C’è una prima volta a Venezia, ce lo conferma il settore Produzione Fiction della RSI: un corto ticinese in concorso pare non ci fosse mai stato. Invece “Death for a Unicorn” di Riccardo Bernasconi e Francesca Reverdito ce l’ha fatta. Prodotto da Cinedokke, Studio Asparagus e RSI, è stato selezionato nella competizione cortometraggi della 70esima edizione e mostrato al pubblico all’interno della prima tranche di sette film bonsai.
La voce off di un’attrice celeberrima come la britannica Tilda Swinton, vincitrice di un oscar per “Michael Clayton”, è forse l’aspetto più vistoso. Bernasconi e Reverdito hanno spiegato di aver conosciuto l’attrice sul set di “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino. Poi l’hanno inseguita fino ad ottenere il suo sì. E quindi sono andati a casa sua in Scozia per farle leggere la parte della narratrice di quella che è una vera e propria favola noir, con addirittura qualche tocco un po’ alla Tim Burton.
Una fantasmina che rimane sospesa, un bambino che deve aiutarla a trovare la tranquillità. E poi un unicorno e tanti animali “di cartone” inseriti nel contesto della campagna toscana (dove per motivi finanziari è stata girata l’ipotetica Highland celtica del racconto).
Bernasconi e Reverdito ci credono e si godono il momento d’oro. Hanno percorso il tappeto rosso distribuendo quello che diventa di diritto il gadget più cool dell’intero festival (ancor più dell’astronauta antistress di “Gravity”): un leccalecca al veleno, chiuso in un involucro con un teschio, che riprende uno degli elementi di trama del film. Naturalmente è andato a ruba. E senza mietere vittime.
Marco Zucchi
Gallery image - Bonbon avvelenati e unicorni