Il pentobarbital è un farmaco mortale, classificato come stupefacente, che richiede un controllo rigoroso. Ma nella Svizzera romanda il suo impiego si basa sulla fiducia accordata al personale delle organizzazioni di assistenza al suicidio, secondo un’inchiesta della RTS.
La direttiva dei farmacisti cantonali prevede che le dosi letali siano conservate sotto chiave e restituite in farmacia se non dovessero essere usate. L’inchiesta mette rivela però una falla: una volta che le dosi sono consegnate su prescrizione, la maggior parte dei cantoni romandi ne perde traccia e non ha modo di verificare se siano state effettivamente utilizzate. “Io consegno il prodotto, ma poi non vado a controllare gli annunci funebri per verificare se la persona è effettivamente deceduta”, testimonia una farmacista sotto anonimato.
La testimonianza di un farmacista (Vraiment, RTS, 09.02.2025)
CI sarebbero fiale del farmaco che “circolano liberamente, come armi non dichiarate”, secondo un informatore della RTS. Nessuno dei farmacisti cantonale, contattati per una verifica, è stato in grado di fornire cifre precise riguardo alla distribuzione e all’eventuale distruzione di questo prodotto. La decina di farmacie romande che forniscono l’associazione Exit ha rifiutato di rispondere, invocando la natura sensibile e confidenziale di queste informazioni.
Le polizie cantonali, da parte loro, hanno pratiche molto diverse. “Il pentobarbital rimanente o le eventuali dosi di riserva devono essere eliminate dalle stesse organizzazioni di assistenza al suicidio”, afferma la polizia cantonale bernese. Mentre nel canton Neuchâtel, la polizia precisa che “spetta ai medici gestire la sostanza”. Tuttavia, i farmacisti cantonali raccomandano che l’eliminazione delle preparazioni letali non utilizzate sia effettuata “dall’autorità cantonale competente” o direttamente dalla polizia.
Due dosi distrutte in 18 anni
Solo le autorità di Friburgo hanno fornito i loro, da cui emerge che in 18 anni “sono state distrutte solo due dosi”. Una quantità che sembra molto bassa rispetto alle dosi potenzialmente non utilizzate.
André Baechler, accompagnatore per otto anni presso Exit, afferma che circa un decesso su 15 avviene in modo naturale prima della data fissata e quando la dose è già stata ritirata in farmacia. “Mi è capitato più volte che i familiari mi chiamassero lo stesso giorno o qualche giorno prima per dirmi che il loro parente se n’è andato naturalmente” ricorda. Lui afferma di aver sempre riportato la dose in farmacia, ma è impossibile verificare se tutte state effettivamente distrutte.
Un sistema basato sulla fiducia
Per Samia Hurst, bioeticista e medico, questa mancanza di tracciabilità non è sorprendente. “Il modello svizzero di assistenza al suicidio si basa molto sulla fiducia nelle organizzazioni. Fa parte della ricchezza della nostra vita civile. Ma dietro questa fiducia, non ci sono necessariamente molte verifiche”.
Contattata, l’associazione Exit romanda ha rifiutato di rispondere alla RTS, invocando una causa in corso in tribunale, e non ha fornito alcuna statistica né commento sul modo in cui gestisce queste dosi non utilizzate. In un messaggio scritto ottenuto dalla RTS, l’associazione ginevrina ha chiesto a tutte le sue farmacie partner in Svizzera romanda di non rispondere alle domande dei giornalisti. Tuttavia, l’associazione precisa in un recente bollettino che aiuta i suoi membri a morire con dignità da oltre 25 anni e rispetta “le condizioni emesse dall’Accademia svizzera delle scienze mediche”.
Traffico di pentobarbital sul dark web
Ma dove finiscono queste dosi? In Francia, l’acquisto del prodotto che consente il suicidio assistito è illegale. Tuttavia, la sostanza è molto ricercata, soprattutto dai sostenitori del suicidio assistito, come conferma Claude Hury, cofondatrice dell’associazione Ultime Liberté. Quest’ultima è attualmente perseguita dalla giustizia francese per aver aiutato i membri della sua associazione a trovare dosi del prodotto letale online. Hury nega l’esistenza di una rete di approvvigionamento tra la Svizzera e la Francia, ma conferma che è esistita in passato. “All’epoca, il dottor Jean Guilhot aveva un contatto in Svizzera con una farmacista, ma è stato interrotto dopo delle denunce”.
Indagando sul dark web, sono emersi numerosi siti che offrono pentobarbital e i venditori hanno confermato ai giornalisti che queste dosi sarebbero di origine svizzera. Queste affermazioni sono impossibili da verificare, ma diverse foto di flaconi svizzeri sono effettivamente utilizzate da vari venditori. In media, il prezzo oscilla intorno ai 7’500 franchi e i venditori contattati spiegano senza mezzi termini di inviare la sostanza in un imballaggio di gocce per gli occhi o di sciroppo per la tosse per non attirare l’attenzione sulla reale natura del prodotto.
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Telegiornale 05.02.2025, 20:00