Il botta e risposta continua. Da qualche ora, sono entrati in vigore i dazi reciproci annunciati da Donald Trump durante il “Liberation Day”. Alla Cina è stato imposto un ulteriore 50%, che porta il totale addirittura al 104%, dopo le contromisure approntate da Pechino venerdì scorso. Le ritorsioni cinesi, che comprendono dazi del 34% su tutti i prodotti statunitensi, entrano in vigore alla mezzanotte del 10 aprile (le 18 del 9 aprile in Svizzera). Ma ci si attendono nuove mosse, in un’escalation che rischia di finire fuori controllo. Nel frattempo, il resto dell’Asia pare non seguire Xi Jinping nella sua complicata prova di resistenza contro la Casa Bianca. Almeno per ora, quasi tutti privilegiano la strada del negoziato.
Giappone
Dopo l’incontro di un paio di mesi fa alla Casa Bianca, Trump e il premier giapponese Shigeru Ishiba hanno avuto una conversazione telefonica. Subito dopo, Tokyo ha inviato un team di alti funzionari a Washington con l’obiettivo di trovare un accordo. Alla guida ci sono il vice ministro degli Esteri e il vice ministro dell’Economia, a riprova del fatto che il Giappone (colpito da tasse aggiuntive del 24%) proverà a far pesare sia il ruolo di primo investitore diretto estero negli Stati Uniti, sia la cruciale alleanza militare che lega i due Paesi. Secondo i media nipponici, si pensa a un aumento delle importazioni di prodotti statunitensi e ad un tetto alla quota di export giapponese in settori specifici. Un po’ come accaduto negli anni Ottanta, al culmine della rivalità commerciale e tecnologica tra Washington e Tokyo. Il team di Ishiba vuole trattare anche sulle auto, colpite da ulteriori dazi del 25%, principale segmento dell’export giapponese e componente decisiva dell’economia del Paese.
Corea del Sud
Rabbia per i dazi auto anche in Corea del Sud, dove confidavano in un’esenzione dopo il recente investimento da 21 miliardi di dollari di Hyundai in Louisiana. I dazi aggiuntivi del 25% sono stati definiti una “emergenza nazionale” da Seul, che ha annunciato un piano da due miliardi di dollari di aiuti alle case auto. Intanto, la moneta è scesa al livello più basso dalla crisi finanziaria del 2009. Trump ha celebrato la “bella” conversazione telefonica col presidente ad interim Han Duck-soo, sostenendo che la Corea del Sud ha intenzione di investire nella cantieristica navale e nell’acquisto su larga scala di gas naturale liquefatto dagli Usa. In arrivo un’intesa per un oleodotto in Alaska, mentre Seul avrebbe anche accettato un aumento delle spese militari per il mantenimento dei circa 29’000 effettivi americani presenti nel Paese. Le elezioni presidenziali anticipate in programma a giugno potrebbero però cambiare drasticamente gli scenari, soprattutto in caso di una vittoria dell’attuale opposizione.
Vietnam
To Lam, il segretario generale del Partito comunista vietnamita, è stato tra i primi leader mondiali a parlare con Trump dopo il “Liberation Day”. Ennesima prova del ruolo ormai cruciale giocato da Hanoi nelle catene di approvvigionamento globali, comprese quelle di alta qualità. Per cancellare o ridurre i dazi al 46% imposti da Washington, Hanoi offre l’azzeramento delle tasse aggiuntive sui prodotti americani e un sostanziale aumento di merci. Compresi dispositivi per sicurezza e difesa, nella definitiva rottura dell’antico tabù derivante dalla guerra del secolo scorso.
Gli altri
Stanno provando a negoziare anche gli altri Paesi del Sud-Est asiatico, che durante il primo mandato di Trump avevano beneficiato della delocalizzazione delle imprese in uscita dalla Cina per aggirare i dazi. In prima fila Indonesia, Malaysia e Thailandia, che si sono ritagliate un ruolo non banale nelle filiere tecnologiche. Le Filippine sono colpite da dazi del 17%, dato nettamente inferiore dei vicini. E per questo sperano di uscirne vincitrici, attraendo inediti flussi produttivi. Per il cruciale hub finanziario di Singapore le tasse aggiuntive sono “solo” del 10%, ma il premier Lawrence Wong è stato tra i più espliciti a criticare la Casa Bianca. “Non si trattano così gli amici”, ha detto. Trump la pensa diversamente.

Dazi: il punto e le prospettive
Telegiornale 07.04.2025, 20:00