Cultura

La memoria della valle per far vivere il presente

A Intragna c’è un luogo dove il passato è vivo e dialoga con l’oggi: è un museo etnografico che non vuol essere solo un deposito di vecchi attrezzi agricoli

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Il Ticino della povera gente che emigrava

RSI Cultura 15.04.2025, 17:00

  • Fotografia di Angelo Monotti
  • RSI CULTURA
Di: Stefano Roncoroni 

Sta in mezzo al nucleo storico di un tipico e piccolo paese ticinese, all’imbocco delle Centovalli, a Intragna. Ci si può arrivare anche con il mitico trenino della “Ferrovia Vigezzina Centovalli”, quello che va fino a Domodossola, quello che in autunno diventa il treno del “Feuillage”. È un museo che racconta di un Ticino passato in cui la povertà la faceva da padrone, di una miseria che obbligava ad emigrare, ma che creava anche situazioni culturali interessanti: chi se ne era andato a cercar fortuna, a volte, tornava alla sua terra, portando novità e visioni nuove.

Il Museo Regionale delle Centovalli e del Pedemonte resta chiuso nella stagione invernale e riapre a metà aprile. È un museo etnografico, ma non bisogna affatto pensare che sia una sorta di deposito di lusso per vecchi attrezzi agricoli. Anzi, è un lugo vivo, che anima il territorio e propone anche mostre attualissime.

In questo momento, fino al 20 luglio 2025, ospita un’esposizione dedicata a Carlo Berta, “Il bello delle regole e altre amenità”. Berta, detto Kiki, è il grafico ticinese famoso per aver creato l’icona del Rabadan, quella conosciutissima con il castello bellinzonese mascherato. Quell’immagine risale al 1961 ed è una discendente della serie “Omino”, personaggio “di carta” nato alla fine degli anni ‘50 a cui è dedicata una parte della mostra al museo di Intragna. Grande spazio anche per i “quadrati magici”, un’alta “ossessione” di Berta, opere dove la grafica si mischia alla parola.

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  • I "quadrati magici" di Berta al Museo Regionale delle Centovalli e del Pedemonte

Ma torniamo al lato storico ed etnografico del museo di Intragna. Fra le mostra permanenti, interessantissima quella dedicata alla fotografia, in Particolare ad Angelo Monotti di Cavigliano, che è uno dei precursori della fotografia ticinese.

Ci racconta Mattia Dellagana, curatore del museo: «Monotti rimane un ventennio a Livorno. Tornato, apre uno studio fotografico a Cavigliano e, grazie alla sua presenza in questo territorio, oggi noi abbiamo un gran numero di fotografie che raccontano di questa regione e della gente che ci viveva: abbiamo immagini già a partire dagli anni ‘60 dell’Ottocento».

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  • Fotografia di Angelo Monotti

Le fotografie di Monotti non ritraggono solo persone, ma anche eventi storici. C’è uno scatto, per esempio, di una storica fuoriuscita del Lago Maggiore.

«A mio modo di vedere, è una delle foto più belle, datata 3 ottobre 1868, giorno in cui il lago Verbano fuoriuscì dai suoi argini e invase la Piazza Grande di Locarno: fu l’anno del record, il lago non fu mai più così alto e ancora oggi, sotto i portici, è indicato sulle pareti delle case, con una tacca, il livello che raggiunse il lago in quel giorno».

Un’altra sezione permanente del museo sta in soffitta. E non è un caso: «Nel sottotetto abbiamo allestito una sala che racconta una delle pagine più significative di questo territorio, ma anche delle più tristi: quella delle migrazioni degli spazzacamini. Molti spazzacamini erano bambini, soprattutto quelli che andavano verso le destinazioni a sud, nelle città italiane, dove i camini si pulivano dall’interno: i bambini si arrampicavano dal focolare, salendo fino al comignolo e, muniti di una “raspetta”, grattavano le pareti attorno. Era un mestiere estremamente pericoloso, estremamente nefasto per la salute, che ha toccato generazioni e generazioni di persone delle Centovalli, già probabilmente a partire dal Cinquecento fino agli inizi del Novecento. Abbiamo anche costruito una canna fumaria finta, completamente buia, stretta, in cui si può entrare e provare per pochi secondi a vivere questa esperienza terrificante che generazioni e generazioni di persone, di ragazzini, di bambini, sono stati costretti a vivere».

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  • Museo Regionale delle Centovalli e del Pedemonte
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Il bello delle regole e altre amenità (“Ho visto cose”, Rete Due)

RSI Cultura 09.04.2025, 18:00

  • Intervista di Daniel Bilenko a Carlo “Kiki” Berta

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