Il latino è una lingua morta? Forse no: basta guardare il nostro linguaggio quotidiano per scoprire quanto sia vivo.
Che moltissime parole dell’italiano derivino dal latino, lo sappiamo tutti. Ai nostri occhi però resta comunque una lingua misteriosa, lontana, con cui sentiamo di avere poco a che fare. Certo, nessuno parla il latino come se fosse la propria lingua madre (anche se qualche accademico eccentrico riesce a sostenere intere conversazioni, proprio come faremmo in tedesco o in francese), ma definirla una lingua morta resta una definizione poco felice e poco descrittiva della realtà. Una lingua può essere vitale e reattiva, anche se non ha più parlanti nativi. E il latino dimostra in moltissime occasioni la sua vitalità, come vedremo.
In realtà, non solo la maggior parte delle parole italiane presenta una radice latina, ma tante espressioni sono sopravvissute fino ad oggi nel loro uso originale, in latino appunto, avvicinando in modo impressionante la lingua di Dante a quella che usiamo quotidianamente.
Per farvi capire quanto sia presente nel nostro linguaggio, vi propongo un giochino linguistico:
Care lettrici e cari lettori,
Ho pensato di scrivere un testo ad hoc, ergo un testo in cui presentarvi alcuni dei latinismi più comuni, così da farvi sorridere e riflettere. Non aspettatevi il non plus ultra, ma non farò nemmeno tabula rasa, promesso. In primis, lo scopo di questo esercizio è mostrarvi la ricchezza della nostra lingua, che è davvero super! Qualcuno potrebbe avere dei desiderata da esprimere, facendomi notare – perdonate il lapsus – che ho tralasciato alcune parole latine celeberrime. Non ho un alibi, è vero, ma ammettiamolo, valutare a posteriori è sempre troppo facile! Vi assicuro che l’iter che mi ha portata qui è stato ben ponderato, fino a farmi approdare nel hic et nunc. E no, per favore non datemi un ultimatum! Salvatemi in extremis e datemi un’ultima possibilità! Forse avrei bisogno di un tutor che mi aiuti e corregga il mio modus operandi (o scribendi) ma, come si suol dire, carpe diem! E quindi eccomi qui, senza esitazioni, che ho colto l’occasione di condividere con voi questo piccolo viaggio tra i latinismi che usiamo ogni giorno. Se poi vogliamo aggiungere una postilla, ecco che arriva in nostro soccorso il post scriptum. Deo gratias!
Da questo – spero – simpatico giochetto, si può notare quanto i latinismi siano ben inseriti nel linguaggio di tutti i giorni.
Oltre al linguaggio quotidiano, il latino trova applicazione in ambiti più specialistici, come il diritto e la medicina, dove mantiene una presenza straordinariamente vitale. Le formule giuridiche sono infatti quasi sempre in forma latina, come nel caso di in dubio pro reo, ne bis in idem, pacta sunt servanda o ignorantia legis non excusat, solo per citare alcune delle più celebri.
Il lessico medico contiene moltissime voci latine che mantengono la forma originale, come ad esempio ictus, speculum, post partum, in vitro e altre. Curiosamente, il latino viene utilizzato nel linguaggio medico soprattutto in alcuni ambiti, forse per dare una veste meno esplicita alle parole, come se si volessero celare dietro un eufemismo determinati concetti o, appunto, mimetizzarli con una veste latina. Questo accade principalmente quando si parla della sfera sessuale, in cui la comunicazione diventa più pudica.
Un altro mondo in cui il latino trova grande impiego, è quello commerciale: qui troviamo curriculum vitae (curricula al plurale, secondo la regola latina), errata corrige, pro capite, in loco, iunior, senior, deficit, gratis, extra, ex novo e il già citato P.S., cioè post scriptum eccetera eccetera (anche questo dal latino et cetera).
