Società

Le possibili soluzioni svizzere al dominio tecnologico dei colossi dell’AI

Dopo l’esclusione dalla lista dei beneficiari dei chip AI di ultima generazione, la Svizzera si trova a dover elaborare nuove strategie nel campo dello sviluppo dell’intelligenza artificiale

  • Oggi, 11:19
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Di: Red./Enrico Bianda 

Il 2025 si preannuncia cruciale per la ricerca sull’intelligenza artificiale in Svizzera, anche se arrivano brutte notizie dagli Stati Uniti. Poco prima di lasciare la scena, l’amministrazione Biden, il 14 gennaio, ha deciso di limitare l’accesso del nostro Paese ai potenti chip informatici necessari per l’intelligenza artificiale. La Svizzera è stata esclusa dalla lista di 18 paesi alleati che possono ricevere questi chip senza restrizioni, venendo invece inclusa in un gruppo che ne potrà ricevere quantità limitate. Questa situazione potrebbe avere un impatto notevole sulla ricerca e sull’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale in Svizzera, che dipende fortemente dalle tecnologie americane.

Nonostante questa battuta d’arresto, la Svizzera è impegnata nello sviluppo di una intelligenza artificiale responsabile, inclusiva e trasparente, come affermato dal governo svizzero al Forum economico mondiale di Davos. Le autorità federali stanno lavorando ad una proposta di regolamentazione dell’intelligenza artificiale ispirata all’Intelligenza Artificiale Act dell’Unione Europea, con l’obiettivo di minimizzare i rischi come discriminazione e sorveglianza delle prospettive svizzere nel campo dell’intelligenza artificiale.

«Le ricadute saranno sicuramente importanti, come è già stato detto, perché la ricerca svizzera dipende dalle importazioni di chip e specialmente dai chip all’avanguardia statunitensi. Questo ci fa comprendere quanto sarebbe importante trovare un accordo con l’Unione Europea per poter creare un circuito di sostegno e scambio anche nell’ambito della ricerca tecnologica. Tuttavia, si aprono dei nuovi scenari con l’esperienza cinese il lancio di un chatbot simile a Chat GPT, di cui sentiamo molto parlare, che è stato sviluppato a partire da chip meno all’avanguardia. Questo mi fa credere che con uno sforzo di creatività e innovazione anche i ricercatori e le ricercatrici svizzere potranno trovare un modo per andare oltre o aggirare queste restrizioni».
Sara Ibrahim, giornalista di swissinfo.ch, specializzata nei temi tecnologici e dell’IA 

Una questione molto importante è il ruolo che i colossi nel campo dell’intelligenza artificiale, come Open AI, ricoprono all’interno della società. Tutti ricordiamo la presenza dell’amministratore delegato e fondatore di Chat GPT sul palco accanto ai giganti della tecnologia che assistevano all’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Stiamo assistendo sempre più ad una forma di scollamento tra la sfera pubblica e l’industria privata. Quest’ultima ha un potere sempre maggiore rispetto a quanto non avvenisse in passato, dove la grande ricerca su questioni che hanno un impatto pubblico sulla vita degli individui aveva un carattere sempre pubblico. Esisteva un finanziamento pubblico agli istituti, alle grandi università. Oggi notiamo un distacco clamoroso tra quelli che sono gli interessi privati, economici e il loro impatto sulla vita delle persone.

«Penso che si sia creata una configurazione particolare, perché i grandi finanziamenti pubblici ci sono stati, ad esempio, per il CERN. Questo non l’hanno fatto i privati perché non c’è stato un business immediato. Mentre per quanto riguarda l’AI tutti capiscono che dalla ricerca applicata si passa istantaneamente a creare un business probabilmente rivoluzionario. Alcuni parlano appunto di una nuova rivoluzione industriale in corso che secondo me anche anche corretto. Perciò si è creata questa configurazione dove si vede un immediato profitto. Per cui sono stati fatti investimenti privati enormi. Essi, in un certo senso, talvolta sono supportati dalla sfera pubblica. L’amministrazione Trump supporta questi grandi centri tecnologici affinché possano realizzare i loro piani, qualcosa che non succede in Europa».
Marco Zaffalon, direttore scientifico dell’Istituto Dalle Molle di Intelligenza Artificiale di Lugano

Una situazione simile comporta inevitabilmente delle sfide da affrontare nel campo dello sviluppo tecnologico in Svizzera. Si è parlato della possibilità di sviluppare un’intelligenza artificiale simile a Chat GPT ma di natura più specializzata e meno generalista, che possa essere di supporto nei settori portanti della società svizzera, come la sanità:

«Il governo svizzero e i Politecnici federali di Losanna e Zurigo hanno l’ambizione di posizionare la Svizzera al centro dello scacchiere mondiale sul piano della ricerca e dello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale. Lo vogliono fare puntando su modelli aperti, trasparenti e sviluppati a livello nazionale, quindi diciamo in contrasto con quelli comunque sviluppati dalle aziende private statunitensi dietro a porte chiuse e in maniera opaca. Un’altra caratteristica significativa è che, a differenza di modelli come Chat GPT, quelli su cui lavorano le università svizzere non sono generalisti, quindi non possono, diciamo, rispondere a qualsiasi domanda, ma sono pensati per l’applicazione in settori di punta per la Svizzera e in cui il Paese può davvero apportare un valore aggiunto come può essere per esempio la sanità o la farmaceutica. Lo scopo è quello di far avanzare il Paese in ambiti come per esempio l’accesso alle conoscenze mediche, la digitalizzazione avanzata e penso per esempio alla digitalizzazione dei dati dei pazienti in modo che siano disponibili a livello centralizzato negli ospedali cantonali a livello nazionale, quindi a beneficio anche dei e delle pazienti, oppure l’accelerazione della scoperta di nuovi trattamenti».
Sara Ibrahim, giornalista di swissinfo.ch, specializzata nei temi tecnologici e dell’IA 

Un’altra via, questa volta europea, per far fronte al dominio dei colossi tecnologici statunitensi e cinesi nel campo dell’AI sarebbe la creazione di un CERN dedicato alla ricerca nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Si è parlato di Parigi e di Zurigo come luoghi in cui riunire le menti migliori per creare una soluzione europea. Ma è davvero fattibile?

«Penso che se l’Europa, la Svizzera, vogliono davvero contare qualcosa sul piano dell’intelligenza artificiale, questa è la direzione in cui andare. Puntare solo su approcci nazionali, per quanto sia importante e auspicabile, non porta lontano sul lungo periodo. Sappiamo infatti che le tecnologie, l’intelligenza artificiale in primis, non conoscono confini. Inoltre, l’esperienza del CERN, che già abbiamo fatto e stiamo facendo a Ginevra, per quanto resa difficile attualmente dal quadro geopolitico, ci insegna che un luogo del genere può essere essenziale per far avanzare la ricerca sull’intelligenza artificiale in modo pacifico e con uno scopo comune tra i Paesi, contrastando, come dicevamo, la guerra fredda in corso tra Stati Uniti e Cina per il dominio economico, politico e tecnologico. Sicuramente con la volontà è fattibile perché abbiamo già il CERN a Ginevra e sappiamo benissimo che si può fare».
Marco Zaffalon, direttore scientifico dell’Istituto Dalle Molle di Intelligenza Artificiale di Lugano

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Niente più chips alla Svizzera

Alphaville 29.01.2025, 12:35

  • Keystone

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