Le vacanze a contatto con la natura sono in costante aumento negli ultimi venti anni e questa tendenza è in gran parte legata alla possibilità di vedere gli animali selvatici: il cosiddetto wildlife tourism, che è un settore turistico in piena espansione. Ad esempio, il Parco nazionale di Yellowstone negli Stati Uniti, ospita 67 specie di mammiferi, sorgenti calde, foreste, diverse catene montuose. Il parco ha registrato, nel 2021, il numero più alto di visitatori di sempre. L’inseguimento e la fotografia di alci, bisonti, lupi e orsi, così come le visite ai grandi canyon e ai ghiacciai sono le attrazioni negli Stati Uniti che stanno dando un grande impulso al settore. In altre regioni del mondo, come ad esempio l’Africa, il turismo della fauna selvatica rappresenta la maggior parte dell’occupazione e delle entrate; ma l’essere umano è in grado di mantenere un comportamento corretto nei confronti del resto del mondo animale? Alessandra Bonzi ne ha parlato con biologa Laura Scillitani che si occupa di conservazione e gestione di grandi mammiferi e che sulla questione ha scritto un articolo sul magazine web Scienza in rete.
Liked to death, che possiamo tradurre come “amati quasi fino all’eccesso”, è il titolo di un articolo pubblicato lo scorso novembre sulla rivista Science of the Total Environment, in cui si punta il dito contro la nostra abitudine, quasi ossessiva, di condividere immagini accattivanti online. Le condivisioni possono, secondo l’articolo, potenzialmente portare a un sovraffollamento in alcuni luoghi in cui vivono specie rare, provocando disturbo a piante e animali che sono magari già a rischio di sopravvivenza. Che cosa si intende per disturbo alla fauna? In che modo noi esseri umani ne siamo colpevoli?
«Disturbo alla fauna significa quello che la parola suggerisce, ovvero arrecare un disturbo che compromette gli animali dal fare le attività che stavano svolgendo, come riposare o alimentarsi o qualsiasi altra cosa. È fondamentalmente uno stress che può essere in alcuni casi di breve termine, ma a volte anche di lungo termine, che comporta spesso anche un dispendio energetico. Per esempio, scappare da una cosa che viene considerata pericolosa comporta un dispendio energetico, comporta allontanarsi da un luogo sicuro e magari esporsi a dei predatori, comporta di smettere di mangiare e dover riprendere in un altro momento. Insomma, è un alterazione di quelle che sono le attività degli animali. Generalmente pensiamo che questo disturbo possa essere arrecato solo da delle attività che ci sembra più normale possano essere disturbanti come la caccia. In realtà diversi studi dimostrano che anche le attività ricreative che noi svolgiamo in natura come passeggiare oppure sciare, andare in bicicletta, arrampicare possono potenzialmente arrecare disturbo agli animali (...) Spesso quello che succede è che si oltrepassano quelle che sono le distanze di sicurezza per noi e per gli animali pur di portare a casa un’immagine. Dobbiamo pensare che gli animali non percepiscono il mondo come lo percepiamo noi. Hanno altri sensi, hanno anche gli stessi sensi, ma sviluppati in maniera diversa dalla nostra e quindi hanno una distanza in cui tollerano magari un pericolo, magari perché sanno che sono più veloci del pericolo ad allontanarsi».
Laura Scillitani, biologa ed esperta di conservazione e gestione di grandi mammiferi
Quindi, come possiamo comportarci per limitare il nostro impatto in ambienti naturali e come possiamo postare responsabilmente? Esiste un modus operandi che rispetti l’armonia e lo spazio degli altri esseri viventi?
«Detto tutto questo, infatti uno può pensare ma allora non posso più fare niente? Assolutamente non è così. Però per esempio, se visitiamo un’area protetta cerchiamo di guardare quali sono le varie zone in cui si può andare, non si può andare e rispettarle. Ci sono delle zone che sono in cui l’accesso è vietato alle persone e non è fatto per qualche bizzarria di chi amministra queste aree protette, ma per la salvaguardia delle specie. Oppure ci sono sentieri che vengono chiusi in determinati periodi che magari sono funzionali a favorire la riproduzione di specie sensibili. Un’altra cosa molto importante rimanere sempre sul sentiero. Gli animali selvatici hanno una mappa del loro territorio. Sanno benissimo che nei sentieri, magari quelli più frequentati, passano le persone. Non a caso diversi studi dimostrano che tendono a utilizzarli di notte, quando non ci sono più le persone. Quindi loro sanno che durante il giorno quei posti sono frequentati, ma non si aspettano la nostra presenza fuori dal sentiero. Rimanere sul sentiero è molto importante. Per quanto riguarda i post, cerchiamo di togliere la georeferenziazione, di non pubblicare in tempo reale quello che noi stiamo vedendo e quindi magari anche dopo qualche tempo, dicendo abbiamo visto questa cosa, magari in generale in Svizzera, senza indicare il posto. In questo modo possiamo postare senza paura di disturbare gli animali, rispettando al tempo stesso il loro essere».
Laura Scillitani, biologa ed esperta di conservazione e gestione di grandi mammiferi
Ecosistemi animali VS Instagram
Alphaville 28.01.2025, 11:30
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