Amore, tradimento, morte, gravidanza, politica, femminismo, omosessualità, droga. Sono tanti e a dir poco significativi i temi che The Party di Sally Potter sviluppa in un’avvolgente ora e 10’ di durata.
La Potter scrive e mette in scena (con un cast stellare) un kammerspiel: dopo avere ricevuto la carica di ministro nel gabinetto del Regno Unito, Janet (Kristin Scott Thomas) e il marito Bill (Timothy Spall), festeggiano invitando a cena gli amici più vicini: April (Patricia Clarkson), dalla lingua tagliente che crea cappottini su misura per tutti e tutto, col marito tedesco Gottfried (Bruno Ganz, sempre in parte), appassionato di cultura orientale in chiave new age; la coppia lesbica composta dalla giovane Jinny (Emily Mortimer) incinta di tre bebè con la compagna più matura Martha (Cherry Jones); e il cocainomane Tom (Cillian Murphy) che si presenta scusandosi per il ritardo della moglie e con una pistola nascosta sotto la giacca. Se il colpo della pistola partirà o meno è il dubbio che il film lascia aperto dopo una serie di eventi che partono da situazioni di ironia folgorante per precipitare poco dopo nel dramma più inaspettato.
Unità di tempo luogo e azione, la scelta del bianco e nero, un ritmo che non perde un colpo, per concentrare l’attenzione sul dramma umano che si svolge fra i vari personaggi, con un finale spiazzante.
Le battute sono da appuntare e rileggere nei momenti di tristezza (come quando April consiglia Janet sulla prima cosa importante che deve fare per l’Inghilterra nella sua carriera politica: “Cambiare taglio di capelli”).
Non resta che aspettarsi un Orso per The Party nella premiazione di questa 67esima Berlinale.
Francesca Felletti
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