Diciamolo subito. Il pilota automatico introdotto in versione ufficialmente “Beta” da Tesla sulla Model S non è ancora quello che di punto in bianco ci farà abbandonare il volante e ci permetterà di leggere un buon libro durante la trasferta da casa al lavoro. Ma se questo è davvero il futuro, non ci vorrà molto prima di arrivare alla vettura a guida autonoma liberamente disponibile sul mercato.
Abbiamo di nuovo messo alla prova la Model S nella versione P90D dopo che ha beneficiato degli aggiornamenti software legati alla sicurezza, dell’adozione della trazione integrale grazie ai due motori elettrici sull’asse posteriore e anteriore, e della modalità Ludicrous (si tradurrebbe con ridicola, ma preferiamo virare su "esagerata") che le permette di scattare da 0 a 100 km/h in 3 secondi. Ma su questo torneremo.
Fa molto, ma non tutto, da sé
Quello che fa questa Tesla, quando ci si immette in autostrada e si imposta quello che sembra un comune regolatore di velocità, non è solo mantenere la distanza dal veicolo che precede. Ma anche la traiettoria, agendo sul volante, e la sorveglianza sul traffico e le altre fonti di ostacolo o pericolo che circondano l’auto. Funzioni già viste su altre vetture (Volvo, a velocità cittadine, e Mercedes-Benz, per esempio), ma che sulla Tesla danno la sensazione che ci si stia muovendo un po’ più velocemente. Per la manovra di sorpasso, è sufficiente dichiarare le proprie intenzioni con la freccia e le mani ben salde sul volante, dopodiché è la vettura a cambiare corsia, se le condizioni (traffico che sopraggiunge) lo consentono. Certo, la vettura non ci sembra ancora in grado di intervenire in situazioni di emergenza estrema, dove il riflesso e la destrezza del conducente fanno la differenza. Ma in caso di distrazione, ad esempio, è una sicurezza extra. Migliaia di Tesla costantemente connesse con la sede, e i dati che la versione Beta permette di raccogliere, non potranno che far rapidamente evolvere il sistema verso una reale guida autonoma.
Prestazioni estreme
Sulle prestazioni. Questa P90D non teme concorrenza. Tre secondi nello 0-100 km/h e 967 Nm di coppia praticamente costante significano poter strapazzare chiunque al semaforo, ritrovarsi con il cuore in gola e avere pochissimo tempo per rialzare il piede dall’acceleratore prima di aver superato i limiti. Comoda, minimalista e spaziosa, la Model S è sempre dominata dal grande tablet centrale che permette di comandarne ogni funzione e di personalizzarla come il proprio smartphone. L’aggiunta di Spotify a tutte le altre funzioni web rende superfluo portarsi appresso la compilation preferita.
Ricarica rapida con caffè
Meglio non strafare comunque, pena una drastica riduzione dell’autonomia di circa 500 km. La Tesla S è fatta per viaggiare sul velluto, con 4 persone al seguito e tutti i loro bagagli, non disdegna di farsi ricaricare da una (lenta) presa domestica ma dà il meglio di sé al Supercharger, specialità della casa. La rete europea si allarga a macchia d’olio. Il vantaggio del Supercharger: fermarsi ad esempio sul Monte Ceneri per bere il caffè e leggere i giornali, e rimettersi in viaggio una mezz’ora dopo con 270 km di autonomia in più (gratis) sufficienti per raggiungere il Supercharger successivo. Per alcuni, non certo per tutti. La Tesla Model S P90D del nostro test costa 122mila franchi.
Antonio Civile
Video: autopilot secondo Tesla