Soprattutto in ambito economico-commerciale, può capitare di pensare, erroneamente, che alcune di queste parole derivino dall’inglese, lingua dell’economia globale per eccellenza. Eppure, la radice è latina, nonostante accada sempre più spesso di sentirle pronunciate secondo la fonia inglese e non latina (che sarebbe quella “corretta”). È il caso dei termini tutor, data, focus e anche audio, video e medium, da cui abbiamo poi il plurale media (spesso associato ad altri termini, questa volta davvero di radice anglosassone, come nel binomio social media).
Il latino è anche la lingua della botanica, della metrica, della musica. Per esempio, nella botanica, ogni pianta ha un nome scientifico in latino e ciò permette di avere una nomenclatura universale. Nella musica e nella metrica, il latino è ancora essenziale: basti pensare al canto gregoriano o alle indicazioni metriche come icus, iambus o dactylus.
Insomma, tutti, spesso senza accorgercene, parliamo un po’ di latino, a riprova dell’enorme peso culturale che questa lingua ha avuto e continua ad avere.
E se è vero che verba volant scripta manent, è comunque sorprendente vedere l’impatto che ha sul nostro quotidiano. La stessa lingua parlata da Seneca, Tacito, Carlo Magno, Petrarca, Dante, Newton e Galileo Galilei risuona nelle nostre parole, a distanza di secoli. Non trovate straordinario sentirci in qualche modo eredi di questi grandi personaggi? Quindi, viva il latino e ad maiora!
https://www.rsi.ch/s/1155957
Mini-dizionario dei latinismi:
Ad hoc: letteralmente “per questo”, significa “per questo scopo, per l’occasione”.
Ad maiora: letteralmente significa “a cose maggiori” ed è usato come augurio, un modo per auspicare successi ulteriori.
Alibi: “Altrove”. Composto da alius “altro” e ibi “lì, là”, indica il trovarsi in un altro luogo.
Audio: dal verbo latino audire, “udire, sentire”.
Carpe diem: significa “cogli l’attimo”, anche se letteralmente è traducibile in “afferra il giorno”. Famosa locuzione che deriva dalle Odi di Orazio; invita a godere delle bellezze della vita senza perdere tempo, consapevoli della brevità dell’esistenza.
Curriculum vitae (curricula): “corso della vita”. Usato spesso nella forma abbreviata CV.
Data: neutro plurale di datum, “cosa data”, dal verbo dare.
De guistibus non est disputandum: “dei gusti non si deve discutere”, sta a indicare la soggettività delle preferenze personali e la varietà dei gusti individuali.
Deficit: dal latino “mancanza”, è un termine tecnico in economia che indica il disavanzo.
Deo gratias: “Grazie a Dio”. La locuzione originale era Deo agimus gratias, cioè “rendiamo grazie a Dio”, contenuta nelle lettere di San Paolo ai Corinzi.
Desiderata: “cose desiderate.” Neutro plurale di desideratus, participio passato del verbo desiderare. In italiano si usa sempre al plurale e al maschile.
Errata corrige: letteralmente “correggi gli errori”, è una pagina in cui si pubblicano gli errori commessi e le eventuali correzioni. Si usa anche nelle e-mail e nei giornali.
Et cetera: “E altre cose, e così via”. Dal latino et cetera (o et caetera), è spesso abbreviato in ecc. o etc. (nella grafia inglese).
Ex novo: “di nuovo, da capo”. Dal latino ex (da) e novo (nuovo).
Extra: oggi significa “in aggiunta”, ma originariamente il significato latino indicava extra cioè “fuori di”.
Focus: in origine focus in latino significava “focolare” ma ha poi assunto il significato di “fuoco” soppiantando l’altro termine latino ignis. Oggi con focus si indica il “punto di convergenza, di attenzione”, di “messa a fuoco”, appunto.
Gratis: “Gratuitamente”. Gratis è l’ablativo di gratia che significa “benevolenza”.
Hic et nunc: “qui e ora”, locuzione con cui si esprime anche una certa urgenza, nel senso di “immediatamente, subito”.
