Svizzera

Dazi, “in Svizzera baciamo sulle guance o sulla bocca”

Il consigliere federale Guy Parmelin: “Le aziende elvetiche creano ricchezza e posti di lavoro negli USA” – Telefonata Keller-Sutter-Trump: una chiamata risolutiva?

  • 10 aprile, 10:44
  • 10 aprile, 17:42
Guy Parmelin

Guy Parmelin

  • Keystone
Di: Driussi/Papacella/ludoC 

Stanno facendo scalpore le parole offensive che il presidente Donald Trump ha proferito durante una cena del Partito repubblicano per rassicurarlo sull’efficacia dei suoi dazi. Il capo della Casa Bianca ha affermato, letteralmente (come dimostrano i video, autenticati, che stanno circolando in rete) che: “Almeno 70 paesi mi stanno chiamando per baciarmi il culo, muoiono dalla voglia di raggiungere un accordo”. “Per favore, per favore signore, fate un accordo. Farò qualsiasi cosa, signore”, ha proseguito Trump, imitando un leader straniero supplicante.

Il consigliere federale Guy Parmelin giovedì ha risposto, indirettamente, sollecitato dai corrispondenti della RSI, in merito a questa espressione colorita che: “La Svizzera ha delle tradizioni: in generale baciamo sulla bocca o sulle guance…”.

Una risposta a tono ma garbata, quindi, che era però solo l’incipit col quale il responsabile del Dipartimento federale dell’economia (e quindi fra i più coinvolti dall’offensiva di Donald Trump contro il commercio internazionale) ha sottolineato durante una conferenza stampa come la Confederazione si è mossa dopo che Washington aveva preannunciato tributi doganali nei confronti della Svizzera fra i più pesanti di tutti. “Quando si riceve la notifica che si verrà tassati al 31% - ha spiegato Parmelin – si cerca di capire perché, visti i miliardi di dollari che le aziende svizzere investono negli Stati Uniti, creando posti di lavoro. Non solo nell’alta tecnologia, ma anche per quanto riguarda l’apprendistato, per esempio: ci sono aziende svizzere del settore meccanico che hanno centri di apprendistato negli USA”. “Abbiamo quindi cercato di spiegare il valore aggiunto che la Svizzera porta negli Stati Uniti”, ha proseguito il consigliere federale.

02:22

La reazione della Svizzera

Telegiornale 10.04.2025, 12:30

Parmelin ha poi rimarcato che inizialmente c’era stata quasi una forma di discriminazione nei confronti della Svizzera da parte dell’amministrazione Trump: “Molti Paesi sono stati tassati al 10% (l’UE al 20 mentre con la Cina è in corso una vera e propria escalation, ndr) e quindi questo ci lascia margine per capire meglio cosa vogliono veramente gli Stati Uniti”.

La telefonata risolutiva?

Nel frattempo, il Washington Post in un articolo odierno ha rimarcato come la stessa presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter potrebbe aver avuto un ruolo determinante nella marcia indietro di ieri Trump, che ha deciso di portare i dazi per la maggior parte dei Paesi alla tariffa base del 10%. Il giornale scrive che: “Mercoledì mattina [Trump] ha parlato al telefono con la presidente svizzera Karin Keller-Sutter (…) che lo ha spinto a cedere su una misura che stava colpendo la sua economia. Nel corso della telefonata di 25 minuti, la signora ha sottolineato il ruolo delle imprese svizzere nella creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti e ha fatto notare che l’anno scorso il suo Paese ha abolito le tariffe sulle importazioni di prodotti industriali statunitensi”.

Parmelin alla stampa ha confermato questo colloquio telefonico, spiegando che l’obiettivo era quello di evidenziare il fatto che devono essere presi in considerazione anche altri aspetti oltre alla bilancia commerciale con la Svizzera (sfavorevole agli Stati Uniti, ndr), ma che è ancora difficile valutare gli effetti di questa telefonata e dell’incontro in videoconferenza di lunedì con il rappresentante commerciale statunitense Jamieson Greer. Interrogato sulla menzione della telefonata sul Washington Post, l’ha reputata un segno di apprezzamento.

03:02

USA, le preoccupazioni per i dazi di chi importa dalla Svizzera

Telegiornale 09.04.2025, 20:00

Restano i dazi al 10%

Trump ha quindi portato al 10% i dazi per la maggior parte dei Paesi. Anche una quota del genere avrà degli effetti, ha spiegato Parmelin: “Ora si deve essere più efficienti se si vuole rimanere competitivi, il che significa tagliare i costi. Questo significa trovare altre alternative. In queste condizioni non è mai facile per l’economia adattarsi. Ma bisogna sempre guardare al lato positivo”. Ovvero, ha spiegato, che con questo 10% si gioca ad armi pari con il resto dei Paesi europei e non solo.

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