È proprio vero. Il muro è caduto. Ora lo sanno tutti, anche i tanti che quella notte a Berlino dormivano senza accorgersi che la Storia aveva cominciato a correre. Noi, che quelle ore le abbiamo vissute senza perdere un solo secondo, andando a piedi qua e là dal muro, incontriamo tanta gente ancora incredula. È l'alba. Hanno appena saputo dalla radio che il muro è stato violato. Che non si è sparato un colpo. Che c'è stata una gran festa. La libertà ballava sul muro alla Porta di Brandeburgo e loro non c'erano.
Un pezzo di una storia durata 28 anni
Sono le otto del mattino di un venerdì diverso da tutti gli altri. Tre giorni prima abbiamo concordato per quel giorno un'intervista con Markus Wolf, che sarà per sempre la spia più temuta e più famosa della Germania comunista. "Che cosa è successo ? Ho dormito, non mi sono accorto di nulla" ci dice serio Wolf appena ce lo troviamo di fronte. Noi sorridiamo e allora anche l'uomo senza volto che ha ispirato John Le Carré, cambia espressione e si lascia andare: "che cosa succederà ora ? Non lo so. Ma non credo che la Germania si riunificherà. Mosca non lo vuole".
In ricordo delle decine di vittime del Muro decedute mentre cercavano di raggiungere l'Ovest
Dopo l'euforia notturna, c'è una DDR che cerca di dare un senso al suo essere ancora uno stato sovrano. Ai posti di passaggio fra est e ovest le guardie ora sono munite degli strumenti per concedere i visti d'uscita. Un timbro sul passaporto, un foglio di carta che accompagna la tessera di identità e i documenti sono in regola per poter fare almeno un giro all'ovest. C'è chi si è messo in fila alla frontiera e non è andato al lavoro. "Tante volte ho pensato di scappare, ma poi mi è sempre mancato il coraggio" ci dice un cinquantenne con le lacrime agli occhi. Lui stasera tornerà a casa perché considera la DDR la sua patria. Poche centinaia approfitteranno di quel giorno per fuggire all'ovest.
"Il socialismo vince", la propaganda di un'epoca finita nel 1989
Sul Kurfürstendamm non si fatica a riconoscere quelli venuti dall'est. Sono inchiodati davanti alle vetrine dei negozi, l'abbigliamento li identifica più del passaporto. "Possiamo solo guardare. Non abbiamo neanche un marco in tasca" ci dicono i molti. Il 10 novembre è così. Solo il giorno dopo ad ogni cittadino della DDR che si presenterà a Berlino ovest verranno consegnati 100 marchi, una somma che al cambio libero equivale al salario mensile di un lavoratore nella Germania comunista. Soldi che verranno spesi per beni di prima necessità introvabili all'est e molto cari all'ovest oppure nei sex-shop della catena Beate Uhse, frequentatissimi in quei giorni di novembre da chi forse pensava di festeggiare la svolta politica anche in privato.
Reto Ceschi
Il ricordo dell'8 novembre 1989: Le ultime ore della DDR
Il ricordo dell'9 novembre 1989: Sparisce la cortina di ferro