Quella svolta digitale (quasi) inevitabile

Il Financial Times annuncia: puntiamo entro la metà del 2014 a una versione globale cartacea, ma non ci fermiamo qui. Prossimo obiettivo, ha affermato giovedì Lionel Barber , direttore del prestigioso giornale, spostare tutta l’offerta su internet. “I nostri prodotti”, ha poi aggiunto, “deriveranno dal web e non viceversa”.

“E’ un processo inevitabile”, afferma da parte sua Giovanni De Mauro , direttore della rivista Internazionale che abbiamo raggiunto telefonicamente, “il mondo dell’informazione va sempre di più verso una marcata digitalizzazione della distribuzione dei suoi contenuti”. Ma è solo una scelta legata alla crisi economica? “No, non è solo una risposta alla crisi”, ci spiega, “è anche lo sfruttamento delle molte opportunità offerte dalla rete”, ormai la parola d’ordine è flessibilità e capacità di adeguarsi ai nuovi mezzi tecnologici.

“Un po’ tutti i media si stanno adeguando a questi nuovi mezzi”, sottolinea infatti De Mauro, “il New York Times e il The Guardian stanno portando avanti gli esperimenti più interessanti in questo senso: entrambi, anche se non lo dicono esplicitamente, pensano che la loro versione cartacea sparirà”. Una questione, non di poco conto però rimane aperta: come convincere i lettori online a pagare gli articoli? “Oggi è difficile farsi pagare in rete per delle notizie, a meno che non siano notizie con grandissimo impatto. I giornali quindi dovranno trovare altre forme, sono sicuro che ci riusciranno”.

Alessandra Spataro

"L’evoluzione dei mezzi tecnologici non ci permette di prevedere cosa avverrà tra cinque-dieci anni. Vi è una differenza fra giornali, riviste e libri. I quotidiani credo che arriveranno a una loro incarnazione digitale, solo digitale, molto prima delle riviste, siccome quest’ultime possono fare sulla carta che online non possono fare e invece c’è poco che i quotidiani non possano fare sul digitale meglio".