Un tempo si usava dire “di mamma ce ne è una sola”, ma è una frase che oggi andrebbe forse evitata visto l’aumento dell’età in cui si sceglie di avere figli, la maggiore presenza di problemi di fertilità per ambo i sessi, e il riconoscimento delle coppie gay.
Figlia Mia di Laura Bispuri - film italo-svizzero coprodotto dalla romanda Bord Cadre e dalla RSI - ha portato questo tema in concorso alla 68esima Berlinale.
In un’assolata Sardegna, una bambina minuta e rossa di capelli resta incuriosita dalla conoscenza di una donna, che le assomiglia fisicamente e che la incuriosisce per il carattere libero e i comportamenti bizzarri (una grande interpretazione di Alba Rohrwacher da psicotica e alcolista), tanto diversa da sua madre (Valeria Golino), sempre precisa e super-efficiente.
Frequentando di nascosto la pazzerella, la ragazzina scopre che è lei la sua madre naturale (“Mi hai abbandonato perché ero brutta e stupida?” “Sì ma ora stai migliorando”). La giovanissima si trova a dover scegliere fra chi l’ha cresciuta con immenso amore e chi l’ha partorita, ma riuscirà con intelligenza a far funzionare le cose.
La regista, che aveva già conquistato la Berlinale con il suo Vergine giurata (tratto dal romanzo di Elvira Dones), realizza di nuovo un film al femminile che lascia nello spettatore non poche domande, oltre alla bellezza della luce e del panorama sardo.
Francesca Felletti
Un po' di Svizzera a Berlino con Figlia mia
Telegiornale 19.02.2018, 20:00
RG 07.00 del 20.02.2018 - Il servizio di Moira Bubola
RSI Info 20.02.2018, 07:08