Il 28 agosto 2014 l'Ufficio federale di statistica (UST) ha reso noto che nel secondo trimestre dell’anno in Ticino erano attivi 62'458 lavoratori provenienti da oltre frontiera, con una progressione del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2013. Nello spazio di soli tre mesi, dal periodo gennaio-marzo quindi, il loro numero era quindi aumentato di altre 2’154 unità.
Insomma, una crescita senza fine, che in Ticino ha portato forza lavoro, ma anche alla nascita di tensioni su più fronti: dai ristorni al traffico ai parcheggi selvaggi, dai padroncini alla mancanza di reciprocità, dal dumping salariale alla disoccupazione, in particolare quella giovanile.
Una fetta dell'economia locale difende l'afflusso dei lavoratori d'oltre frontiera ritenendola una risorsa, una parte della politica ne ha invece fatto un cavallo di battaglia elettorale. Nel frattempo anche Berna si muove.
Il 7 luglio la Svizzera ha presentato formalmente a Bruxelles la richiesta di modificare l'Accordo sulla libera circolazione delle persone. Con questa mossa la Svizzera intende ripristinare dal 2017 i contingenti per tutti gli stranieri a partire dai quattro mesi di soggiorno (i frontalieri sarebbero sottoposti allo stesso regime).
Il Consiglio federale dovrà inoltre studiare gli effetti di un eventuale tassazione dei frontalieri italiani sulla base delle aliquote più elevate praticate in Italia. È quanto ha chiesto un postulato del consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega) adottato lo scorso 16 di settembre dal plenum. Stando a Quadri, questo sistema permetterebbe al Ticino e a Roma di incassare di più e contribuirebbe a limitare gli effetti del dumping salariale.
joe.p./bin