Torna alla memoria Cannes 2002. L'imponente dispositivo di sicurezza - controlli accurati alle entrate e addetti con metal detector ad ogni accesso - che fece seguito all'11 settembre 2001 e ai successivi attacchi all'antrace. Si parlò allora di festival blindato (dettagli in questo pezzo d'archivio di Repubblica), e di lì in poi sulla Croisette le cose sono rimaste sempre simili: vuoi partecipare? Mettiti in fila e facci vedere che nella tua borsetta di tela piena di pressbook, computerini, tablet, penne, avanzi di panino e cavetti assortiti non ci sono kriss malesi, kalaschnikov liofilizzati o ordigni chimici al dentrifricio.
Scherzi a parte, a leggere le comunicazioni della Berlinale quest'anno pare di capire che anche i paciosi, tranquilli e accoglienti organizzatori di qui abbiano deciso di svoltare. Non presentatevi con le valigie e i borsoni, Nein!, che nel Berlinale Palast non vi facciamo più entrare. (leggi anche Un orso cauto ma solidale)
Preparatevi a farvi frugare zainetti e marsupi
Se dentro, magari sbocconcellato, c'è uno di quegli incredibili stinchi di maiale che i tedeschi qui mangiano a mani nude come street food, allora va benissimo. Ma noi dobbiamo controllare, come i nostri colleghi francesi, quell'altra roba là dei kriss malesi e affini.
Ingresso tutt'altro che blindato: quello a sinistra è il garbatissimo addetto ai controlli
Di nuovo scherzi a parte, siamo andati a verificare nel giorno di vigilia e francamente pensavamo peggio. Mi sono fermato un attimo dall'addetto barbuto all'ingresso, quello che controlla tutti i badge prima di farvi entrare. Ero stupito, perché per essere una specie di
securino mi sembrava a dir poco zen. Me lo ha confermato anche lui. Chiamiamolo convenzionalmente Udo, perché gli farei torto ad inventarmi il suo nome come ogni tanto si usa. Udo quando gli ho chiesto la storia del
Koffer verboten!, del valigione proibito, mi ha sorriso: "Ma no, ma no. Quella roba lì restrittiva, la cautela, i controlli, valgono soprattutto per le proiezioni, le serate di gala in particolare".
Ora, io ai giornalisti cinematografici in particolare e agli spettatori cinematografici in generale ho visto fare di tutto, ma proprio di tutto. Presentarsi a vedere il film dei Coen in smoking con al fianco un trolley 65 litri 4 ruote da volo intercontinentale però ancora no. E direi che a occhio e croce chi lo facesse attirerebbe l'attenzione a prescindere.
Sorridiamo e naturalmente lasciamo, senza troppo banalizzare la questione, che l'apparato di sicurezzadel festival faccia il suo dovere. In maniera zen, alla berlinese.
La hall dell'hotel che ospita tutte le conferenze stampa (10 febbraio ore 17)
Poco prima avevo fatto una check-sicurezza anche ritirando l'accredito. Niente controlli nella hall semideserta del Grand Hotel Hyatt in Marlene Dietrich Platz, di fronte al Palast. Anzi addirittura meglio che in passato: non c'è nemmeno l'addetto in cima alla scala, di norma pronto a verificare i fogli di conferma necessari ad accedere agli uffici. Insomma si passa come niente fosse e ci si mette in coda, che poi è la vera unica certezza della Berlinale, soprattutto per lo spettatore comune. A tal proposito
Il giorno della marmotta
La pazienza è la migliore alleata
Queste due immagini si somigliano molto. Si può quasi affermare che siano praticamente uguali. Di diverso però c'è qualcosa che non fa che sancire il ruolo di rito collettivo riconosciuto e rassicurante che la manifestazione esercita per gli abitanti della capitale tedesca. Ciò che cambia è l'anno:
la foto a sinistra è stata scattata alla vigilia dell'edizione 2015. La foto a destra a un giorno dall'inizio dell'edizione 2016.
È come una sorta di Giorno della marmotta di cui tanti berlinesi vogliono continuare a far parte anno dopo anno: liturgia sempre simile, film sempre nuovi.
MZ
La Berlinale e il topolino chiacchierata con Giorgia Würth (Rete Uno 10.2.16)
RSI Info 11.02.2016, 09:52
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Marco Zucchi nel Radiogiornale (11.2.16)
RSI Info 11.02.2016, 09:54
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Immagini Berlinesi - OGNI GIORNO SEMPRE DI NUOVE