Anche chiamata la “mucca dei poveri”, la capra è stata per secoli parte fondamentale della dieta degli svizzeri italiani.
Era nelle valli locarnesi, in particolare, che si concentrava il consumo di questo animale. Quasi ogni famiglia possedeva una capra e cercava di ricavarne più sottoprodotti possibili; è infatti sempre in questa regione che nascono i cicitt, lunghe salsicce di carne di capra, oggi Presidio Slow Food.
La capra, una risorsa nella valli del Locarnese
Quando il cibo non era così abbondante come lo è oggi, ci si doveva arrangiare con quello che si aveva a disposizione. Questo non era semplice quando bisognava fare i conti con terre aride e impervie, come lo erano in particolar modo quelle del Locarnese. Venivano in soccorso allora le capre, animali in grado di pascolare anche in terreni ripidi e che richiedevano meno cura, grazie, anche, al poco foraggio necessario.
Come il maiale ha significato per altre popolazioni, della capra non si sprecava nulla, come racconta Tiziano Maddalena, coordinatore dell’Associazione Centro Capra: «Veniva utilizzata principalmente per il latte, con il vantaggio che le capre lo producono anche senza essere gravide. La carne, invece, si poteva consumare sia quando l’animale era giovane, sotto forma di capretto, sia in età avanzata. Essendo una carne piuttosto coriacea, si sono sviluppati vari modi per cucinarla: prevalentemente bollita, ma anche essiccata, soprattutto se le capre provenivano dall’alpe, dove tendevano a essere più grasse». Ecco perché la capra rappresentava una risorsa preziosa per le famiglie, che potevano così scampare dalla povertà.
Sementina e la capra Nera Verzasca
L'ora della terra 03.11.2024, 09:05
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I cicitt, nati come prodotto di scarto
I cicitt, invece, venivano preparati con quello che non veniva direttamente mangiato della capra, dunque, con le parti meno nobili come stomaco, cuore e grasso. È un prodotto povero, di scarto, che rappresenta la volontà di sfruttare al massimo tutto quello che l’animale potesse offrire. Di colore rosso scuro e dall’aroma penetrante, arrivano a misurare anche più metri di lunghezza. In origine, queste lunghe e sottili salsicce venivano arrotolate intorno a un bastone e posizionate nei solai per farle essiccare, così da conservarne la carne.
Cavergno: Stefano Femminis, salumiere. Nella foto Stefano Femminis all'interno del suo negozio mentre mostra alcuni cicitt.
Non c’è un’opinione unanime sull’origine del termine cicitt. Alcune fonti sostengono derivi dal richiamo “ci, ci, ci” utilizzato per richiamare le capre, mentre altre sostengono che sia un’onomatopea evocante il suono tipico e scoppiettante che il salume emette quando si cuoce. La versione più realistica, però, proviene dal Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana, che rimanda l’origine del nome a cicia, ovvero ciccia, o carne.
Non si può visitare la Vallemaggia senza aver provato i cicitt: l’esperienza non sarebbe completa
Tiziano Maddalena, Coordinatore della fondazione Centro Capra
Cicitt: 100% carne di capra
«Prima che diventassero presidio Slow Food, veniva chiamato cicitt ogni salume che contenesse anche solo piccole quantità di carne di capra, e molti li preparavano con il grasso di maiale», racconta Maddalena.
Per preservare la tradizione e il gusto intenso caratteristico della capra, si è quindi deciso di dedicargli un presidio, instaurando regole da rispettare per poterli chiamare come tali: «Le capre devono essere ticinesi e devono aver passato l’estate sull’alpe o in montagna. Sono spesso vecchie, non più fertili, così che possano ingrassare adeguatamente. Infine, nei cicitt non può esserci altro tipo di carne oltre a quello di capra».
A differenza della preparazione tradizionale, invece, ora si utilizzano anche parti più pregiate dell’animale, dal momento che la richiesta è ampia e il consumo di carne di capra meno diffuso.
Una parte importante di questo insaccato è il sev, ovvero il grasso dell’animale: nel momento in cui si cuoce il salume alla brace, il grasso cola provocando una fiamma, che abbrustolisce i cicitt, donando quell’aroma caratteristico.
Autunno, periodo di capra e cicitt nella Svizzera italiana
Oggi, anche grazie agli sforzi dei produttori e allevatori volti a mantenere la tradizione, i cicitt sono diventati popolari: come dice Tiziano Maddalena, “Non si può visitare la Vallemaggia senza aver provato i cicitt: l’esperienza non sarebbe completa». Inoltre, sono nati eventi che celebrano questo prodotto, come la sagra dei cicitt a Cerentino, creata dal contadino Elio Leoni con lo scopo di valorizzare e ricordare il prodotto, così come la carne di capra.
Con obiettivi simili, diciotto anni fa è invece nata la Rassegna gastronomica della carne di capra, in cui si tengono anche le serate dei cicitt.
L'uomo dei cicitt di Cerentino
Il Quotidiano 23.07.2023, 19:00
Anche la carne ha una stagione, e quella adatta per gustare il salume di capra è l’autunno: le capre vengono infatti macellate ad ottobre e dopo aver preparato l’insaccato, questo viene fatto riposare per arricchirsi degli aromi che lo caratterizzano.