Numerosi medici in Svizzera continuano a restare attivi nonostante si siano macchiati anche di crimini (da gravi errori a traffico illegale di farmaci) che hanno portato le autorità cantonali a revocare loro l'autorizzazione all'esercizio. Attualmente i dottori che non potrebbero più mettere piede in un ospedale o in uno studio medico in Svizzera sarebbero 102. Ventidue di loro però, stando ad una inchiesta della SRF, continuano a lavorare.
Il motivo è soprattutto da ricercare in una mancanza di comunicazione tra le autorità. In primo luogo tra quelle dei vari cantoni. Ma pure tra quelle dei vari paesi. Con l'estero non esiste uno scambio di informazioni in materia, pertanto un dottore che non può più praticare in Germania o in Italia, potrebbe tranquillamente continuare a lavorare in Svizzera.
Sul fronte interno invece da 10 anni esiste il Registro nazionale delle professioni mediche nel quale ognuno può anche verificare formazione, diplomi e specializzazioni. La piattaforma MEDREGOM è liberamente consultabile sul sito della Confederazione e permette di verificare se i professionisti della sanità hanno tutte le carte in regola per esercitare la loro attività. Ma, secondo le verifiche fatte dai colleghi della redazione di SRF, nei cantoni il registro non sempre viene consultato con attenzione.
"Le pecore nere son poche, ma danneggiano enormemente l'immagine della categoria", sottolinea il presidente della federazione dei medici FMH Jürg Schlüp che esorta le autorità immediatamente correre ai ripari. "I cantoni - afferma - dovrebbero essere obbligati ad informare tutti gli altri, ma anche le associazioni cantonali dei medici e gli ospedali, non appena un nostro collega viene sanzionato e non può più lavorare. Un obbligo che per ora non c'è, che viene chiesto da tempo a gran voce anche dalle organizzazioni dei pazienti. E in questo ambito non esiste nemmeno l'obbligo di uno scambio di informazioni con l'estero. Questo significa che un dottore che non può più praticare in Germania o in Italia, può tranquillamente continuare a lavorare in Svizzera".
La situazione secondo Michael Jordi, segretario generale della conferenza dei direttori cantonali della sanità, non è così grave e le disposizioni attualmente in vigore bastano per garantire una informazione chiara e trasparente.
Il medico che non ti aspetti
Telegiornale 13.02.2019, 20:00