Test in provetta
Modem

Covid-19: cercasi anticorpi

Per il lento ritorno alla “normalità” si misurano le immunoglobuline

  • keystone
  • 21.04.2020
  • 37 min
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Questi tempi surreali dettati dal coronavirus ci hanno fatto conoscere – ahinoi – nuovi termini. Primo fra tutti “tampone” o “striscio” che dir si voglia, che tanto ci ha accompagnato nelle settimane di diffusione del virus. Ora che siamo alle porte della seconda fase, quella di un rientro lento e progressivo ad una parvenza di normalità – con la ripresa frammentata di alcune attività economiche – è il turno del “test sierologico”. In parole semplici si tratta di un prelievo di sangue del paziente, nel quale si ricercano gli anticorpi prodotti contro il coronavirus in caso di infezione: i test sierologici servono a individuare chi è entrato in contatto con il virus e a misurare gli anticorpi originati dal nostro sistema immunitario come risposta al Covid-19.

I vantaggi di una simile indagine sono potenzialmente interessanti: sapendo che esiste la forma asintomatica del virus, la positività del test su una persona significherebbe che si è sviluppata una qualche immunità al Covid-19 e di conseguenza consentirebbe alla persona stessa– in teoria – di tornare a condurre una vita socialmente e professionalmente abbastanza normale. Solo però in teoria perché ancora oggi non si è certi di quanto possa durare tale immunità. Da qui sorgono numerosi interrogativi: è il caso di procedere a dei test sierologici di massa? Di quanti tipi di test parliamo? Sono affidabili? E quanto ci saranno davvero utile nella lotta contro il virus?

Ne discutiamo a “Modem” con:

  • Cinzia Zehnder, microbiologa presso il laboratorio Synlab;

  • Martine Bouvier Gallacchi, dell'Ufficio del medico cantonale;

  • Enos Bernasconi, responsabile del servizio di malattie infettive dell'EOC.

Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay

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