La mobilità elettrica in Svizzera e in Europa va in crisi, la vendita di veicoli elettrici è calata per la prima volta nel 2024 e i parcheggi “con la spina” sono spesso vuoti. La transizione sta segnando il passo perché “dapprima si è decretata la fine delle vetture a combustione, mentre ora si cerca di tornare indietro, provocando incertezza. Non si capisce bene in quale direzione si sta andando”, afferma Anja Schulze, professoressa di economia aziendale all’Università di Zurigo ed esperta del settore. L’Unione Europea che con il suo “green deal” aveva sancito per il 2035 la fine della vendita di vetture termiche, sta pensando a una parziale retromarcia e autorizzerebbe ancora anche le ibride. “Si sta cercando di realizzare la trasformazione del mercato solo con nuove regole, ma bisognerebbe tenere conto anche della realtà delle imprese e dei bisogni dei consumatori”, afferma dal canto suo Hildegard Müller, presidente dell’Associazione dell’industria automobilistica tedesca. Le case produttrici sono parzialmente responsabili a loro volta, spiega ancora Schulze, perché “l’offerta attuale non risponde alle richieste del mercato, ovvero auto performanti ma anche a un prezzo abbordabile, in particolare nei segmenti di gamma inferiori che la maggioranza della gente può permettersi”. Ecco quindi anche i timori per la concorrenza cinese, più a buon mercato e combattuta da Bruxelles a suon di dazi. Fatto è che i marchi automobilistici e il loro indotto sono in confusione e le conseguenze - insieme ai numeri negativi - stanno cominciando a farsi sentire a livello industriale.
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Auto elettriche: vendite in calo
Telegiornale 19.02.2025, 12:30
Qualche esempio: la scorsa settimana Porsche ha annunciato il taglio entro il 2030 e senza licenziamenti di 1’900 impieghi in due siti tedeschi, il 4,5% del totale. Per la difficile transizione verso l’elettrico che nelle intenzioni del CEO Oliver Blume avrebbe dovuto rappresentare l’80% delle vendite entro fine decennio, si ripropone di lanciare ancora nuovi modelli con motori termici. Porsche non è risparmiata dalle difficoltà della casa madre Volkswagen, che con il suo principale marchio ha preannunciato questo inverno per il prossimo futuro 35’000 soppressioni di impieghi e - prima storica - la chiusura di due stabilimenti. E ancora Northvolt, produttore svedese di batterie, che in settembre ha annunciato la riduzione di un quarto dei suoi effettivi e avviato una ristrutturazione che la vede, negli Stati Uniti, al centro di una procedura di protezione contro il fallimento. In Italia Stellantis ha deciso di riorientare la fabbrica di Termoli verso la produzione di trasmissioni ibride e non di batterie elettriche. In Svizzera una settimana fa Landis & Gyr ha annunciato il ritiro dal comparto delle stazioni di ricarica (sarà toccata la maggioranza dei 200 dipendenti del ramo, 180 dei quali dislocati in Slovenia). In Argovia, il gruppo Brugg ha deciso di rinunciare alla produzione di cavi per la ricarica rapida, lasciando senza lavoro entro giugno 33 persone.
I dati sono stati diffusi a fine gennaio: nel 2024 secondo l’Ufficio federale di statistica sono stati immatricolati in Svizzera 346’059 veicoli a motore, -2,9% rispetto al 2023. La flessione annua per le sole auto è stata ancora più netta, del 4,1%, a 245’552 modelli. Un solo tipo di propulsione ha segnato un aumento: quello delle ibride “senza presa”, in crescita del 17,8% a 83’321, a fronte di un calo dell’8,5% delle ibride plug-in (21’141) e del 17% delle macchine totalmente elettriche (46’581) il cui mercato fin qui aveva sempre fatto segnare il segno più e aveva contribuito a un forte mutamento della flotta in circolazione sulle nostre strade, come ben illustra questo grafico di emobility, l’associazione svizzera per la mobilità elettrica.
Se nel 2011 in Svizzera c’erano 1’047 veicoli elettrici, oggi sono 320’368, sempre secondo emobility, che fa riferimento ai numeri forniti dall’UST.
Non sono certo i numeri della Norvegia, che pur essendo il principale esportatore di idrocarburi del continente si era posta quale obiettivo di vendere solo “elettrico puro” già in questo 2025 e ci è molto vicina: in gennaio la quota è stata del 95,8%, a fronte del 19% elvetico del 2024. In Svizzera al primo posto lo scorso anno c’erano le ibride “normali”, passate dal 27,6% del 2023 al 33,9%, operando per la prima volta il sorpasso sulle motorizzazioni a benzina (dal 33,3% al 29,1%), con il diesel e le ibride “plug-in” in calo e entrambi sotto il 10%.
I dati europei evidenziano una transizione ancora più lenta di quella elvetica: secondo l’ACEA, l’Associazione dei produttori di auto, in un mercato in crescita dello 0,8% la benzina è passata dal 35,3 al 33,3% e precede ancora l’ibrido “normale” (dal 25,8% al 30,9%), l’elettrico in calo dal 14,6 al 13,6%, il diesel (giù dal 13,6 all’11,9%) e l’ibrido “plug-in” (dal 7,7 al 7,1%).