L'FMI, ma anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, non ne fanno mistero: l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea non farebbe bene a nessuno Fatto sta che i britannici, eccezion fatta per la capitale dove i contrari alla Brexit superano i favorevoli, sono divisi esattamente a metà tra coloro che spingono per un "Vote Leave" dall'Europa e chi invece si batte, nonostante tutto, per un "Vote remain" in Europa.
Lorenzo Amuso, collaboratore della RSI da Londra, ci ha portato, per due mesi - dal 10 marzo al 12 maggio - nel cuore del problema, dando voce non ai politici, ma a giovani e meno giovani schierati sull'uno e l'altro fronte. Vi abbiamo proposto, in altrettante videointerviste, il parere di quattro favorevoli e quattro contrari alla Brexit e la storia di uno straniero - Hans Brandstetter - italiano che, come molti altri stranieri, ha scelto di diventare suddito di Sua Maestà, piuttosto che correre il rischio di essere rispedito in patria.
Si sono espressi, sul fronte del sì (Vote Leave): Rory Broomfield, direttore di The Freedom Association; Jack Elsom, studente; Thomas Sweetman, imprenditore e John Fletcher, imprenditore in pensione.
Sul fronte del no (Vote remain) si sono invece espressi: Carol Weiss, restauratrice; Aaron Lobb, pubblicitario; Benjamin Brind, studente e Hannah Phillips, receptionist.
A chiudere la nostra carrellata Rick Nye responsabile di Populus. È con lui che è risultato chiaro che, come rileva Amuso, "la futura collocazione del Regno in Europa uscirà - con ogni probabilità - dallo scontro tra il multiculturalismo di Londra con l’orgoglioso isolazionismo della provincia".
m.c.