Anche quest’anno – ahinoi – non potremo festeggiare il Carnevale come si deve con feste, balli scatenati in maschera e musica fino a tardi, ma non perdiamoci d’animo almeno a casa, dove, tra ricette, merende a tema e tanti fritti, possiamo viverci il nostro carnevale casalingo alla grande.
RSI FOOD è qui per voi e prima di avventurarci in ricette e colori che animeranno il nostro portale, partiamo da qualche curiosità sul vero e indiscusso Re di ogni carnevale: il fritto!
Frittelle, ravioli dolci, berliner, cosce di dama, le “chiacchiere” adottate dalla vicina Italia… il Carnevale è costellato di fritti e odori di olio bollente e zucchero, tradizione che affonda le radici già ai tempi dei romani quando, durante i loro Saturnali, venivano cucinati e serviti alla popolazione in festa dei dolci fritti nel grasso di maiale chiamati frictilia, considerati gli antenati delle leccornie odierne.
I Saturnali romani si festeggiavano proprio in questo periodo invernale per salutare la nuova stagione alle porte, con bevute, abbuffate e grandissime bisbocce – in quanto a feste i romani la sapevano lunga… –. Il nostro Carnevale, dunque, sarebbe un “cugino” dei saturnali latini, festa pagana che non doveva esistere con l’avvento del Cristianesimo, ma talmente radicata nelle tradizioni popolari che le autorità ecclesiastiche furono costrette a includerla nelle festività della Pasqua, facendola diventare una sorta di addio ai giorni di “grasso” prima dei quaranta giorni di “magro” della Quaresima. Forse non tutti sanno, infatti, che l’etimologia della parola Carnevale deriva dal latino carnem levare (eliminare la carne), proprio a sottolineare la privazione che sarebbe cominciata in vista della Pasqua dopo l’ultimo giorno di festeggiamenti (martedì grasso).
Ma perché si frigge a Carnevale?
Fatta questa precisazione, va da sé che il fritto – essendo una delle prelibatezze che incarna alla perfezione l’idea di sgarri alimentari e peccati di gola – diventa il simbolo di quel cibo libidinoso da cui astenersi con l’arrivo della Quaresima; facendo incetta di dolci durante il Carnevale, dunque, ci si riempie la pancia e si fa “scorta” in vista del digiuno quaresimale… ecco perché, “a Carnevale ogni fritto vale”!
C’è anche un’altra chiave di lettura, però, e la si deve alle tradizioni derivanti dal mondo rurale, legate alla mazza del maiale che avveniva in gennaio/febbraio, al grasso che se ne ricavava conosciuto anche come “strutto” e all’uso che se ne faceva (e se ne fa tuttora) in cucina per friggere.
Un tempo, in mancanza di frigoriferi e congelatori, gli alimenti venivano conservati sfruttando il freddo del periodo invernale. Per quanto riguarda il maiale, gli insaccati grazie al procedimento di stagionatura, perdevano naturalmente umidità e si mantenevano anche con il sopraggiungere della primavera, ma per il grasso ottenuto dalla colatura per calore da altri pezzi di carne, non c’era soluzione se non quella di utilizzarlo prima che deperisse. Ecco spiegata l’usanza di consumare il grasso di maiale il più possibile prima dell’arrivo della quaresima e dei tepori primaverili, e la tecnica che lo vede perfetto ingrediente è sicuramente la frittura. Lo strutto, infatti, è perfetto per friggere perché resiste eccellentemente alle alte temperature avendo un alto punto di fumo e, al contrario di ciò che si possa pensare, rende più leggere le fritture e non è così nocivo come si pensa, se usato in questo tipo di preparazioni, pur essendo un grasso di origine animale.