Cultura e spettacoli

Malavita Musical

In concorso a Venezia divertono i Manetti

  • 7 settembre 2017, 14:05
  • 23 novembre, 04:22
Ammore e malavita

Carlo Buccirosso e Claudia Gerini in una scena del film

  • biennale cinema

Musical, noir, gangster o mafia movie, sentimentale. È un’esplosione di generi e di trovate a sfondo partenopeo Ammore e malavita dei Manetti Bros, alla loro seconda volta al Lido dopo L’ arrivo di Wang, ma alla prima nella competizione ufficiale. La storia è quella di un boss della camorra (Carlo Buccirosso) che subisce la vendetta di un clan rivale e viene colpito da una pallottola sul sedere. I killer lo credono morto e sua moglie (Claudia Gerini, in una parte difficile che riesce a gestire meravigliosamente) decide di continuare la finzione per scappare col coniuge a Honolulu e non rischiare ulteriormente.

Un'altra scena di Ammore e malavita

Un'altra scena di Ammore e malavita

  • biennale cinema

Tutto andrebbe secondo i suoi piani – ungendo testimoni, medici e magistrati – se uno dei due sicari di “famiglia” (
Giampaolo Morelli, alias il fascinoso ispettore Coliandro della tv ugualmente diretta dai due fratelli registi) non ritrovasse all’ospedale colei che sin da bambino ha sempre amato, ricambiato, che nel frattempo a sua insaputa è diventata infermiera. Quando i due si incontrano, è il momento di un’irresistibile versione di "What a Feeling" da
Flashdance in napoletano. Perché il bello di
Ammore e malavita - così come era stato l’anno scorso per
La La Land - è che qui davvero si rispetta la vecchia regola del musical americano del periodo aureo (anni ’30 e ‘40), che impone che il canto nasca naturalmente dalle situazioni che avvengono.

La trama prosegue fra altri esilaranti numeri di canto e ballo con persino protagonisti ricoperti di sangue durante regolamenti di conti a mano armata fino all’inevitabile tragico finale.

Sequenza da non dimenticare, quella iniziale del funerale: con la Gerini perfetta vedova affranta in stile “napuletano” e il caro estinto che canta dentro alla bara.

E ugualmente indimenticabile la colonna sonora dei genovesi Pivio e Aldo De Scalzi (che per i Manetti Bros avevano già musicato Song’e Napule).

Francesca Felletti

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