Economia e Finanza

"I clienti hanno fiducia"

Intervista al CEO UBS Sergio Ermotti, che parla dell'acquisizione di Credit Suisse e del futuro dell'istituto bancario

  • 25 aprile 2023, 12:31
  • 20 novembre, 11:27
03:29

RG 12.30 del 25.04.2023: L'intervista di Fabio Storni a Sergio Ermotti

RSI Info 25.04.2023, 12:10

  • Keystone
Di: RG/Storni/Pa.St. 

Lo scorso 19 marzo l'annuncio del Consiglio federale: UBS rileva Credit Suisse. E pochi giorni dopo UBS comunica il ritorno alla guida della banca di Sergio Ermotti, già numero dal 2011 al 2020. È uno scenario che lo stesso Ermotti, intervistato dalla RSI, non si sarebbe mai immaginato.

"Sono onorato, penso che sia un buon mix tra fare la cosa giusta per UBS e in un momento importante per la Svizzera, ma è anche qualcosa che mi dà motivazione dal punto di vista professionale" afferma.

Lunedì Credit Suisse ha presentato i risultati trimestrali che parlano di un forte deflusso di capitali. Cosa volete fare per bloccare questa emorragia?
"Intanto mi sembra che i deflussi sono calati in maniera significativa dopo l'annuncio (dell'acquisizione, ndr). Questo ci fa anche piacere, perché i clienti, al di là di qualche effetto anche stagionale dei deflussi che vediamo in questi giorni, hanno fiducia sul fatto che questa operazione dia solidità alla clientela e si possa cominciare a guardare al futuro in maniera più costruttiva".

L'operazione è seguita da vicino dall'opinione pubblica e anche dal mondo politico. In Parlamento vi sono alcuni timori sul fatto che si stia costruendo una banca troppo grande. Lei cosa risponde a queste paure?
"Innanzitutto credo che sia giusto che il Parlamento apra un dibattito per capire cosa è successo. Chiaramente siamo tutti consapevoli che non si poteva o si doveva evitare forse di arrivare a questo punto. Il dibattito c'è. Credo che dal punto di vista politico sia importante affrontare questo tema sulla base dei fatti e non delle emozioni".

Si parla delle dimensioni della banca, si parla del mercato. La possibilità di scorporare l'unità svizzera di Credit Suisse è un'opzione concreta?
"Abbiamo detto che l'opzione di base che abbiamo dovuto utilizzare per poi dare il nostro consenso a questa operazione era la fusione del gruppo al 100%. Ma chiaramente oggi guardiamo tutte le opzioni possibili. Devono essere opzioni che andranno a bilanciare gli interessi non solo degli azionisti, ma anche dei clienti e dei dipendenti. E devono essere basate su fatti e non su emozioni o percezioni. Questo è il grande problema che oggi dobbiamo affrontare: educare su questa cosa l'opinione pubblica, i politici, i clienti e i dipendenti. Questa decisione deve essere presa coi fatti, altrimenti si rischia di creare un'illusione, qualcosa che non è poi sostenibile a lungo termine".

Lei ha parlato anche di soluzioni migliori per il personale. C'è apprensione in Svizzera. Lei come pensa di accompagnare questo processo guardando al fattore umano?
"Questo è l'aspetto più difficile della transazione. È una transazione complessa, dal mio punto di vista non è rischiosa. È chiaro che quando c'è complessità, c'è rischio. Ma i fattori vanno invertiti: non c'è un rischio enorme, ma c'è complessità. La cosa più difficile è affrontare il tema degli esuberi. Quello che dovremo fare, lo dovremo fare prima di tutto con rispetto, con la trasparenza possibile, ma anche approfittando dei deflussi naturali. E la cosa più importante è che dal giorno 1, cioè dalla chiusura della transazione che avverrà in questo trimestre, le banche continuano a operare. E il focus dei nostri collaboratori, delle due banche unite, è di stare vicino a clienti e di servire i clienti. Solo così si preservano le opzionalità potenziali per il futuro".

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L'intervista a Sergio Ermotti

Telegiornale 25.04.2023, 12:30

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