La Kombucha, conosciuta anche come “elisir” o “nettare degli dèi”, è una bevanda orientale originaria dalla Cina, consumata fin dal 250 a.C. In sintesi, è un tè fermentato leggermente frizzante ottenuto unendo tè nero zuccherato a una coltura di batteri e lieviti chiamata SCOBY. Questa bevanda deliziosa, dolce o pungente, è famosa per i suoi benefici, fornendo energia, probiotici, vitamine B, C, antiossidanti, amminoacidi ed enzimi digestivi. Pur essendo diffusa da una decina d’anni in America, in Europa sta gradualmente guadagnando popolarità. Anche in Svizzera, sebbene ancora poco conosciuta, è disponibile in vari sapori come zenzero, mirtilli e limone.
L’origine della Kombucha risale all’antica Cina e Giappone, dove veniva chiamato il “tè dell’immortalità”. La sua etimologia è incerta, ma potrebbe derivare dal nome di un medico coreano chiamato Kombo, che nel 414 d.C. lo presentò all’imperatore giapponese Ingyō.
Pochi sanno però che negli anni ’50 in Italia si diffuse la moda del “fungo cinese”, che si diffuse rapidamente tra gli ambienti borghesi e aristocratici. La sua popolarità fu tale che addirittura la “Domenica del Corriere” del 19 dicembre del 1954 le dedicò la prima pagina, illustrata da Walter Molino.
Ma il picco della popolarità avvenne nel 1955, quando Renato Carosone le dedicò una canzona, “Stu fungo cinese”. Scritta in collaborazione con il paroliere Danpa (Dante Panzuti), la canzone è un’ironica presa in giro di una mania scoppiata l’anno prima, che aveva portato migliaia di famiglie italiane ad allevare uno strano fungo tra le pareti domestiche.
Era la grande moda del 1954: una massa gelatinosa di colore biancastro che veniva tenuta in un vaso riempito di tè zuccherato. Ogni mattina i proprietari pescavano dal liquido dove era a mollo e ne bevevano uno o due bicchieri: un toccasana per tutte le malattie, garantivano i sostenitori.
Nun c’è bisogno più
Cchiù di medicine, l’ha detto un mandarino
Che l’ha purtata ccà.
Nun piglià peniccilina
Manco ‘a streptomicina
Piglia o fungo ogni matina
Renato Carosone
Dopo qualche anno, però, la moda del fungo cinese passò ma ritornò in auge negli anni ’90 ribattezzata alga egiziana. In un periodo di rinnovato interesse per le cure alternative e macrobiotiche, l’alga egiziana trovò spazio nelle case, ma pochi compresero il suo esatto utilizzo fino agli anni 2000, quando si comprese finalmente che si trattava di una bevanda.
Ora la possiamo trovare anche in commercio, molti la producono a livello casalingo e alcuni ristoranti che propongono nei loro menù i fermentati, offrono anche un’ampia scelta di bevande realizzate con lo Scoby, l’acronimo che indica la colonia di batteri e liviti tra loro in simbiosi che si usa appunto per fermentare la bevanda.
Allora io vi propongo di gustarvi una fresca kombucha aromatizzata a vostra preferenza ascoltando la divertente canzone di Renato Carosone.
Renato Carosone, icona senza tempo
RSI Food 06.02.1998, 10:22