Dopo i 1100 nomi di clienti americani già forniti in primavera dalle banche elvetiche alle autorità americane, Washington vuole far cadere altre teste richiedendo nuovi documenti interni – contenenti anche altri nomi di collaboratori che avrebbero avuto contatti con clienti americani. Protagonista di questa nuova vicenda la banca privata ginevrina HSBC, come riferisce il quotidiano romando Le Temps in prima pagina.
Le famose lettere
Il quotidiano romando pubblica in effetti “una delle lettere inviate giovedì scorso dalla filiale ginevrina della HSBC ad uno dei suoi ex-collaboratori, per informarlo che il suo nome è presente sulla seconda serie di documenti forniti a Washington. Con i rischi giuridici che ciò potrebbe comportare.”
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Di che materiale si tratta ?
La lettera ricevuta dagli impiegati per posta elettronica precisa che “questi documenti sono stati recuperati dagli archivi e includono copie di circolari, di posta elettronica, appunti di riunione e resoconti di viaggio” precisa Le Temps . Sia gli ex-collaboratori della HSBC, sia quelli tutt’oggi in carica, sono stati gentilmente pregati di verificare presso la banca i contenuti dei nuovi documenti messi a disposizione delle autorità americane.
Una lista incompleta
Una ex collaboratrice della HSBC ha quindi chiesto spiegazioni e la banca le ha mostrato la lista consegnata con i nomi dei collaboratori, tra questi anche quello di un collega che però, afferma la donna, non è mai stato avvisato della procedura. L’ HBSC interpellata da Le Temps ha ammesso di aver consegnato nuovi documenti alle autorità americane in seguito ad una richiesta specifica sottolineando di aver ricevuto il via libera dal Consiglio Federale il 4 aprile scorso.
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Tutti se ne lavano le mani
Secondo l’editoriale del giornale “pare che oggi nessuno in Svizzera sia disposto ad assumersi le responsabilità penali e civili delle migliaia di nomi di impiegati dati in pasto alle autorità americane”. In effetti anche la Finma – autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari - preferisce non pronunciarsi “per rispetto del quadro giuridico”.
Per il giornale ginevrino questi impiegati sospettati di incitazione all’evasione fiscale su grande scala, sarebbero “sacrificati” dalla Confederazione sull’altare del futuro accordo fiscale, disposta ad accettare il rischio che centinaia di cittadini svizzeri vengano sospettati erroneamente.
Risultato finale
Nell’editoriale si sottolinea come ci si trovi di fronte ad una duplice rottura del rapporto di fiducia sia tra il cittadino svizzero e le relative autorità, sia tra datori di lavoro ed impiegati, rottura che causerà molti più danni alla piazza economica elvetica di quelli causati dall’accordo fiscale con gli Stati Uniti d’America.
Domande ad Eveline Widmer-Schlumpf
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Di questa tematica tanto spinosa quanto delicata la Ministra delle finanze, Consigliera federale e Presidente della Confederazione svizzera, Eveline Widmer-Schlumpf, dovrà sicuramente parlare oggi alle 17h30 con la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio nazionale , in una delle più attese riunioni della rentrée politica.