo di quei dati. Invece il sistema open source permette di avere dei modelli sui quali si possono usare le proprie conoscenze senza che esse fuoriescano o finiscano nelle mani sbagliate».
Luca De Biase, giornalista, saggista esperto di innovazione e tecnologia digitale
Ovviamente esistono dei rischi. «I rischi ci sono in tutti i casi e sono di tipi diversi», certo è che «la sicurezza va garantita con molti mezzi e con diverse soluzioni e non sarà la scelta di investire sull’intelligenza artificiale, chiusa o open source che sia, a fare la decisiva differenza, poiché la differenza la fa il sistema di costruzione della sicurezza che tutti i Paesi e le organizzazioni devono assolutamente darsi».
L’Europa, in qualche misura, si trova schiacciata su due fronti per quanto riguarda lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Stati Uniti e Cina, infatti, possono essere considerati i maggiori attori del settore tecnologico mondiale attuale. Possiamo forse affermare che l’Europa sia tagliata fuori? Luca De Biase non è completamente d’accordo:
«È troppo presto per dirlo. Fondamentalmente gli europei si trovano di fronte a un cambiamento che si vedrà nel suo dipanarsi nel giro di qualche decennio, non di qualche anno. Quello che noi abbiamo visto fino adesso è stato una grande ondata di innovazioni che però non ha prodotto cambiamenti industriali significativi. Piccoli aumenti di produttività, ma non molto di più. Che cosa significa? Significa che queste sono balzi tecnologici straordinari affascinanti, entusiasmanti, ma che per diventare realtà devono passare attraverso degli adattamenti e connettersi alla realtà concreta. L’Europa conosce molto bene il mondo dell’industria e della produzione manifatturiera, settori dove l’intelligenza artificiale potrà determinare dei cambiamenti positivi nel lungo periodo».
Luca De Biase, giornalista, saggista esperto di innovazione e tecnologia digitale
DeepSeek e l’IA aperta: opportunità o minaccia?
Alphaville 05.02.2025, 11:45
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