Il reggae, musica resa popolare in tutto il mondo dalla sua icona Bob Marley, è stato inserito giovedì nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'Umanità dall'UNESCO.L'agenzia ha riconosciuto il "contributo" di questa musica giamaicana alla presa di coscienza internazionale "sui temi dell'ingiustizia, della resistenza, dell'amore e dell'umanità, e la sua dimensione "cerebrale, socio-politica, sensuale e spirituale".
RG 12.30 del 29.11.18 Le note di Jamming, di Bob Marley
RSI Info 29.11.2018, 12:41
Contenuto audio
Il reggae si unisce così a una lista di circa 400 tradizioni culturali (canti, danze, specialità gastronomiche o celebrazioni) che vanno dalla pizza napoletana allo zaouli (musica e danza delle comunità gouro della Costa d'Avorio). Il reggae ha comiciato a diffondersi dopo la seconda guerra mondiale grazie agli emigranti giamaicani, integrando ska e rocksteady, influenze jazz e blues americano, connotandosi come la musica degli oppressi, affrontando questioni sociali e politiche. Senza dimenticare il tema della disuguaglianza. Il reggae è inseparabile dal rastafarianesimo, un movimento spirituale che santifica l'imperatore etiope Haile Selassie e promuove l'uso della ganja, o marijuana.
Culture da preservare
RSI Info 21.11.2018, 12:51
Nel 1968 la canzone "Do the Reggay" di Toots and the Maytal fu la prima ad usare il nome reggae, fatto conoscere poi a livello mondiale grazie a Bob Marley e alla sua band the Wailers con classici come "No Woman, No Cry" e "Stir It Up".
A differenza di quella del patrimonio mondiale, questa lista, secondo l'UNESCO, non è redatta secondo criteri di "eccellenza o esclusività". Non si tratta di riunire il patrimonio "più bello", ma di rappresentare la diversità del patrimonio culturale immateriale, per valorizzare il know-how delle comunità.
ATS/M. Ang.