Approfondimento

I farmaci per dimagrire da soli non bastano

Ozempic, Mounjaro o Wegovy promettono una perdita di peso fino al 20%, ma il loro uso senza accompagnamento medico resta sconsigliato

  • 26 settembre, 08:00
  • 27 settembre, 16:07
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I medicamenti trattano i sintomi ma non le cause che spesso stanno dietro i problemi di peso

  • Keystone
Di: Alexandra Richard (RTS)/sf 

Farmaci come Ozempic, Mounjaro o Wegovy spopolano ormai da mesi. Promettono una perdita in media tra il 15 e il 20% del peso iniziale senza sforzo e beneficiano della pubblicità data dall’uso da parte di molti volti conosciuti, con risultati apparentemente stupefacenti.

Sono medicamenti che potrebbero rivoluzionare i trattamenti contro l’obesità, ma anche malattie e dipendenze, sui quali però il mondo medico ha una visione più sfumata. L’uso di questi farmaci può portare dei risultati duraturi, se c’è un accompagnamento medico, come testimonia Nadine, 64 anni, ai microfoni di RTS.

L’approfondimento della Matinale (RTS, 23.09.2024)

La donna riconosce di essere dipendente dal cibo, a cui ricorreva come conforto per affrontare diversi drammi famigliari, rifiutandosi di prendere ansiolitici o antidepressivi. Una dipendenza che l’ha portata a un’obesità patologica, con conseguenti problemi cardiaci e di diabete.

Dopo aver provato diverse diete, dopo le quali tornava a prendere sempre più peso, tre anni fa ha deciso di rivolgersi all’Unità di educazione terapeutica del paziente degli Ospedali universitari di Ginevra (HUG), con l’obbiettivo di perdere 30 chili. In due anni e mezzo, grazie all’assunzione di medicamenti, ne ha persi 25.

“Non è spettacolare, ma va veloce: il primo anno ho perso il famoso 15% che viene pubblicizzato. Il secondo anno è stato più difficile, con il tempo che passa e lo sforzo continuo da fornire” racconta. Riconosce che senza il sostegno dei medici si sarebbe permessa troppe eccezioni e sarebbe sicuramente ricaduta nelle vecchie abitudini: “Il fatto di avere un appuntamento mi dava una motivazione - ricorda - e la gentilezza dei medici, che non ti giudicano, ti aiutano e ti trattano come un malato, fa del bene, è rassicurante”.

I servizi offerti in Ticino

Il Centro di competenza per la presa a carico dei disturbi del comportamento alimentare, nell’ambito della cura dell’obesità, propone un trattamento multidisciplinare ed è incaricato di valutare l’idoneità per le persone che richiedono un intervento di chirurgia bariatrica.

Senza questa assistenza medica però i medicamenti, che agiscono sul sistema di ricompensa del cervello, vanno presi con le pinze: Se gli studi scientifici attestano una perdita di peso iniziale compresa tra il 12 e il 15%, la ricerca manca di distacco, dato che questi farmaci di nuova generazione sono testati da solo uno o due anni. Manca quindi una visione sul lungo termine.

Medicamenti che non trattano le cause

In generale, se si smette di assumere il farmaco si torna a prendere peso. È quindi importante accompagnare il trattamento con un approccio interdisciplinare contro l’obesità, dietetico e psicologico. “Non possiamo considerarli una bacchetta magica” avverte Zoltan Pataky, capo dell’Unità terapeutica di educazione dei pazienti dell’HUG. “Sappiamo che più dell’80% dei pazienti con problemi di obesità presentano disturbi alimentari, che necessitano delle cure specialistiche. Va ricordato che l’obesità è una malattia cronica e complessa e che il farmaco tratta solo i sintomi, senza intervenire sulle cause”, sottolinea il professore di medicina.

Limiti imposti in Svizzera

Due di questi farmaci sono stati autorizzati da poco in Svizzera: Wegovy, che viene assunto con un’iniezione settimanale, viene rimborsato da qualche mese dall’assicurazione malattia di base per tre anni, mentre Mounjaro non è ancora preso a carico della LAMal.

Più vecchio, Saxenda spesso scarseggia e il suo uso è limitato tra i 12 e i 18 anni in Svizzera. Ozempic è invece stato riservato ai pazienti diabetici, per evitare penurie del medicinale.

Azione sul sistema nervoso centrale

Questi medicamenti riducono effettivamente il desiderio di mangiare, non lo fanno come i classici soppressori dell’appetito. “Sappiamo che per i nostri pazienti l’alimentazione ha spesso un lato emotivo e che il cibo o certi alimenti hanno il ruolo di ricompensa o piacere di fronte a situazioni difficili” spiega Zoltan Pataky, aggiungendo che questi farmaci agiscono sul centro di ricompensa al livello del sistema nervoso centrale e quindi moderare i desideri in maniera fisiologica.

Questo è l’aspetto nuovo e interessante, che apre le porte al loro uso futuro per trattare altre malattie o dipendenze.

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Scienza - Creazione di un nuovo medicamento

La Pulce nell’Orecchio 21.09.2024, 11:30

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