Ictus: letteralmente in latino “colpo”. In italiano il significato varia in base al contesto d’uso.
Ignorantia legis non excusat: letteralmente significa “l’ignoranza della legge non discolpa” ed è una massima giuridica con cui si da per presunta la conoscenza della legge.
In dubio pro reo: un’altra massima giuridica molto famosa che letteralmente si traduce in “nel dubbio, in favore del colpevole”. In questa locuzione si contiene il principio della presunzione di innocenza.
In extremis: letteralmente significava “in punto di morte”, oggi si utilizza con il significato figurato di “all’ultimo momento”, “appena prima del termine”.
In loco: “sul posto”.
In primis: “in primo luogo, prima di tutto”. Locuzione latina consolidata in italiano, si usa per indicare argomenti di importanza primaria.
In vitro: letteralmente “nel vetro”. È una locuzione usata nel linguaggio medico o scientifico in generale.
Iter: “percorso, viaggio”, derivato dal verbo latino ire “andare”.
Iunior: letteralmente significa “più giovane”, è il comparativo di iuvenis.
Lapsus: “errore”, dal verbo latino labi “cadere, scivolare”. Nel linguaggio comune indica un errore involontario. Il termine è strettamente legato alla psicologia freudiana, secondo cui gli errori non sono mai casuali, ma rivelano un qualcosa di inconscio.
Medium (media): “mezzo, medio”. Nella sua accezione di medium come “mezzo di comunicazione” è evidente l’influsso dall’inglese. L’origine è però latina, trattandosi del neutro sostantivato dell’aggettivo medius.
Modus operandi: letteralmente “modo di operare”, indica un modo di procedere specifico, un preciso modo di fare e agire.
Ne bis in idem: locuzione giuridica che tradotta letteralmente significa “non due volte per la stessa cosa”, con cui si indica l’impossibilità di venire processati due volte per lo stesso fatto.
Non plus ultra: letteralmente significa “non più avanti”, ma si intende comunemente qualcosa che si avvicina alla perfezione, il massimo che si può raggiungere. Questa iscrizione, secondo i racconti mitologici, si trovava sulle Colonne d’Ercole, in corrispondenza con lo stretto di Gibilterra. Questo punto rappresentava il confine estremo del mondo conosciuto, un limite da non oltrepassare.
Pacta sunt servanda: “I patti devono essere rispettati”. Questa locuzione latina è utilizzata in diritto e sta a indicare il carattere vincolante dei “patti”, cioè del contratto.
Post partum: “dopo il parto”. Locuzione latina usata in medicina.
Post scriptum: “dopo lo scritto”. Spesso ricorre nella sua forma abbreviata P.S. e serve per fare una breve aggiunta.
Pro capite: “a testa”, si usa come sinonimo di “per persona, per ciascuno”.
Senior: analogamente a iunior, senior è il comparativo latino di senex, “anziano”, e significa quindi “più anziano”.
Speculum: dal latino “specchio”, nel linguaggio medico è uno strumento ginecologico.
Tabula rasa: letteralmente significa “tavola raschiata”; è un’espressione che significa ricominciare da zero, togliere tutto, far piazza pulita (altro curioso modo di dire). L’origine di questa locuzione deriva dal fatto che una volta, i romani, scrivevano incidendo su delle tavolette cerate. Per poterle riutilizzare bisognava raschiare la superficie e cancellare tutto, così da poterci scrivere di nuovo.
Tutor: deriva dal verbo latino tueri, “proteggere, difendere” e indicava in passato il precettore, l’insegnante. Oggi con tutor si indica solitamente qualcuno incaricato di seguire uno studente o un apprendista negli studi.
Ultimatum: significa in italiano “ultimo avviso” e deriva dal latino ultimus.
Verba volant, scripta manent: “le parole volano, gli scritti rimangono” con questa espressione si intende che le parole sfuggono e possono essere dimenticate, mente ciò che è messo per iscritto rimane nel tempo.
Video: dal verbo latino videre, “vedere”.